tag:blogger.com,1999:blog-10696617660239273942024-03-14T07:51:48.535-07:00Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di OlbiaPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.comBlogger134125tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-42969694705702273412010-04-20T03:05:00.000-07:002010-04-20T03:07:55.334-07:00LA CRISI DELLA CHIESA, IL SILENZIO DELLE SINISTRE, ALCUNE PROPOSTE. (18 Aprile 2010)La crisi esplosa attorno al tema dell’abuso ecclesiastico sui minori investe a fondo la Chiesa cattolica internazionale e i suoi massimi vertici. Sotto il profilo della sua credibilità di massa presso l’opinione pubblica internazionale e la stessa base dei credenti, si tratta- potenzialmente- della crisi più profonda che abbia investito la Chiesa di Roma dall’epoca della “vendita delle indulgenze” del XVI Secolo. La crisi non riguarda infatti la superficie degli scandali ricorrenti del temporalismo ecclesiastico, in ordine alla sue tradizionali compromissioni col potere politico, o alla sua internità alla finanza capitalistica. Ma investe la stessa autorità “morale” della Chiesa e del suo ordine giuridico e gerarchico, sino al livello della Segreteria di Stato Vaticana e del Papato. Chiama in causa non i “comportamenti”della Chiesa, in relazione alle ingerenze confessionali nella legislazione civile degli Stati, ma la “realtà” della Chiesa : nelle regole inconfessabili della sua vita interna, della sua doppiezza, dei suoi crimini. La realtà di un apparato ecclesiastico che si configura di fatto, per molti aspetti, come “associazione a delinquere” internazionale, sigillata e protetta dal Segreto Pontificio.<br />PECCATI O CRIMINI?<br />Coloro che si limitano a denunciare il numero impressionante di brutalità compiute da criminali in tonaca su minori, donne, sordomuti, minoranze aborigene- che sta emergendo come punta travolgente di un iceberg immenso, cumulatosi nel corso dei secoli- colgono solo un aspetto parziale. Sotto questo profilo potremmo dire persino che le barbarie prodottesi contro donne e minori all’ombra della Croce, non sono diverse da quelle prodottesi contro di essi sotto le bandiere della laica democrazia borghese, o che si consumano quotidianamente in tutto il mondo in tante rispettabili famiglie. Stupri domestici, tratta di prostitute schiave, turismo sessuale a caccia di bambini, stanno lì a ricordarlo. No. La particolarità dei crimini di Chiesa sta nella straordinaria copertura (e incoraggiamento di fatto) di cui hanno goduto da parte dell’assolutismo ecclesiastico, e proprio nel nome della difesa di quell’assolutismo. Dalle risoluzioni della Controriforma cattolica del Concilio di Trento sino alle sentenze della Congregazione della Dottrina della Fede sotto la direzione di Ratzinger ( 2002), la linea di fondo del codice ecclesiale è stata infatti una sola: considerare “peccati” e non crimini le violenze sui minori. E dunque punirle, nel migliore dei casi, con sanzioni ecclesiastiche ( sino al limite estremo della riduzione del “peccatore” allo stato laicale), ma sottraendole, ovunque possibile, alla legge ordinaria, cioè alla galera. Questa è l’infamia. E questa infamia secolare è talmente resistente che persino le “linee guida” della normativa ecclesiastica del 2003 in ordine alla “pedofilia”- sbandierate oggi dal Vaticano come prova della “severità” della Chiesa contro gli abusi”- prevedono la denuncia degli abusatori alle autorità civili SOLO nei Paesi in cui la legge ordinaria prevede l’obbligo della denuncia, e, cosa ancor più indicativa, SOLO quando i vescovi “vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione”. Il che significa che la confessione di una violenza sessuale da sacerdote a sacerdote è una garanzia di impunità, e quindi un incoraggiamento e reiterare il reato. E’ necessario cogliere il lato sistemico della copertura del crimine. A differenza che in ogni formale legislazione ordinaria, la legge ecclesiale tutela il criminale anche quando condanna il “peccatore”. Meglio: la condanna del “peccatore” è la specifica forma di tutela del criminale. E la tutela del criminale dalla legge dello Stato è, a sua volta, la sanzione della separatezza e della superiorità del proprio Stato ( la Chiesa) e del proprio codice ( il diritto ecclesiale) rispetto ad ogni altro Stato e legge ordinaria. Per di più, lo stesso sanzionamento o meno dei “peccatori”, all’interno della Chiesa, non è dipeso e non dipende dall’entità dei “peccati”, ma dallo status dei “peccatori” nell’ordine ecclesiastico. Ciò che ha consentito al grande criminale Padre Maciel, violentatore persino delle proprie figlie, ma capo venerabile dell’Ordine potentissimo dei Legionari di Cristo, di essere coperto e tutelato per decenni da tutti i Papati, ed in particolare da Papa Woityla ( oggi in corsa per la beatificazione): e di essere invece scaricato dall’attuale Pontefice solo post mortem ( e con un occhio alla eredità degli immensi beni terreni dei Legionari). Per non parlare delle gerarchie cattoliche canadesi, responsabili lungo il 900 del “piccolo” genocidio di 50000 donne e minori aborigeni, di torture e violenze indicibili nelle cosiddette “Scuole Residenziali”, ma tuttora oggetto di protezione vaticana per via del proprio considerevole potere . E sono solo due esempi.<br />IL BALBETTIO DEI LIBERALI E DELLE SINISTRE<br />Questa è dunque la Chiesa reale. Non semplicemente la Chiesa oscurantista che condanna la pillola abortiva o che accosta lo stupro sui minori all’omosessualità. Ma la Chiesa criminale. Per intenderci, la stessa Chiesa coinvolta, col cardinal Marcinkus, nell’omicidio di Emanuela Orlandi , oppure coinvolta nel silenzio omertoso a Potenza sull’omicidio di Elena Claps… Lo scandalo planetario degli abusi sui minori ha aperto finalmente un fascio di luce su questa verità rimossa.<br />Ma qui subentra un secondo scandalo: quello del balbettio della cultura laica e liberale nazionale, e delle stesse sinistre italiane, di fronte alla crisi della Chiesa. Proprio nel momento in cui il Vaticano è travolto da una crisi mondiale di credibilità senza precedenti; proprio nel momento in cui nel campo stesso della cristianità si moltiplicano contestazioni e proteste contro le massime gerarchie, i liberali e le sinistre patrie ( con rarissime eccezioni individuali) restano ammutoliti. Anche soggetti politici e culturali che hanno contestato più volte, giustamente, le posizioni oscurantiste della Chiesa in fatto di sessualità, arretrano di fronte all’emersione della sua criminalità sessuale. E’ un caso? No davvero. Le classi dominanti sono organicamente intrecciate con gli interessi ecclesiastici ( banche, proprietà immobiliari, pacchetti azionari, proprietà terriere..). I loro partiti, inclusi quelli “Democratici”, coltivano i rapporti con le gerarchie, ne ricercano la benedizione, ne tutelano la sacralità istituzionale. I gruppi dirigenti delle sinistre che, a loro volta, collaborano con i partiti borghesi “democratici”, debbono presentarsi come “rispettabili” ai loro occhi , e dunque “rispettosi” verso l’Istituzione Chiesa. Altrimenti dovrebbero rinunciare ad assessorati o a ( futuri e ambiti) ministeri. Questo spiega, ad esempio, perché il valdese Paolo Ferrero- di fronte all’enormità dello scandalo della pedofilia ecclesiastica- si limiti a chiedere alla Chiesa cattolica di “rivedere il celibato dei vescovi” come rimedio agli stupri ( editoriale su Liberazione del 14-4-10). O perché il cattolico Nichi Vendola- già candidatosi a premier del centrosinistra liberale per il 2013- non manchi occasione di ossequiare il Vaticano ( oltre a Padre Pio). E’ la riprova che la subordinazione al capitalismo trascina con sé la prostrazione alla Chiesa. Sino al silenzio verso i suoi crimini.<br />UN PROGRAMMA DI LIBERAZIONE DAL VATICANO O E’ ANTICAPITALISTA O NON E’.<br />Per la stessa ragione una sinistra anticapitalista- come quella che il PCL esprime- può assumere la battaglia contro la criminalità ecclesiastica in piena libertà e coerenza. Come non ci subordiniamo al capitalismo così non ci subordiniamo alla Chiesa. Per questo non solo non ci allineamo all’imbarazzata ambiguità della borghesia liberale e delle sinistre, ma chiediamo a tutte le sinistre, a tutto l’associazionismo laico , di promuovere una vera campagna di denuncia che vada alla radice della questione clericale.<br />Rivendichiamo innanzitutto una vera e propria inchiesta popolare sui crimini ecclesiastici e sulle responsabilità a tutti i livelli di chi li ha coperti, dentro e fuori la Chiesa: perché solo i lavoratori e le classi subalterne possono giungere alla verità e denunciarla, non lo Stato concordatario e complice, non la magistratura borghese ( a proposito: dov’è il giustizialismo dipietrista o grillista di fronte ai crimini di Chiesa?). Rivendichiamo la rimozione di ogni segreto pontificio sugli abusi verso donne e minori, con l’apertura pubblica degli archivi vaticani: perché nessun crimine clericale deve restare ignoto o impunito. Rivendichiamo l’abolizione di ogni privilegio clericale ( esenzioni fiscali in Iva e Ici, fondi pubblici a scuole e cliniche private, otto per mille): anche perché è intollerabile finanziare, con risorse pubbliche, associazioni a delinquere. Rivendichiamo l’esproprio, sotto controllo popolare, delle grandi proprietà immobiliari e bancarie del Vaticano: per restituire ai lavoratori e al popolo ciò che è loro.<br />Da inguaribili comunisti continuiamo a considerare di straordinaria attualità le misure della Comune di Parigi del 1871- elogiate da Marx- contro il capitalismo ecclesiastico. La “Comune miscredente”- che “trovò nel convento di Picpus donne sequestrate dai monaci sotto l’accusa di pazzia e destinate ad essere violentate e sepolte vive”; e nella chiesa di S. Lorenzo “ scheletri di donne che già avevano subito quella sorte”- non si limitò a liberare le vittime di quegli abusi e a incarcerare i responsabili. “ Sbarazzatasi dell’esercito permanente e della polizia, elementi della forza materiale del vecchio governo, la Comune si preoccupò di spezzare la forza della repressione spirituale,il potere dei preti, .. espropriando tutte le chiese in quanto enti possidenti. I sacerdoti furono restituiti alla quiete della vita privata, per vivere delle elemosine dei fedeli, ad imitazione dei loro predecessori, gli apostoli. Tutti gli istituti d’istruzione furono.. liberati in pari tempo da ogni ingerenza della chiesa e resi gratuiti per il popolo…La retribuzione dei sacerdoti, invece di essere finanziata dalle tasse sui contadini, dipese solamente dall’azione spontanea ispirata dai sentimenti religiosi dei parrocchiani” ( MARX- La guerra civile in Francia, 1871).<br />Per quale ragione questo programma rivoluzionario avrebbe perso valore di fronte ad un potere clericale ben più grande di allora, e a crimini ecclesiastici non meno efferati?<br /><br />PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI<br /><br />info@pclacoratori.itPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-8509357969640654522010-04-19T05:45:00.000-07:002010-04-19T05:47:25.745-07:00Comunicato del Pcl sull’aggressione razzista ad Alghero.La notte tra sabato e domenica 11 aprile si è consumata ad Alghero, bellissima città della costa nord occidentale della Sardegna, una feroce aggressione premeditata di tipo razzista ai danni di due fratelli di origine congolese, un cuoco di 28 anni e uno studente di 22, entrambi cittadini italiani. L’aggressione, perpetrata da una mezza dozzina di ragazzi, è stata accompagnata da insulti razzisti, come “sporchi negri, tornate a casa vostra”, e da canzonacce riferentesi a qualche movimento politico di estrema destra. Il pestaggio è cominciato con il lancio di pietre, con calci e pugni fino a quando qualche testimone non ha dato l’allarme e i sei si sono allontanati, lasciando i due giovani doloranti a terra. Accompagnati nel pronto soccorso dell’ospedale civile, a entrambi sono stati assegnati dieci giorni di cure per contusioni, sospette fratture, abrasioni al volto e lividi ovunque.<br />Questo triste episodio rivela come la devastazione sociale, economica e culturale prodotta dal capitalismo nella sua fase declinante, faciliti la diffusione tra le masse di una ideologia di tipo razzista, propagandata dalla destra populista e reazionaria rappresentata dalla Lega e dal Pdl (presenti entrambi in Sardegna). Ma una grave responsabilità è da imputare anche a una sinistra opportunista (Rifondazione) che in questi anni non ha pensato ad altro che a contrattare col Pd e col capitalista Soru in cambio di qualche assessorato (per portare avanti poi le stesse politiche antipopolari della destra), abbandonando pericolosamente le masse alla demagogia e al populismo.<br />Il Partito comunista dei lavoratori della Sardegna esprime la massima solidarietà ai due ragazzi aggrediti e a tutte le vittime del razzismo, squadrista o istituzionale che sia.E propone a tutte le forze antirazziste e democratiche di mobilitarsi contro questi episodi e contro quelle forze politiche che utilizzano l’ideologia razzista per raccogliere cinicamente consenso e per dividere i lavoratori e le masse. Ma per sconfiggere realmente l’egemonia di queste forze reazionarie è necessaria la costruzione di un partito rivoluzionario che rivendichi: eguali diritti civili, economici e sociali tra lavoratori italiani e stranieri, la ripartizione del lavoro che c’è tra tutti i lavoratori, a parità di salario, il ripristino di una reale scala mobile, la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio di tutte le aziende in crisi e che licenziano, che la crisi la paghino i padroni e i banchieri. Solo un programma marxista rivoluzionario può essere un programma coerentemente antirazzista e antifascista, poiché è l’unico che può porre un’alternativa a questo sistema di sfruttamento e di oppressione del “diverso”.<br /><br />Umberto Bitti- Sezione del Partito comunista dei lavoratori – Per la rifondazione della Quarta internazionale- Olbia <br /><br />(15 aprile 2010)Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-47185329788330469962009-08-04T13:03:00.000-07:002009-08-04T13:07:43.293-07:00Cacciamo via Paolo Scaroni e Roberto Poli dall’ENIVolantino che distribuiremo i prossimi giorni al Petrolchimico.<br /><br />Sotto la direzione di Paolo Scaroni e di Roberto Poli, rispettivamente amministratore delegato e presidente, l’Eni in quest’ultimo trimestre ha dimezzato i profitti. Nonostante questo evidente fallimento i due continuano a percepire stipendi colossali: 3.077.000 euro a Scaroni, 1.131.000 euro a Poli. I due, con la faccia da culo che contraddistingue i grandi sacerdoti del capitalismo, vogliono risolvere la crisi, che loro e le altre facce da culo, come loro, hanno creato.<br /><br />Coloro che hanno creato la crisi si arrichiscono licenziando e aumentando lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici. I banchieri, le società finanziarie, i capitalisti, gli alti dirigenti dello stato hanno derubato alla classe lavoratrice cifre stratosferiche. Per dare un’idea riportiamo alcuni dati che riguardano i soldi che lo stato ha regalato ai banchieri, ai pescicani della finanza e ai grandi industriali: 10.440 miliardi di dollari negli US, 1.260 miliardi di sterline in Inghilterra e 1.640 miliardi di euro negli stati dell’Unione Europea.<br /><br />La crisi mondiale in corso è il risultato dell’accumulo delle crisi precedenti (1970-73; 1987; 1997-98; 2001). I governi dei principali capitalisti, come è detto sopra, l’unica cosa che sanno fare è regalare soldi ai capitalisti. Ciò provoca due effetti:<br />1) licenziamenti di massa a catena;<br />2) aumento stratosferico del debito pubblico che i governi scaricano sul popolo attraverso i tagli ai servizi sociali ( sanità, scuola, trasporti, nettezza urbana etc.), attacco agli insegnanti, a tutti i lavoratori del pubblico impiego precari e non precari. Ci vogliono ridurre al minimo di esistenza materiale e culturale.<br />Lor Signori, invece, se la spassano nelle loro lussuose ville. Maledetti! <br /><br />Ai burocrati non può più essere lasciato in mano il sindacato. Le sue risorse economiche vanno utilizzate per la costruzione di una cassa di sciopero. Non per mantenere degli inetti che dall’ ottobre del 2008 piagnucolano davanti ai prefetti e ai capi politici dicendo “non siamo in grado di controllare i lavoratori”. I burocrati di fronte a questa crisi “sunu puddas imbannidas”. Si erano autoconvinti, per convenienza, che il capitalismo non avrebbe più subito crisi catastrofiche come quella in corso. <br />Perciò va fatta la lotta, anche, alla burocrazia sindacale. Il burocrate che comprende gli errori fatti e si schiera con i lavoratori, senza alcun dubbio darà un contributo alla lotta e otterrà il rispetto. Ma coloro che continuano a piagnucolare e tradire saranno disprezzati, innanzitutto, dalle famiglie che lottano insieme ai propri padri e ai propri mariti. Di fronte ai figli dei lavoratori che hanno lottato, cosa faranno? Piagnucoleranno, dicendo che i loro padri erano degli esagitati?<br /><br />Noi del Partito Comunista dei Lavoratori andremo a manifestare pubblicamente, davanti alla sede della CGIL di Sassari, la nostra critica e presenteremo queste proposte:<br /><br />1) la convocazione di un’assemblea generale dei lavoratori del petrolchimico e delle altre categorie che elabori le forme di lotta contro la direzione dell’ENI e contro il governo Berlusconi;<br />2) la costituzione di un coordinamento fra i lavoratori di P. Torres e di P. Marghera per organizzare una manifestazione operai davanti alla sede dell’ENI a Roma.<br /><br /> La fabbrica ai lavoratori<br /> La galera ai padroni e ai politicanti corrotti <br /><br />Coordinamento regionale Partito Comunista dei LavoratoriPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-53188436064366050062009-04-19T07:17:00.001-07:002009-04-19T07:17:46.084-07:00CACCIAMO VIA DALLA NOSTRA TERRA I GOVERNI DEI BANCHIERI, DEI CAPITALISTI E DEI CRIMINALI DI GUERRAI governi del G8 sanno fare solo una cosa: rapinare i lavoratori e le loro famiglie per regalare il bottino ai banchieri e ai capitalisti parassiti e truffatori.<br /><br />Berlusconi, che è solo un cafone ed un ignorante arricchito, ha voluto questa riunione in Sardegna per umiliare il popolo sardo. Come al solito ha sparato le solite balle: i lavori per il G8 rilanceranno l’economia del nord Sardegna. Invece, come lamentano gli stessi imprenditori sardi, per le aziende sarde non c’è altro che la catena dei subappalti, per i lavoratori edili sardi il solito sfruttamento: lavoro nero, assenza di sicurezza nei cantieri, salari che vengono pagati in ritardo col soliti sistema degli “acconti” ( “ti pago più tardi”, “abbi pazienza” dicono i “caporali” con i macchinoni comprati facendo debiti, ma senza pagare gli operai).<br /><br />Invece chi mangia a quattro ganasce sono i grandi gruppi edili favoriti da Berlusconi, da Soru (altro pesecane) e da Prodi. Tutti e tre hanno voluto questa riunione, tutti e tre sono responsabili di questa pagliacciata fatta solo per regalare soldi ai grandi industriali del continente.<br /><br />Questa catastrofe economica internazionale del capitalismo l’hanno provocata banchieri, capitalisti e i governi a loro servizio. Questa crisi facciamola pagare a loro. Ogni cittadino e ogni cittadina della Sardegna ha il dovere di presidiare tutte le strade, tutte le piazze, tutti gli alberghi per rendere impossibile questa riunione di parassiti e di bugiardi. Facciamogli sentire il nostro disprezzo ed il nostro odio. Questi politicanti che intascano miliardi dai banchieri e dagli industriali loro protettori sono solo degli ignoranti, superficiali, venditori di fumo, ma questa catastrofe economica sta aprendo gli occhi a molti.<br /><br />Ogni cittadino ed ogni cittadina della Sardegna devono fare in modo che i potenti del mondo scappino via dalla Sardegna e rimanga impresso nella loro mente che il popolo sardo non si fa offendere impunemente.<br /><br />Uniamo le lotte contro il G8 con le lotte dei lavoratori, a partire da quelli che stanno perdendo il posto di lavoro!<br />Facciamo pagare la crisi ai veri responsabili, i banchieri e i capitalisti! Cacciamo i loro governi!<br />Se ne vadano tutti, governino i lavoratori!<br /><br /><br /> Gherra, gherra a s’egoismu<br /> Gherra, gherra a s’oppressorePartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-84911052361830011982009-04-04T08:33:00.001-07:002009-04-04T08:33:30.635-07:00Testo del volantino del PCL in occasione della manifestazione nazionale CGIL del 4 aprile(3 Aprile 2009)<br /><br />DARE UNA PROSPETTIVA A QUESTA GRANDE MANIFESTAZIONE APRIRE UNA LOTTA VERA, RADICALE, A OLTRANZA<br /><br />NON PER PARTECIPARE, MA PER VINCERE.<br /><br />L’imponente manifestazione di oggi- cui il PCL da’ la sua piena adesione- non può finire su un binario morto. Di fronte all’enormità della crisi e alle politiche reazionarie di Berlusconi, le sole manifestazioni trimestrali e gli scioperi dimostrativi sono del tutto insufficienti . E’ necessaria una svolta radicale di lotta, unitaria e di massa.<br />In tutta Europa si vanno sviluppando, in maniera diversa, forme di lotta radicale, sino ad evocare una vera rivolta sociale. E’ ciò che la borghesia teme come la peste. Invece in Italia Epifani si vanta sul Corriere della sera di “ saper evitare l’esplosione della rabbia sociale come in Grecia e in Francia” con l’intento di tranquillizzare Confindustria. E questo nel momento in cui, paradossalmente, la Cgil è all’opposizione del governo.<br />Così non va. Non si può fare opposizione a Berlusconi cercando di tranquillizzare Marcegaglia. Non si può contrastare efficacemente le politiche del padronato e del governo con manifestazioni rituali una tantum: che certo sono un’importante espressione di dissenso, ma che non incidono sui rapporti di forza reali. E che per di più vedono spesso assurdamente divisi la Cgil e i sindacati di base.<br />E’ necessaria una vera prova di forza contro le classi dirigenti del paese. La piazza di oggi ci dice che è possibile.<br />Proponiamo che tutte le organizzazioni sindacali del mondo del lavoro, dalla Cgil (a partire dalla Fiom) a tutto il sindacalismo di base, convochino unitariamente una grande assemblea nazionale di delegati eletti che promuova una svolta di lotta.<br />Proponiamo l’apertura di una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, che sfoci in una mobilitazione prolungata ( sino ad uno sciopero generale ad oltranza), che si combini con l’occupazione delle aziende in crisi e con la costituzione di una cassa nazionale di resistenza.<br />Proponiamo una piattaforma di lotta unificante che miri a ricomporre tutto ciò che la crisi tende a dividere; che parta dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione tra tutti del lavoro che c’è ( con la riduzione progressiva dell’orario a parità di paga), di un grande piano di opere pubbliche di utilità sociale, dell’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari ( con l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro), di una vera indennità per tutti i disoccupati ( non inferiore ad almeno 1000 euro netti mensili detassati), del permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati; e che soprattutto dica: “Paghi chi non ha mai pagato”. A partire dalle grandi imprese e delle banche, che vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori: una soluzione che garantirebbe i posti di lavoro e consentirebbe il risparmio di enormi risorse pubbliche, oggi regalate a banchieri e capitalisti, destinandole al lavoro, ai salari, a vere protezioni sociali.<br />Questa svolta di lotta non solo è possibile, ma è la condizione decisiva per dare una prospettiva alla grande manifestazione di oggi, per ricomporre la più vasta unità dei lavoratori, per ottenere risultati. Perchè l’esperienza dice che solo la forza di massa può strappare conquiste nuove e difendere conquiste vecchie. A chi obietta che questa proposta d’azione è “incompatibile” con le attuali regole del gioco, rispondiamo che è vero: infatti solo rompendo le regole del gioco di questa società capitalista, si può aprire il varco di un’alternativa vera. Solo la lotta per cacciare i capitalisti e i banchieri, e per affermare un governo dei lavoratori può dischiudere una prospettiva nuova. Il resto è un film già visto (e subìto), troppe volte.<br />In ogni caso il PCL- unico partito della sinistra a non essersi mai compromesso con le politiche antioperaie- impegna le proprie forze, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, per questa svolta unitaria e radicale del movimento operaio. E chiede pubblicamente a tutte le sinistre, politiche e sindacali, di realizzare un fronte unico d’azione su questo terreno decisivo.<br />IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI HA AVVIATO UNA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE IN CRISI E DELLE BANCHE, CHE STA GIA’ REGISTRANDO L’ADESIONE DI NUMEROSE STRUTTURE SINDACALI E DIRIGENTI SINDACALI ( A PARTIRE DAL LIVELLO DELLE RSU). IL TESTO DELLA CAMPAGNA SI PUO’ TROVARE SUL SITO DEL PARTITO(pclavoratori.it). SE INTENDI DARE L’ADESIONE, PUOI INVIARLA ALL’INDIRIZZO DEL PCL (info@pclavoratori.it) indicando nome e cognome, carica sindacale, luogo di lavoro.Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-62590090200523589382009-04-03T13:02:00.000-07:002009-04-03T13:03:12.431-07:00Documento degli studenti del PCL(3 Aprile 2009)<br /><br />domenica 29 marzo 2009<br /><br />LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI E I BANCHIERI!<br /><br />“Noi la crisi non la paghiamo!”: questo slogan ha infiammato e infiamma tuttora le lotte delle nuove generazioni di tutta Europa, dall’Italia alla Grecia. Una nuova generazione che si affaccia alla lotta di classe non sente più parlare dei miti fasulli e menzogneri sulla “fine del comunismo” o su un “nuovo ordine mondiale” che sarebbe sopraggiunto dopo la caduta del Muro di Berlino, ma prova in maniera reale sulla propria pelle il costo di una crisi catastrofica del capitalismo che porta tutti i governi capitalisti ad attaccare pesantemente i posti di lavoro, i salari, lo stato sociale, il diritto allo studio e in generale le condizioni di vita dei lavoratori e dei loro figli.<br />E’ in questo contesto che si è svolta la lotta esemplare degli studenti italiani (insieme a genitori, insegnanti e lavoratori della scuola) contro i tagli criminali del governo Berlusconi sui fondi destinati alla scuola e all’università pubbliche, e contro il progetto di controriforma della ministra Gelmini.<br />PERCHE’ L’”ONDA” NON HA VINTO?<br />Tuttavia la sconfitta subita dal movimento con l’approvazione dei decreti e la fine delle mobilitazioni ci impongono una seria riflessione per capirne le cause e per non ripetere gli stessi errori nell’ipotesi di un rilancio del movimento.<br />A questo scopo è utile confrontare l’”Onda” italiana con esperienze di lotta vittoriose, come il movimento anti-Cpe in Francia, che attraverso una lotta esemplare di studenti e lavoratori uniti è riuscito a sconfiggere l’odioso Contratto di Primo Impiego. In Italia invece, la mancanza di una prospettiva concreta della lotta e la mancanza di una vera prova di forza contro il governo (nella convinzione che una vittoria si potesse ottenere facendo più kilometri possibile nei cortei) hanno progressivamente sprecato le forze e portato gli studenti ad abbandonare gradualmente la lotta.<br />La prova di forza contro i governi si fa soltanto con l’unità di lotta tra studenti e lavoratori, ciò che ha permesso in Francia di creare un movimento di massa che ha sconfitto il governo Chiraque, uno dei più reazionari , sul Cpe. Chi sostiene, come la Rete per l’Autoformazione (disobbedienti) che ha diretto in maniera autoritaria il movimento a Roma, che “la classica parola d’ordine dell’unità studenti-operai è oggi definitivamente superata” (www.uniriot.org) mistifica la realtà e non ha a cuore la vittoria del movimento ma soltanto interessi burocratici di controllo su di esso, come hanno dimostrato Francesco Raparelli e la relativa linea politica “post autonoma”.E’ quando scende in campo la classe operaia, cioè chi manda avanti la produzione, che i padroni e i loro governi cominciano ad avere paura ed è possibile perciò creare prove di forza vincenti. Nascondendo questa realtà i disobbedienti non hanno fatto altro che indebolire la lotta.<br />E proprio questa burocrazia ha impedito una qualsiasi forma democratica di partecipazione degli studenti al movimento; per paura di perdere il controllo su di esso hanno rifiutato e combattuto con metodi autoritari la forma di organizzazione più democratica che possa esistere per una lotta e che ha animato le esperienze di movimento vittoriose operaie e studentesche: un coordinamento a vari livelli (da quello d’ateneo a quello nazionale) formato da delegati eletti dalle assemblee degli studenti e revocabili in qualsiasi momento dalle stesse. Questo principio è profondamente diverso da quello della delega borghese, fatto di deputati e senatori corrotti che non rispondono a nessuno del loro mandato. Il coordinamento per delegati è al contrario la forma di democrazia più diretta che avrebbe consentito, oltreché di centralizzare e coordinare meglio la lotta, di coinvolgere la massa degli studenti attivamente nel dibattito all’interno del movimento.<br />AUTORIFORMA O LOTTA IN DIFESA DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICA?<br />Altro elemento centrale che ha rappresentato un punto debole è stato la proposta centrale appioppata dai disobbedienti al movimento della cosiddetta “autoriforma” incentrata sull’”autoformazione”: ma cosa c’è dietro queste parole? Il progetto dei disobbedienti (se ci credono veramente) è quello di costituire nel quadro di un’università scadente dei percorsi di didattica “autogestita” dagli studenti. Oltre a rappresentare una proposta vaga e deleteria, essa implica l’accettazione dell’autonomia universitaria, il primo male che ha partorito tutte le attuali controriforme, e non mette in dubbio il modello universitario attualmente propinato. La questione centrale che si deve affrontare è quella di una lotta per un’università pubblica, gratuita, di massa, di qualità e al servizio delle masse popolari e non dei privati. Soltanto questa piattaforma è in grado di difendere il diritto allo studio e di far diventare la mobilitazione degli studenti una lotta di massa e popolare, coinvolgendo gli altri settori oppressi della società.<br />PER IL RILANCIO DEL MOVIMENTO, PER L’UNITA’ DI LOTTA STUDENTI-LAVORATORI!<br />Allo stato attuale, dopo il riflusso, è oggettivamente difficile far ripartire immediatamente una mobilitazione delle dimensioni viste nei mesi scorsi: ma la crisi mondiale sta producendo e preparando in Europa e in tutto il mondo grandi esplosioni sociali contro le condizioni di vita imposte dal capitalismo. Quando i lavoratori e le nuove generazioni torneranno a mobilitarsi sarà necessaria però una svolta nella direzione: servirà una piattaforma di lotta all’altezza della situazione e al di fuori delle castronerie irreali propinate ad esempio dai disobbedienti. Questa è la piattaforma che come Coordinamento Studenti Rivoluzionari abbiamo proposto al movimento e riteniamo sia un punto di partenza indispensabile nel caso di un suo rilancio:<br />• LOTTA AD OLTRANZA IN DIFESA DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICH<br />• PER L’ABROGAZIONE DELL’AUTONOMIA UNIVERSITARIA E DI TUTTE LE CONTRIRIFORME DEGLI ANNI ‘90 A PARTIRE DALLA ZECCHINO-BERLINGUER<br />• ABOLIZIONE DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI AI PRIVATI, MASSICCI INVESTIMENTI PER LA SCUOLA E L’UNIVERSITA’ PUBBLICHE<br />• PER UN’ISTRUZIONE PUBBLICA, GRATUITA, DI MASSA E DI QUALITA’ E AL SERVIZIO DELLE MASSE POPOLARI<br />• UNITA’ DI LOTTA COL MONDO DEL LAVORO<br />• ORGANIZZARE LE LOTTE CON UN COORDINAMENTO PER DELEGATI ELETTI DALLE ASSEMBLEE E REVOCABILI IN QUALSIASI MOMENTO<br />• CACCIARE BERLUSCONI, PER UN’ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA<br />Sulla base di questo programma proponiamo come CSR un fronte unico di lotta a tutte le organizzazioni che si riconoscono in esso.<br />Paghi chi non ha mai pagato!<br />COORDINAMENTO STUDENTI RIVOLUZIONARI – Roma<br />www.csrstudenti.blogspot.com csrstudenti@gmail.comPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-27130203795022576842009-03-20T08:59:00.000-07:002009-03-20T09:00:42.819-07:00LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE, MISTIFICAZIONE E REALTA’. L’ATTUALITA’ DI UNA RIVENDICAZIONE RIVOLUZIONARIA.Documento di Marco Ferrando.<br /><br />Il PCL è stato l’unico partito della sinistra a sollevare pubblicamente , nella stessa campagna delle elezioni politiche, la rivendicazione della nazionalizzazione delle banche.<br /><br />Quando sollevammo questo tema, appena 10 mesi fa, incontrammo una reazione generale di incredulità, scetticismo, o addirittura irrisione. E non solo negli ambienti borghesi liberali, com’è naturale. Ma nell’ambito stesso della sinistra e dei suoi stati maggiori. L’obiezione borghese, ancora imbevuta dell’ipocrisia “liberista,, ci accusava di intollerabile “statalismo”. Gli stati maggiori delle sinistre (PRC- PDCI-SC) irridevano, con sufficienza, al nostro “astratto propagandismo ideologico, che non si confrontava con la realtà”. Ed in effetti..”la realtà” di allora vedeva tutte le sinistre votare un regalo di 10 miliardi di euro alle banche ( tra cuneo fiscale del 2006 e taglio IRES del 2007), pur di compiacere un governo Prodi e un PD che vantavano il sostegno dei principali banchieri. La parola d’ordine della nazionalizzazione delle banche non poteva che suonare lunare alle orecchie del loro mondo.<br /><br />Da allora sono passati solo 10 mesi. E sull’onda della grande crisi del capitalismo internazionale, l’intero vocabolario ideologico del mondo appare capovolto. Il tema della nazionalizzazione delle banche entra prepotentemente nel dibattito pubblico dominante. Molti vecchi campioni del liberismo borghese si scoprono improvvisamente statalisti, e plaudono all’”intervento pubblico” nel sistema creditizio. Mentre gli stati maggiori della sinistra, totalmente frastornati e politicamente a pezzi, ripetono come un disco rotto il vecchi rosario “antiliberista” col rischio di accodarsi alla truffa delle nazionalizzazioni borghesi : incapaci, ieri come oggi, di una propria proposta indipendente all’altezza della crisi.<br /><br /> <br /><br />LIBERISMO E STATALISMO. IL LINGUAGGIO DELLA CONFUSIONE<br /><br />La riscoperta ideologica, dal versante borghese, del tema “nazionalizzazioni”, dopo 20 anni di ubriacatura liberista, è tuttaltro che irrilevante. In un certo senso è la misura indiretta della profondità della crisi capitalistica. Il combinarsi della crisi finanziaria e bancaria con la recessione internazionale, e la straordinaria rapidità della dinamica della crisi, hanno scosso profondamente la borghesia mondiale, ponendola di fronte a compiti nuovi, su un terreno largamente inesplorato dalle sue ultime generazioni.<br /><br />La svolta borghese non è affatto rappresentabile come passaggio “dal liberismo allo statalismo”, se non nello schermo distorto dell’ideologia. Occorre diradare il fumo dell’ideologia per evidenziare la realtà. Nella realtà, la borghesia non è mai stata “liberista” in passato, come non è diventata “socialista”oggi. La borghesia difende sempre, ieri come oggi, in forme diverse e con diversi strumenti, il proprio sistema di oppressione e di sfruttamento. Nella cosiddetta era “liberista”, gli Stati imperialisti hanno svolto un ruolo centrale nella liberalizzazione dei mercati finanziari, nelle privatizzazioni bancarie, industriali e dei servizi, nell’abbattimento del prelievo fiscale sui profitti, nello smantellamento delle protezioni sociali dei lavoratori, nell’imporre ai Paesi dipendenti la rimozione di ogni protezione del loro mercato interno ( mentre erigevano barriere doganali a difesa del proprio mercato dai prodotti di quei Paesi). Il “liberismo” contro i lavoratori e i popoli oppressi era solo il manto ideologico delle politiche statali del capitalismo, entro una nuova competizione mondiale tra Stati. Specularmente, nella nuova fase statalista che si va aprendo, ogni intervento dello Stato nell’economia capitalista non solo non ha nulla di “socialista” o di “progressivo”, ma serve a tutelare il mercato capitalistico dagli effetti rovinosi della sua crisi planetaria. Entro un nuovo quadro di relazioni mondiali segnato dal declino americano e dalla rottura dei vecchi equilibri. Lo “statalismo” o addirittura i civettamenti linguistici con il “socialismo” (“siamo tutti socialisti” titolava New Sweek), sono solo la copertura ideologica delle politiche di salvazione del capitalismo contro i lavoratori e tutte le sue vittime sociali.<br /><br /> <br /><br />LE NAZIONALIZZAZIONI BORGHESI: LA SOCIALIZZAZIONE DELLE PERDITE<br /><br />La questione “nazionalizzazioni” si pone in questo quadro. Lo sdoganamento borghese di questo termine “proibito” si combina con il rovesciamento di segno del suo significato. Le nazionalizzazioni di cui parlano, in forme diverse, Obama e Merkel, Sarkosy e Berlusconi, Brown e Zapatero, non espropriano banche ma socializzano le loro perdite, ad esclusivo vantaggio dei loro profitti e del loro rilancio . E a carico di lavoratori e contribuenti.<br /><br />A tutte le latitudini del mondo, le grandi banche capitaliste, protagoniste della ventennale rapina finanziaria, hanno due problemi di fondo: liberarsi dei titoli tossici e ridurre il rapporto tra debito e capitale. Gli Stati e i governi capitalisti di ogni colore si affannano a risolvere questi problemi.<br /><br />Le forme del loro intervento sono tra loro molto diverse.<br /><br /> Lo Stato può prestare risorse pubbliche alle banche private, o attraverso l’intervento della banca centrale, o attraverso l’acquisto di obbligazioni bancarie ( come i Bond di Tremonti). Una pratica di cui hanno usufruito sinora decine di grandi banche in tutto il mondo ( ma senza risultati..)<br /><br />Lo Stato può mettere a disposizione delle banche risorse pubbliche sotto forma di “garanzia pubblica dei depositi” dei risparmiatori, al fine di impedire il ritiro dei depositi e di sostenere il valore delle azioni bancarie in Borsa, quindi il patrimonio dei banchieri. E’ ciò che ha fatto in parte il governo Berlusconi con i decreti d’ottobre ( ma le azioni bancarie hanno continuato a calare).<br /><br />Lo Stato può acquistare i titoli tossici delle banche ( porcherie accumulate con speculazioni e truffe senza confini) e depositarli in una ( o più) cosiddetta “ bad bank”: al fine di ripulire le banche speculatrici e rilanciarle sul mercato. E’ ciò che ha in progetto il decantato governo Obama, con un’operazione calcolata in oltre 1000 miliardi pubblici; è ciò che ipotizza il governo Brown con un investimento di 500 miliardi, e che non escludono i governi tedesco e italiano. E’ l’operazione che è stata fatta in Italia con il Banco di Napoli alla metà degli anni 90. Ed è l’operazione ad un tempo più costosa e più cinica: lo Stato accolla ai contribuenti il costo sociale delle speculazioni per salvare gli speculatori.<br /><br />Lo Stato può infine acquisire con soldi pubblici pacchetti azionari delle banche in crisi, al fine di allargare il loro patrimonio e salvarle dal fallimento: e può farlo sia con l’acquisizione di quote di minoranza e con azioni prive di diritto di voto ,sia conseguendo in casi particolari la maggioranza azionaria e dunque il controllo pubblico ( come è avvenuto con la Northern Bank in GB). Sono anch’esse operazioni costose per le risorse pubbliche, e sono a termine: lo Stato risana la banca coi soldi pubblici per poi rivenderla agli speculatori privati, quando la bufera è passata, a vantaggio dei loro profitti.( E’ l’operazione fatta dal governo svedese nel 79). Salvo che oggi la bufera non è ordinaria, ha una dimensione mondiale, e le risorse pubbliche oltre una certa soglia scarseggiano.<br /><br />Sono, come si vede, operazioni di diversa portata su un terreno spesso sperimentale e accidentato, segnato dalla recessione internazionale dell’economia reale, dal rischio default di diversi Paesi dell’Est europeo, dalle contraddizioni esplosive tra i diversi paesi capitalisti. E tuttavia qual è il tratto comune di queste diverse soluzioni? Salvare il capitalismo e i capitalisti dalla loro bancarotta, con risorse sottratte ai salari, alle protezioni sociali, ai servizi pubblici. Sottrarre ulteriori risorse a coloro che hanno sempre pagato per darle a chi non solo non ha pagato mai, ma è il responsabile, da tutti riconosciuto, del grande crak: il banchiere e il capitalista. Chiamare tutto questo “ nazionalizzazioni” è solo la misura dell’ipocrisia borghese. E’ l’eterno tentativo- come diceva Marx- di spacciare per interesse generale l’ interesse particolare della borghesia.<br /><br /> <br /><br />LE SINISTRE: DAL VOTO ALLE PRIVATIZAZIONI ALL’AVALLO DELLE NAZIONALIZZAZIONI BORGHESI<br /><br />Proprio per questo colpisce l’afasia delle sinistre italiane di fronte a questo scenario. Tutto il riformismo italiano ed europeo ha rimosso da alcuni decenni lo stesso termine “ nazionalizzazione”, persino nella sua torsione riformistica. Nella battaglia interna al PRC, la rivendicazione della nazionalizzazione delle banche, avanzata ostinatamente per 15 anni dalla sinistra rivoluzionaria di quel partito ( futuro PCL), è stata assunta a emblema dell’”estremismo ideologico” da combattere: e non solo dai gruppi dirigenti riformisti, ma dagli stessi dirigenti di Sinistra Critica. “ Ha senso rivendicare solo ciò che è immediatamente ottenibile”, ci hanno spiegato tutti per anni, con aria saccente, contro la rivendicazione delle nazionalizzazioni. Salvo votare, una volta al governo ( o nella sua maggioranza), le..privatizzazioni della borghesia (certo “ottenibilissime” senza sforzo).<br /><br />Ora che la realtà della crisi capitalistica ha superato il loro limitato immaginario; ora che i circoli borghesi evocano loro stessi le “nazionalizzazioni”, cosa fanno i dirigenti riformisti e centristi? Si accodano “criticamente” alla moda corrente, e avallano “criticamente” le “nazionalizzazioni” della borghesia. La politica economica della nuova amministrazione Obama è salutata dal riformismo italiano con estatica ammirazione: i suoi versamenti stratosferici a grandi imprese e banche sono stati assunti come esempio di intervento pubblico nell’economia e di svolta “antiliberista”. Persino l’evocazione populista di Berlusconi sulle nazionalizzazioni è stata salutata come “una buona idea” da Paolo Ferrero e come “una rivendicazione comunista” dal PDCI, forse con ironia, ma con scarso senso del ridicolo. La proposta testuale del PRC è quella di “acquisire quote di proprietà pubblica” delle banche, e di destinare risorse pubbliche alle imprese “solo in cambio di impegni occupazionali”( v. il volantone di partito al sciopero fiom del 13 febbraio). Ma per quale ragione si dovrebbero spendere soldi pubblici( cioè dei contribuenti lavoratori) per sostenere il patrimonio delle banche, per di più in posizione di minoranza? Per queste misure non serve Ferrero, è sufficiente Brown o Merkel. E quale valore avrebbero gli improbabili “impegni” occupazionali dei capitalisti, a fronte del regalo materiale di nuovi miliardi di euro che Ferrero e Diliberto sarebbero disponibili a concedere loro, alla coda di tutti i politicanti borghesi? I casi di General Motors o di Pegeout o della stessa Fiat non sono sufficientemente eloquenti? . Tanti impegni, tanti soldi pubblici intascati, tanti licenziamenti.<br /><br /> Ma c’è di più: la burocrazia dirigente della CGIL ha sentito il bisogno di dichiarare pubblicamente la propria preoccupazione per l’”autonomia” degli istituti di credito minacciati dall’invadenza “statalista”del governo. Si è schierata con Bankitalia e i banchieri speculatori contro l’invocazione prefettizia di Tremonti. Il che significa che il principale sindacato italiano, nel momento stesso della sua opposizione a Berlusconi è riuscito, in un colpo solo, a difendere i banchieri e a prendere sul serio il Cavaliere, avallando le sue mistificazioni populiste. Come ci si può meravigliare se, nonostante la crisi, il governo continua a raccogliere il ( tragico) consenso di un settore significativo dello stesso mondo del lavoro?<br /><br />La verità è che la borghesia, a suo modo, si mostra infinitamente più radicale, nel suo stesso linguaggio e propaganda, di chi dovrebbe combatterla. E che una cultura riformista e centrista, impregnata di realismo minimalista e di adattamento alle vecchie regole del gioco, si trova totalmente spiazzata dalla più grande crisi capitalista degli ultimi 80 anni, e dalla stessa disinvoltura della svolta ideologica borghese.<br /><br /> <br /><br />L’ESPROPRIO DELLE BANCHE, QUALE UNICA VERA NAZIONALIZZAZIONE<br /><br />Questa stessa crisi è invece un’eccezionale occasione storica per l’intervento dei comunisti rivoluzionari. E la questione della “ nazionalizzazione delle banche” è al riguardo paradigmatica.<br /><br />Ad una borghesia costretta a contraddire, nel modo più clamoroso, tutto il corso ideologico iperliberista post89; costretta per la prima volta sulla difensiva – in campo culturale- dalla grande crisi del capitalismo; costretta a nobilitare, controvoglia, la stessa tematica delle nazionalizzazioni, non si può rispondere col vecchio approccio sindacale e minimale, né con l’armamentario culturale “antiliberista”, se non al prezzo di una nuova subordinazione. Si può e si deve rispondere opponendole un’alternativa di sistema, che restituisca alla rivendicazione della nazionalizzazione il suo significato anticapitalista e rivoluzionario.<br /><br />Si tratta di far leva sul nuovo linguaggio ideologico della borghesia per rivolgerlo contro di essa. Al salvataggio delle banche a spese dei contribuenti va contrapposto il salvataggio dei contribuenti a spese delle banche: non un soldo alle banche; le banche vengano nazionalizzate, senza alcun indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo operaio e popolare ( visto che l’indennizzo se lo sono già pagato con decenni di truffe,rapine, mutui usurai..), mentre lo Stato garantirà pienamente ( a differenza degli attuali banchieri) il piccolo risparmio; e le risorse pubbliche così risparmiate saranno investite in salari, protezioni sociali, servizi pubblici, in tutte quelle voci sociali falcidiate per vent’anni in ogni finanziaria, su pressione delle banche. Una grande banca pubblica, sotto controllo sociale, con dirigenti eletti e revocabili, pagati col salario di un operaio medio,sarà uno strumento formidabile per riorganizzare dalle fondamenta l’intera economia e società.<br /><br />Come si vede, non si tratta affatto di un approccio astratto e incomprensibile. Al contrario: tutte le rivendicazioni immediate dei lavoratori di fronte alla crisi; tutte le rivendicazioni di difesa del lavoro, di assunzione dei precari, di estensione del diritto di cassa integrazione all’insieme dei lavoratori con l’80% del salario, di reale indennità per tutti i disoccupati, di difesa ed estensione dei servizi pubblici e delle opere di pubblica utilità ( casa, scuola, sanità..), riconducono all’interrogativo naturale: chi paga?.E non c’è risposta possibile a questo interrogativo senza chiamare in causa l’immensa mole di risorse pubbliche oggi destinate alla borghesia e in primo luogo alle banche. A sua volta non è possibile privare le banche di quelle risorse, senza una loro nazionalizzazione-esproprio sotto controllo operaio e popolare. Per questo la tematica delle nazionalizzazioni può e deve acquisire, nella crisi, un carattere popolare.<br /><br /> <br /><br />IL GOVERNO DEI LAVORATORI, QUALE UNICA VERA SOLUZIONE<br /><br />La prospettiva del governo dei lavoratori è sottesa organicamente, alla rivendicazione delle nazionalizzazioni. Il PCL non chiede a Berlusconi, come non lo chiederebbe a Prodi, di espropriare i banchieri. Tutta la propaganda e l’agitazione sulla rivendicazione della nazionalizzazione ha un senso esattamente opposto: ricondurre alla necessità di un governo operaio e popolare, capace di liberare la società dalla crisi del capitalismo e dalla spazzatura politica e morale delle sue classi dirigenti. Di ogni colore.<br /><br />Questo resta il punto decisivo e discriminante. Tutti coloro che,a sinistra, parlano oggi di nazionalizzazioni ( dopo aver votato ieri le privatizzazioni), senza porre la prospettiva di un governo operaio e popolare, fanno loro sì, pura propaganda, subalterna e ingannevole. Continuano a illudere i lavoratori, in forme nuove, su un possibile capitalismo “sociale” e “riformato”, e su una funzione neutrale dello Stato. Per di più alla coda dell’emergente statalismo borghese, e di fronte alla catastrofe capitalistica.<br /><br />La nostra proposta è opposta. La rivendicazione della nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo, e sotto controllo dei lavoratori, è apertamente contrapposta allo statalismo della borghesia perchè vuole liberare i lavoratori da ogni vecchia illusione riformista : rivendica l’esproprio del cuore stesso del capitale finanziario, delle sue proprietà, del suo potere ; afferma l’istanza di un potere nuovo e autonomo ( il “controllo operaio”), apertamente alternativo al comitato d’affari dello stato borghese, alla sua burocrazia, al suo funzionariato. Se il ministro Tremonti evoca il controllo prefettizio sulle banche private, (col plauso di Di Pietro), per chiedere loro di dare più soldi ai capitalisti, il PCL propone il controllo dei lavoratori su un’unica banca pubblica,per dare più soldi alla maggioranza della società. Solo un governo dei lavoratori, che rovesci il dominio dei capitalisti, potrà realizzare questa misura.<br /><br /> <br /><br />MARCO FERRANDO.Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-26205996988352894902009-03-01T06:17:00.000-08:002009-03-01T06:18:50.952-08:00Maledetti collaborazionisti(28 febbraio 2009) <br /><br />Cisl e Uil nascono con i soldi del governo americano per dividere e disorientare i lavoratori in vista dell’offensiva borghese, che si scatenò dopo la sconfitta del Fronte Popolare nelle elezioni dell’aprile 1948. Anche allora si facevano blocchi stradali e ferroviari. Dalla loro nascita ad oggi, Cisl e Uil hanno mantenuto il loro compito. La CGIL deve rompere definitivamente con Cisl e Uil ed avviare una campagna in tutti i posti di lavoro contro la burocrazia collaborazionista di Cisl ed Uil.<br /><br />Senza la complicità di Cisl ed Uil, il governo padronale non avrebbe sferrato l’attacco al diritto di sciopero con il “disegno di legge delega sulle agitazioni”. Dalle fabbriche di Detroit - dove i lavoratori non devono più scioperare, altrimenti non saranno elargiti i fondi stanziati, prima, da Bush e, ora, da Obama a G.M. e Crysler- allo Stato italiano, l’oligarchia finanziaria e industriale marcia compatta contro il diritto di sciopero. Il craxiano Sacconi, Ministro del lavoro, ha dichiarato: “non potevamo stare a guardare rispetto ai 500 scioperi l’anno rilevati dal garante”. Questo rinnegato, che si è fatto le ossa nell’apparato della CGIL e del Partito socialista, crede che la burocrazia collaborazionista di Cisl e Uil sia in grado di attentare in profondità alla volontà di lotta e all’unità della classe lavoratrice. Il ministro Sacconi scoprirà ben presto che ha esagerato, notevolmente, le capacità di agitazione reazionaria dei collaborazionisti.<br /><br />Chi continua a credere che ci sarà un’uscita democratica dalla crisi generale del capitalismo disarma politicamente il movimento operaio, perchè accredita presso i lavoratori e le lavoratrici le bugie degli economisti ufficiali, la propaganda dei governi. Il piano di salvataggio dei banchieri e degli industriali, attraverso i “Tremonti bond”, con i suoi effetti negativi immediati per le masse provocherà la rabbia popolare contro il governo e i suoi complici banchieri ed industriali. Non saranno le misure di Berlusconi contro il diritto di sciopero a fermare scioperi, mobilitazioni e rivolte.<br /><br />Sull’Europa dei padroni si addensano nubi che annunciano uragani sociali. La crisi mondiale in Russia, non ha trovato impaurite le masse. A Mosca, a Pskov, a Volgograd ed a Vladivostok i manifestanti e gli scioperanti si scontrano con la polizia. A Dublino la settimana scorsa hanno manifestato centoventimila scioperanti. In Francia, nonostante la demagogia nazionalista e protezionista di Sarkozy, quattro francesi su cinque giustificano la rivolta popolare nel Dipartimento d’Oltremare della Guadalupa. In Grecia la lotta continua.<br /><br />Le masse lavoratrici d’Europa si troveranno a dover combattere insieme contro i propri governi, il direttorio dell’Unione e della Banca centrale europea. Chi continua a pensare che la cornice nazionale sia la più adatta alla lotta di classe, fa il gioco della demagogia nazionalista e protezionista. L’esperienza storica del XX secolo insegna che quando i partiti operai sono venuti meno all’internazionalismo, la borghesia ha potuto dar libero sfogo ai suoi istinti predatori ammazzando e rovinando centinaia di milioni di persone.<br /><br />L’alternativa non è fra un’uscita democratica o autoritaria dalla crisi ma fra rivoluzione socialista e barbarie progressiva (regimi burocratico-polizieschi nei paesi imperialisti dominanti, guerre colonialiste in Africa, Asia, America latina e regimi mafiosi in tutto l’est europeo). La classe lavoratrice di tutta l’Europa nei prossimi mesi inizierà a convincersi che l’alternativa alla catastrofe capitalista è la lotta per il governo dei lavoratori.<br /><br /> <br />Coordinamento Sardo del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV InternazionalePartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-85220519198677373732009-02-27T08:55:00.000-08:002009-02-27T08:56:40.317-08:00Gli stucchevoli obamisti di sinistra e la lezione di MaratIl 17 giugno 1789 i deputati del Terzo stato ruppero con la legalità dell’ancien régime e si costituirono in assemblea nazionale. Il 20 giugno giurarono di non separarsi e di riunirsi “fino a che la costituzione non sia stabilita e affermata su solide basi”. Il 27 giugno, dopo diversi tentativi di intimidazione dei rappresentanti del terzo stato, Luigi XVI ratificò il fatto compiuto del 17 giugno e invitò “il fedele clero e la sua fedele nobiltà ad unirsi al terzo stato”. Gli ingenui esultarono. Ma Luigi Capeto prendeva solamente tempo e cospirava, insieme al Consiglio e alla famiglia reale, per preparare una nuova notte di san Bartolomeo. Il 26 giugno, il giorno prima della recita da monarca costituzionale, il re dette l’ordine di mobilitazione di sei reggimenti di guardie svizzere. Il primo di luglio ordinò la mobilitazione di dieci reggimenti di ussari tedeschi. Ma al mondo oltre agli ingenui ci sono anche i rivoluzionari e, uno fra i più grandi, Jean Paul Marat pubblicò, il primo di luglio, un opuscolo in cui chiamava borghesi, sanculotti e plebei alla vigilanza ed alla mobilitazione:“concittadini! Osservate sempre la condotta dei ministri, onde regolare la vostra. Il loro obiettivo è lo scioglimento della nostra assemblea nazionale, l’unico mezzo per fare ciò è la guerra civile. I ministri intendono aizzare la sedizione!...E intanto vi circondano con l’imponente apparato dei soldati, delle baionette”. Mentre l’assemblea nazionale discuteva sull’organizzazione della guardia nazionale, le masse parigine assaltarono Les Invalides, portarono via 32.000 fucili e, poi, si diressero alla Bastiglia. Luigi XVI, che non capì la lezione, continuò a cospirare ma l’energia delle masse ed il realismo dei giacobini le fecero fallire ed il 21 gennaio 1793 il re fu ghigliottinato. Gli antigiacobini di professione hanno sempre sprecato parole per attribuire a Marat ed agli altri rivoluzionari quell’insieme di sciocchezze che chiamano la “cultura del sospetto”, la “demonizzazione dell’avversario”, la “paranoia rivoluzionaria”. Aria fritta per nascondere ciò che le persone di buon senso chiamano realismo. Ma i nemici della rivoluzione sono nemici dei rivoluzionari e cercano di screditarli con tutti i mezzi a loro disposizione.<br />Anche gli stucchevoli obamisti di sinistra continuano a non capire la lezione di Marat. La rivista statunitense The Nation ed il Manifesto hanno impegnato notevoli energie per illudere la sinistra che l’ex senatore dell’Illinois rappresenti un’alternativa.<br />Ida Dominijanni, nei giorni dell’ “incoronazione” di Obama, scambiando i suoi desideri con la realtà, scriveva: “ sulla relazione con le folle che lo hanno eletto e con le loro aspettative che si deciderà alla fine la partita del primo presidente americano del XXI sec:, una partita che si gioca sì su due tavoli della crisi e della politica estera, ma prim’ancora su quello della reinvenzione della democrazia…..La sua forza sta nella relazione con loro, con quelle voci che dice di portarsi appresso nello studio ovale, e senza di esse diventerebbe debolezza”. Ci ha pensato l’ex ammiraglio Dennis Blair, il gran capo degli spioni del governo Obama, come questo intenda agire con “le folle”. Nel discorso fatto giovedì 12 febbraio di fronte al Comitato per i servizi del senato, Dennis Blair ha detto che la principale preoccupazione per la sicurezza degli USA, cioè dell’élite dominante di questo paese, è la crisi economica mondiale e gli effetti di questa sulla classe lavoratrice e sulle masse sfruttate(world socialist web site, 14 febbraio). A coloro che confrontano questa crisi con la Grande Depressione, ha ricordato che negli anni ’20 e ’30 la crisi economica produsse in Europa e negli USA “instabilità e alti livelli di estremismo violento”. Tradotto dal suo linguaggio sbirresco-burocratico, la crisi economica in quegli anni produsse, in Europa, movimenti rivoluzionari che si lanciarono alla conquista del potere. La “reinvenzione” della democrazia che ha in testa il governo Obama è quella di schierare l’esercito contro le lotte dei lavoratori e non di certo contro gli obamisti che si fanno ipnotizzare dai guitti del rock and roll. A. Portelli, lo è al punto da aver avuto “momenti di perplessità, ascoltando Obama, quando chiama ancora ‘guerra’ la lotta al terrorismo”(L’America di Obama). <br />Eppure tutto il mondo sa che dal 1 ottobre dell’anno scorso sul suolo degli Usa è schierato il “First Brigade Combat Team” della terza di divisione di fanteria sotto gli ordini del NorthCom comando interforze armata creato da Bush nel 2002, e su cui Obama non ha aperto bocca. Il colonnello Roger Cloutier, intervistato dalla rivista Army Times( 8 settembre 2008), disse che la brigata possiede le cosiddette armi non letali “progettate per assoggettare individui rivoltosi e pericolosi nel quadro del controllo delle folle”. La “dottrina militare”, ad uso interno, del governo Obama è il documento dell’Istituto di studi strategici del USA Army College (KNOWN UNKNOWNS: UNCONVENTIONAL “STRATEGIC SHOCKS”) il cui estensore è il tenente colonnello Nathan Freier. La sostanza di questa “dottrina” è così riassumibile: “una violenza civile diffusa all’interno degli Usa costringerebbe il personale militare a riorientare all’ultimo momento le priorità per difendere l’ordine nazionale…Un governo americano e un personale militare cullati nella soddisfazione di un ordine interno sempre sicuro sarebbero costretti a disimpegnare da alcuni o da gran parte degli impegni esterni di sicurezza per affrontare un’insicurezza umana in rapida espansione in patria”( N. Freier). Quanto sia a rischio la democrazia politica nel nord America lo esemplifica quanto è successo in Canada: il parlamento canadese ha ripreso le sue normali attività il 26 gennaio, un mese e mezzo dopo che la sua attività fu sospesa per decreto dal governatore generale per evitare il voto di fiducia che avrebbe messo fine al governo conservatore.<br />Eppure Obama ha da sempre dichiarato che avrebbe rafforzato la guerra in Afghanistan estendendola al Waziristhan, dove in questi giorni i killer dell’aviazione hanno bombardato. Bastava questo dato per vedere chi è Obama: l’ultimo tentativo, sotto la stretta tutela dei vertici militari, di controllare le masse statunitensi nel quadro dell’attuale regime politico liberale. Obama è convinto di ottenere il consenso alla sua politica di guerra perché la conduce in nome di quella sporca ideologia chiamata islamo-fascismo. Non è un caso che Obama è stato votato da quel rinnegato di Christopher Hitchens, teorico della guerra per esportare la democrazia. L’ideologia dell’islamo-fascismo ha lo scopo di mistificare lo stato delle cose in Afghanistan: non una guerra imperialista contro una resistenza nazionale, ma la “liberazione” di quel paese dagli islamo-fascisti. Il movimento socialista internazionale non sarà credibile fra le masse di quel paese se non quando rovescerà qualche governo imperialista e ritirerà da quel paese le truppe coloniali. Il fine del governo Obama in quella zona è lo stesso del governo Bush: il controllo del petrolio nell’Asia centrale. Ma per il governo Obama la situazione si aggrava per le difficoltà logistiche di rifornimento, dopo la straordinaria azione della resistenza nazionale che, nel dicembre 2009 in Pakistan, a Peshawar (tre milioni di abitanti), distrusse completamente 300 tra Humvees ed autocarri. Nonostante il governo pakistano, per conto degli imperialisti, abbia occupato il passo Kiber ed esegua rappresaglie nella regione, gli approvvigionamenti via Pakistan (l’80 %) sono sempre più difficili e neanche il raddoppio dei militari voluto da Obama riuscirà a sconfiggere la resistenza nazionale afgana.<br />Per quell’area politica internazionale, che va dall’americana The Nation, all’italiano il Manifesto - che non si sono mai liberati dal cancro del VII congresso dell’internazionale stalinizzata e dalla tattica dei fronti popolari, e per questa ragione sono sempre sostenitori di qualche borghese a cui affibbiano l’etichetta di ‘illuminato’ - la comparsa di Obama è stata provvidenziale, perché costituisce un nuovo argomento contro i marxisti che si battono per l’indipendenza politica delle masse dai padroni di ogni tipo e colore. Gli obamisti di “sinistra”contribuiscono a indebolire le masse, perché le spingono a mettersi nelle mani dell’ “illuminato” di turno. <br />Obama ha così poco a cuore quelle “folle” che vuole portare nello “studio ovale” da non pronunciare mezza sillaba, quando per ottenere il voto dei due senatori repubblicani sono stati tagliati dal suo Stimulus bill 17 miliardi stanziati per la costruzione di nuove scuole e per le riduzioni fiscali alle famiglie dei salariati. Ma questo gli obamisti di “sinistra” non lo dicono. Il settimanale on line ‘manifestosardo’ ha visto nella “solidarietà” demagogica di Obama verso la lotta dei 240 lavoratori della Repubblic Windows & Doors il segno di “un’aria nuova”. Invece non dice nulla sull’assenso di Obama all’ultimo attacco del governo Bush alla classe operaia della General Motors: subordinare i dollari ai padroni di GM alla condizione che i lavoratori non debbano più scioperare e mobilitarsi. Il primo passo verso la liquidazione dei diritti sindacali. Il caso General Motor è utilizzato dall’oligarchia finanziaria americana per assestare alla classe salariata un colpo tale da riportarla alle condizioni degli anni trenta e abolendo tutte le conquiste che in quegli anni furono strappate a Roosevelt con scontri feroci con la guardia nazionale e gli sbirri privati. Per quanto riguarda le famiglie intrappolate nel debito dei subprime gli aiuti di circa 75 miliardi saranno destinati a coloro la cui rata non superava il 31% del reddito lordo del proprietario ma negli ultimi mesi era arrivata fino al 40/50 del reddito. I 75 miliardi riguardano nove milioni di persone. Ma gli aiuti non risolveranno nulla perché sono relativi ad una condizione di bassi salari e di disoccupazione crescente. Inoltre c’è da aggiungere la seguente considerazione: nel febbraio del 2008 ci fu lo Stimulus act del governo Bush ( anche questo un “piano di aiuti” per gli intrappolati nei subprime) che non risolse assolutamente nulla. Se Obama avesse avuto a cuore le “folle”, per decreto avrebbe potuto abolire i debiti contratti dalle famiglie per acquistare la casa e confiscare i beni di amministratori delegati e membri dei consigli di amministrazione. Per gettare fumo negli occhi ha proposto un tetto di 500 mila dollari allo stipendio di quelli. Ma 500mila dollari sono pari a 12 volte il salario annuale di un lavoratore medio americano. Gli Obamisti che invece di ragionare sui fatti ragionano sul simbolico, che invece di ragionare sui ministri e consiglieri di Obama, si fanno abbagliare dai concerti rock, da subito avrebbero dovuto prendere in considerazione la chiamata di Paul Volcker a capo dei suoi consiglieri economici. Presidente della Federal Riserve dal 1979 al 1987, nominato per la prima volta dal presidente democratico Carter e poi riconfermato nel 1983 da Reagan, “ Volcker è la minaccia più pesante per la classe operaia. Nessun altro individuo nella storia moderna degli USA ha avuto, come lui, la responsabilità di aver creato intenzionalmente una massiccia disoccupazione per abbassare i salari e spezzare la resistenza della classe operaia. Lui dette il via alle politiche che distrussero settori interi dell’industria e la crescita smisurata della finanziarizzazione dell’economia americana”( Patrick Martin, World socialist web site 29 novembre). <br />The Nation, oracolo Usa degli stucchevoli obamisti di “sinistra”, di fronte alla realtà dei fatti si avviluppa nell’idiozia: “Certo Obama si sta comportando da centrista e da pragmatico, ma viviamo in tempi straordinari e il suo può essere il modo giusto per ottenere risultati in un ottica progressista” ( Corsera 13 gennaio). I trotskisti americani, al contrario dei preti rossi dei due lati dell’Atlantico, chiamano i lavoratori “ a rifiutare il ricatto delle imprese, del governo e della burocrazia sindacale e a preparare la resistenza militante con scioperi di massa e mobilitazioni contro i licenziamenti, la chiusura delle fabbriche, la riduzione dei salari e delle pensioni”. <br />La legislazione protezionista di Obama, il Buy american, non differisce in nulla dalla politica protezionista iniziata nel giugno 1930 lo Smoot-Hawley Tariff Act, una forma politica della concorrenza interimperialista che portò alla II guerra mondiale imperialista. Il Buy American è la risposta di Obama alle richieste dei grandi gruppi dell’acciaio. Nello scorso dicembre 2008 le tonnellate di acciaio sfornate erano inferiori del 46% a quelle dello stesso mese del 2007. Col Buy American i produttori americani hanno eliminato dagli appalti pubblici i loro concorrenti cinesi, indiani, brasiliani e russi. Adesso i gruppi Usa si preparano a una campagna anti-dumping per eliminare i loro concorrenti da quell’area di mercato (100 miliardi di dollari) non protetto dalla legislazione protezionista di Obama. Nel Senato Usa è passato un emendamento repubblicano che impone rigide limitazioni all’assunzione di stranieri alle banche assistite dallo stato, limitazioni finora riservate alle aziende con oltre il 15% di lavoratori stranieri. Se diventerà legge oltre 300 banche dovranno adottare quelle misure. Originariamente l’emendamento proponeva il divieto totale di assunzione per gli stranieri. E’ stata modificata tenuemente per avere l’approvazione dei due rami del parlamento Usa. Tutti sanno che il prossimo anno ci saranno forti scontri valutari tra gli Usa e la Cina e che Geithner, il segretario al tesoro, ha aperto le danze accusando il governo cinese di “manipolare il cambio”. Chissà se oggi Ida Dominijanni ripeterebbe quanto scriveva qualche mese fa: “ [Obama] incarna nella sua pelle e nella sua biografia il presente e il futuro meticcio, transnazionale e transculturale del mondo globale”. Noi pensiamo che individui come la giornalista del Manifesto, pur di non schierarsi in modo franco nella lotta di classe internazionale e di non rivendicare la parole d’ordine storica, proletari di tutto il mondo unitevi , continueranno nell’opera intrapresa.<br />Il piano Obama ed il piano Geithner (2000 miliardi di dollari per le banche) sono destinati ad aggravare la crisi perché aumenteranno i già stratosferici debiti pubblici. W. Gale vicepresidente della Broocking Institution ( al servizio di Obama) ha ammesso che “la prossima bolla finanziaria sarà proprio quella del debito pubblico, il debito degli stati. E’ più facile che, tra qualche anno, a dichiarare il default sul suo debito sia la Gran Bretagna piuttosto che società private come McDonalds”(Corsera 11 febbraio). Il Coordinamento internazionale per la rifondazione della IV internazionale tra l’estate e l’autunno del 2008 individuava nella questione del debito pubblico, cioè nella solvibilità degli stati, il salto di qualità della crisi che diventava politica. Ecco perché il governo Obama è un governo sotto la tutela dei vertici militari. Il giornalista borghese Marco Margiocco, commentando la somma dei vari piani dei governi Usa, circa 7500 dollari pari al doppio di quanto fu speso nella II guerra mondiale imperialista dal governo Roosevelt, si è chiesto quale sarà la reazione degli “americani” che “ intanto, tra minusvalenze immobiliari, dei piani pensione, dei risparmi ne hanno già persi 13 mila”(Sole24ore). <br />Giulio Tremonti ha confessato sul Corriere della sera del 12 febbraio che “ l’ottimismo della volontà” gli deriva “dalla forza simbolica del nuovo presidente che dalla forza del suo piano”. Per Tremonti sino ad oggi ci sono stati “quattro mostri”: la crisi dei subprime, il collasso del mercato, la bancarotta delle maggiori istituzioni bancarie, il collasso delle borse. Ma “nascosti dietro l’angolo, ci sono il quinto mostro (le carte di credito), il sesto (le possibili bancarotte di società prodotte dalle difficoltà di declassamento dei loro corporate bond) e il settimo i derivati, simbolo della finanza. I derivati nel loro crescente importo sono 12,5 volte il Pil del pianeta”. A modo suo Tremonti conferma quanto il Coordinamento internazionale per la rifondazione della IV internazionale sostiene dalla fine del 2007, che questa crisi è inarrestabile.<br />Gli obamisti di sinistra e, fra questi, Naomi Klein tentano di ridicolizzare il marxismo, attribuendogli una concezione messianica, escatologica della crisi. Recensendo il libro della Klein, “The shock Doctrine: the rise of Disaster capitalism”, il trotskista australiano Nick Beans ha scritto che “l’amalgama di sciocchezze contenute nel libro, non è il prodotto dell’ignoranza. Klein ha scelto accuratamente le parole. Lei vuole che il pubblico, come i promotori dei suoi libri sappiano chiaramente che non è associata ad alcuna forma di programma marxista avente come obiettivo la fine del sistema capitalista”(world socialist web site,5 marzo 2008). Questo vale per tutti gli obamisti di sinistra. Le masse si rivolteranno, ma loro non vorranno essere associati a chi come noi chiarisce alle masse che la questione di fondo è la conquista del potere.<br />Quanto il trotskista americano James Patrick Cannon - in prima fila nelle lotte dei camionisti di Minneapolis nel 1934 - diceva della coscienza di classe dell’eroica sezione sindacale 574 del sindacato dei camionisti, è ciò che i lavoratori e le lavoratrici del mondo devono conquistarsi oggi:“La sezione 574 non crede alla teoria secondo la quale il capitale e il lavoro sono fratelli, e che il fratello più piccolo, il lavoro, per guadagnare le briciole, deve essere un gentile piccolo garzone e fare appello ai migliori sentimenti del suo fratello maggiore, il capitale. Per noi la questione tra il capitale ed il lavoro è un combattimento permanente tra la classe dei lavoratori sfruttati e la classe dei parassiti sfruttatori. E’ una guerra. E in questa guerra, come nelle altre ciò che decide è il potere. Gli sfruttatori sono organizzati per schiacciarci. Noi dobbiamo organizzare la nostra classe per contrattaccare”. <br /> <br />Gian Franco Camboni 21 febbraio 2009Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-16332069439665107362009-01-12T14:24:00.000-08:002009-01-13T12:14:58.381-08:00PROGRAMMA DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI PER LE ELEZIONI REGIONALI DEL 2009CANDIDATO PRESIDENTE: GIAN FRANCO CAMBONI, INSEGNANTE <br />Due bande politiche si contendono il governo della regione sarda, entrambe capeggiate da borghesi: quella di Cappellacci e l’altra di R. Soru. La prima si fonda sulla borghesia sarda vera e propria. L’altra, quella di Soru, si fonda su quelle che erano le tradizionali burocrazie del movimento operaio della Sardegna. Entrambe le bande hanno lo stesso fine: proseguire nello smantellamento di tutte le conquiste che i lavoratori e le lavoratrici hanno ottenuto con l’ondata di lotte iniziata con lo sciopero del 5 marzo 1943 e proseguita fino ai primi anni ’70 quando, per la prima volta, nello stato italiano, dopo il biennio rosso e poi, dopo, la lotta armata di popolo contro il nazifascismo, emersero tutte le condizioni oggettive per un rovesciamento socialista del capitalismo.<br /> Le differenze tra queste due bande politiche sono solo sulla tattica per arrivare a quel fine.<br />Ma oggi il crack generale del capitalismo rende ormai superate quelle tattiche ed entrambe si apprestano a governare solo col bastone.<br />Il Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale è schierato contro entrambe le bande ed in questa campagna elettorale, come nelle lotte e nelle mobilitazioni, si batte per unire tutta la classe lavoratrice e per conquistare un governo dei lavoratori che faccia pagare la catastrofe del capitalismo a capitalisti e banchieri. Un governo che si fondi sul controllo ferreo dell’economia da parte degli organismi democratici dei lavoratori e delle lavoratrici.<br />La rivolta popolare greca capeggiata dalla gioventù studentesca e lavoratrice mostra la strada alle masse sarde e di tutta l’Europa. Il voto al Partito Comunista dei Lavoratori per IV Internazionale rafforzerà il vento della rivolta:<br /> “ gherra, gherra a s’egoismu,<br /> gherra, gherra a s’oppressore”.<br /><br /><br />Siti internet: www.pclsardegna.org www.pclolbia.blogspot.com<br />Per contatti: info@pclsardegna.org pclolbia@yahoo.it<br /><br /><br />CRISI: STOP AI LICENZIAMENTI<br /><br />In Sardegna assistiamo da anni alla chiusura di stabilimenti industriali e di aziende da parte dei padroni a causa di sporchi giochi di ristrutturazioni aziendali o di crisi, col conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori: dallo zuccherificio di Villasor fino alla Palmera, passando per la Legler e via discorrendo negli anni precedenti sono migliaia i lavoratori finiti in cassa integrazione. Con la crisi economica internazionale in corso, che si prefigura sempre più come una catastrofe per le condizioni di vita di vaste masse popolari, la situazione peggiora sempre di più: secondo un rapporto della Cgil nel 2008 le ore di cassintegrazione rispetto al 2007 in Sardegna sono aumentate del 36%; nel 2009 migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, a partire dal Petrolchimico di Porto Torres, in cui le intenzioni dell’Eni sono quelle della chiusura, e dalla Meridiana, in cui come per Alitalia si paventa il rischio di licenziamenti o la truffa del “contratto solidale”, cioè dell’abbattimento salariale per tutti i lavoratori.<br /><br />Ancora una volta a pagare la crisi dei padroni sono i lavoratori: è ora di dire basta! Entrambi gli schieramenti, quello del multimilionario Soru e quello del delfino di Berlusconi, Cappellacci, balbettano sulla questione dei licenziamenti mentre appoggiano in toto la politica dei padroni licenziatori e gli regalano milioni di euro. Le ridicole proposte della ricerca di un nuovo padrone o del finanziamento pubblico ai padroni delle aziende in crisi hanno dimostrato sempre la loro inutilità: il Partito Comunista dei Lavoratori lancia una campagna per la nazionalizzazione senza indennizzo ai capitalisti e sotto controllo dei lavoratori di tutte le aziende in crisi e che licenziano, l’unica alternativa alla cassa integrazione e alla perdita del posto di lavoro. Non si capisce infatti perché debbano essere i padroni a licenziare chi lavora, e non i lavoratori a licenziare chi si arricchisce sulle loro spalle senza muovere un dito. Neanche un centesimo di indennizzo deve andare ai pescecani: i debiti li paghino loro!<br /><br />Rivendichiamo anche un salario minimo garantito da parte della regione ai disoccupati in cerca di lavoro e un servizio di collocamento pubblico e sotto controllo dei lavoratori ai fini di evitare il clientelismo di stampo mafioso.<br /><br />BANCHE E MUTUI USURAI<br /><br />Quante famiglie sono costrette a subire il cappio al collo dei mutui usurai con le banche e, di fronte alla crisi che abbatte sempre di più il salario, vivono il ricatto dell’infame pignoramento della casa? Quanti piccoli pastori e piccoli agricoltori sono ridotti alla fame per i debiti con le banche?<br />Di fronte a questa vergogna il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica l’esproprio senza indennizzo e la nazionalizzazione sotto controllo popolare del Banco di Sardegna e delle banche usuraie, l’annullamento dei debiti contratti da lavoratori, pensionati, giovani, piccoli pastori e piccoli contadini impoveriti.<br />La nazionalizzazione delle banche consentirebbe, inoltre, di disporre di un ingente quantità di risorse da destinare a scuola, sanità, trasporti e alla creazione di nuovi posti di lavoro, soldi altrimenti destinati alla speculazione di un manipolo di banchieri pescecani.<br /><br /><br /><br /><br /><br />SERVIZI SOCIALI, TRASPORTI, SCUOLA<br /><br />Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica:<br />- L’ingente aumento dei fondi pubblici destinati ai servizi sociali e ai trasporti pubblici, possibile a partire dall’abolizione dei finanziamenti pubblici ai privati.<br />- La gratuità dei trasporti per i lavoratori e i giovani<br />- Il potenziamento del sistema ferroviario sardo<br />- La regionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori delle compagnie di navigazione, ora in mano ai privati che per il proprio profitto personale fanno pagare un costo eccessivo per il trasporto marittimo, oltretutto per un servizio scadente.<br /><br />Punto fondamentale per il PCL, inoltre, è la lotta alla privatizzazione dell’acqua e del sistema idrico. Rivendichiamo la ripubblicizzazione del servizio idrico tramite l’esproprio e la regionalizzazione di Abbanona, ma non sotto la gestione incompetente e mafiosa dei manager e dei servi dei politici locali: vogliamo che il sistema idrico pubblico sia posto sotto controllo popolare, per una gestione trasparente e di qualità, per soddisfare appieno i bisogni della popolazione.<br /><br />Inoltre il sistema delle condotte idriche in Sardegna è vecchio e mal funzionante, cosa che produce un enorme spreco di acqua corrente. La manutenzione delle condotte idriche porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro per tantissimi disoccupati in una regione dove la disoccupazione raggiunge l’11% della popolazione.<br /><br />Per la scuola rivendichiamo il potenziamento dei sistema scolastico sardo a partire dall’assunzione a tempo indeterminato e l’immissione in ruolo di tutti gli insegnanti precari, il controllo edilizio degli edifici scolastici ad opera di commissioni di studenti, insegnanti e personale non docente, la gratuità dei libri di testo e la costruzione di nuove scuole. Tutto ciò richiede uno stanziamento di fondi da parte della Regione, possibile a partire dall’abolizione dei fondi pubblici alle scuole private e la loro destinazione alla scuola pubblica.<br /><br />Onde evitare la dispersione giovanile avanziamo la proposta della creazione di Centri Polivalenti di aggregazione giovanile, comprendenti laboratori artistici, sale di proiezione, biblioteche e sale di registrazione gratuite, gestiti direttamente dai giovani.<br /><br />SANITA’<br /><br />Per la Sanità, esigenza primaria dei cittadini, avanziamo una serie di punti che costituiscono un programma di svolta per l’istituzione di un sistema sanitario pubblico, di qualità e gratuito:<br /><br />1) Via i manager dalla sanità con i loro ingiustificati mega-stipendi e la loro sostituzione con dei dirigenti pagati alla pari degli altri lavoratori dipendenti eletti direttamente dai lavoratori; il controllo della qualità dell’operato dei dirigenti sanitari e possibilità di revoca immediata di questi da parte dei lavoratori stessi, nel caso di abusi e illeciti amministrativi.<br />4) Abolizione immediata delle agenzie interinali, strumento di oppressione dei lavoratori e di furto di soldi pubblici. Assunzione di personale amministrativo e sanitario direttamente da parte dell’ente pubblico, sotto controllo delle rappresentanze dei lavoratori RSU.<br />5) Stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari della sanità.<br />6) Obbligo di scelta, da parte dei medici, di lavorare o nel settore pubblico o in quello privato, per evitare che un medico che lavori in entrambi i settori riduca la qualità di quello pubblico per avere un tornaconto nell’ambulatorio privato. Abolizione di ogni finanziamento pubblico alla sanità privata, che mira a far profitti sulla pelle della gente.<br />7) Esproprio senza indennizzo delle cliniche private con accertati casi di malasanità.<br />8) Riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore per il personale turnistico e a 32 ore per quello non turnistico, e consistenti aumenti salariali del personale sanitario. Incrementare subito gli ambulatori pubblici territoriali e interni alle strutture ospedaliere, così da togliere più cittadini possibile, in particolare quelli meno abbienti, dalle grinfie del privato. Incrementare l’assistenza domiciliare integrata (ADI), in particolare per le persone anziane: oltre a favorire l’ammalato, l’assistenza domiciliare rappresenta un effettivo risparmio per lo Stato.<br />9) Apertura di reparti di odontoiatria pubblici, uno per ogni struttura ospedaliera, aperti 24 ore su 24. Oggi solo l’8% dei dentisti lavora nel settore pubblico. Controlli e cure odontoiatriche gratuite per tutti, dall’infanzia fino alla vecchiaia.<br />10) Incremento massiccio degli uffici di CUP (Centri unificati di prenotazione), con lo scopo di eliminare le liste di attesa create ad hoc per avvantaggiare le strutture private. Istituzione di commissioni popolari per tenere sotto controllo le liste d’attesa.<br />11) Istituzione di commissioni dei lavoratori per il controllo della qualità e della sicurezza nella sanità e per vigilare sugli sprechi di farmaci e presidi.<br />12) Istituzione di farmacie comunali che garantiscano la gratuità dei farmaci necessari alla cura delle malattie più diffuse, in particolare che vadano incontro alle esigenze degli anziani.<br />13) Abolizione dei D.R.G. (Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi), cioè di finanziamenti erogati alle strutture ospedaliere in base alla quantità di interventi eseguiti e non in base alla qualità di questi e alla loro effettiva utilità. Questo sistema ha generato un furto di soldi pubblici e ha portato a vergognosi scandali (vedi S. Rita in Lombardia).<br />14) Finanziamento della ricerca scientifica per la cura delle malattie e la completa libertà di ricerca al di fuori delle multinazionali farmaceutiche e dei privati: la ricerca scientifica deve diventare un mezzo per il benessere sociale, e non un profitto di pochi.<br /><br /><br /><br />AGRICOLTURA E PASTORIZIA<br /><br />Tantissimi piccoli pastori e piccoli contadini si sono impoveriti in questi ultimi anni schiacciati sia dai debiti con le banche, sia dall’imposizione dei prezzi del latte e dei prodotti agricoli da parte dei grandi industriali e dai grandi rivenditori: chiediamo per la pastorizia la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle industrie di lavorazione del latte e dei grandi caseifici, che mandano in rovina i piccoli pastori imponendo un prezzo del latte bassissimo; il controllo operaio sull’industria e la pianificazione economica garantirebbero condizioni di vendita accordate più giuste e favorevoli anche per i pastori. Lo stesso discorso vale per l’agricoltura e per i piccoli contadini rovinati dai grandi magnati industriali.<br />Per tutti i piccoli pastori e contadini indebitati rivendichiamo l’annullamento dei debiti contratti con le banche, possibile solo con la loro nazionalizzazione sotto controllo popolare.<br /><br />Rivendichiamo una pianificazione straordinaria della produzione agricola con l’impiego di mezzi moderni, sotto il controllo dei braccianti agricoli e di cooperative di piccoli contadini, che svilupperebbe le potenzialità dell’agricoltura in Sardegna e creerebbe nuovi posti di lavoro.<br /><br /><br /><br /><br />CASA<br /><br />Il problema della casa interessa migliaia di lavoratori, giovani e senzatetto: tante sono le persone che non se ne possono permettere una o che lo possono fare soltanto col cappio al collo dei mutui. Tante sono invece le grandi proprietà immobiliari, soprattutto vicino alle zone costiere, in mano ai grandi speculatori immobiliaristi, molte delle quali occupate soltanto un mese all’anno o, peggio, lasciate sfitte per far lievitare i prezzi sul mercato (tra l’altro, come sembra evidenziare l’inchiesta giudiziaria Dirty Money in Gallura, molte delle quali costruite, probabilmente, col denaro sporco della ‘Ndrangheta). Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica l’esproprio senza indennizzo delle grandi proprietà immobiliari, a partire da quelle in mano alla ‘Ndrangheta, delle case sfitte e delle mega-ville per le vacanze dei vari Briatore e Berlusconi e il loro affidamento a chi non possiede una casa.<br /><br />Rivendichiamo inoltre un piano straordinario di investimenti pubblici per l’edilizia popolare, per sottrarre chi non possiede ancora una casa dal dover ricorrere ai mutui usurai delle banche.<br /><br />FUORI IL G8 E LE BASI MILITARI DALLA SARDEGNA<br /><br />Entrambi gli schieramenti borghesi, sia quello di centrodestra che quello di centrosinistra (con Soru in prima fila), non hanno risparmiato le loro lodi per la decisione del governo Prodi di tenere il G8, il summit dei capi di stato dei più potenti paesi imperialisti della Terra, in Sardegna, raccontando che sarebbe stata un’occasione di “sviluppo” per la regione e che avrebbe offerto più possibilità di lavoro ai sardi. La verità è un’altra: come dimostra l’inchiesta apparsa su L’Espresso, il G8 a La Maddalena si è dimostrato una grande occasione di sperpero di denaro pubblico, di speculazione e di sfruttamento dei lavoratori sardi e non; dall’inchiesta è emersa la grande truffa degli oltre 3800 euro per metro quadro per costruire l’albergo che ospiterà i “grandi della Terra” (a fronte dei “normali” 1200 euro per le ordinarie proprietà di lusso a La Maddalena), ovviamente finanziate col denaro pubblico: si calcola che i fondi pubblici destinati soltanto all’impresa che realizzerà i lavori per l’albergo si ammontano dai 59 ai 73 milioni di euro, soldi che potevano essere spesi per i servizi pubblici e per creare nuovi posti di lavoro.<br />Dall’inchiesta, inoltre, sono emersi i legami tra i responsabili dei lavori del G8 e le imprese a cui sono stati affidati gli appalti, di cui tra l’altro una di proprietà di un imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta del magistrato De Magistris sui legami tra politica e imprenditoria.<br />Sono emerse inoltre le vergognose condizioni di lavoro degli gli operai assunti per i lavori fatte di turni massacranti, minacce del caporalato e le tante irregolarità dei padroni. Un sindacalista della Fillea-Cgil, a cui va tutta la nostra solidarietà, è stato persino denunciato dalle forze dell’ordine con l’accusa di “violazione del segreto di Stato” soltanto per aver scattato delle foto nei cantieri per denunciare le irregolarità e l’insicurezza in cui vengono assunti gli operai. Si tratta di una vera e propria rappresaglia anti-sindacale.<br />Si calcola che il totale dei soldi pubblici (pagati con le tasse dei lavoratori) destinati alle imprese che effettueranno i lavori per il G8 ammontino alla cifra esorbitante di 300 milioni di euro! Quante case, scuole, ospedali potevano essere costruiti con questi fondi, e quanti nuovi posti di lavoro potevano essere creati?<br />Anche per tutti questi motivi il Partito Comunista dei Lavoratori è in prima fila nel contrastare l’avvento del G8 il Sardegna, il summit dei briganti imperialisti che decidono le sorti dei paesi poveri del mondo; il PCL si impegnerà a costruire il fronte di opposizione al G8 chiamando alla lotta i lavoratori e la gioventù della Sardegna.<br /><br />Altra questione importante è la presenza delle basi militari americane e non in Sardegna: oltre a costituire un evidente pericolo per la salute delle popolazioni sarde, esse occupano terreni che potrebbero essere utilizzati per la produzione agricola e impediscono ai pescatori di lavorare nei mari vicini. Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica la cacciata delle basi militari americane o italiane dalla Sardegna e la bonifica dei terreni e dei mari in cui sono situate; ciò offrirebbe nuovi posti di lavoro e nuovi terreni per avviare una pianificazione agricola dalle enormi potenzialità.<br /><br />DOVE PRENDERE I SOLDI?<br /><br />Ci si potrebbe obiettare: “è un bel programma, ma non ci sono soldi per realizzarlo”. I soldi ci sono, basta prenderli dove stanno: nei profitti dei padroni, nei mega stipendi dei manager delle aziende pubbliche semi-privatizzate, nei fondi pubblici dati all’istruzione e alla sanità private, nei portafogli dei banchieri, nei soldi pubblici dati al G8 e alle imprese (che nonostante ciò licenziano i lavoratori) etc.<br /><br />UN PROGRAMMA SOCIALISTA PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI<br /><br />E’ chiaro che questo programma, che prevede l’esproprio dei mezzi di produzione in mano ai padroni e agli speculatori, non potrà essere mai attuato nel quadro dell’attuale sistema capitalistico, tanto più nella fase di una sua crisi catastrofica: occorre un ribaltamento radicale dei rapporti di produzione e occorre che tutto il potere politico ed economico passi nelle mani dei lavoratori, non più di un manipolo di sfruttatori e dei loro lacchè. Il governo dei lavoratori, a maggior ragione sotto la crisi del capitalismo i cui costi verranno scaricati sui lavoratori e sulle masse popolari, ripropone nell’immediato la sua esigenza, prima che la società sprofondi nella barbarie.<br /><br />Né Soru, né Cappellacci, per un Governo dei lavoratori!Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-46481311572453800422009-01-09T02:25:00.000-08:002009-01-09T02:26:42.045-08:0010 gennaio a Cagliari. Tutti in piazza per la Palestina! Stop al massacro israeliano!L’associazione Amicizia Sardegna Palestina e la Comunità Palestinese in Sardegna lanciano per Sabato 10 Gennaio a Cagliari, con concentramento in piazza Costituzione alle ore 16, un corteo contro la pulizia etnica in Palestina, per la fine dei bombardamenti israeliani a Gaza. per info: www.sardegnapalestina.org<br /><br />Il Partito Comunista dei Lavoratori, compresi i militanti della Sezione di Olbia parteciperà all'iniziativa e invita tutti a partecipare.Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-91297492856713904112009-01-07T12:13:00.000-08:002009-01-07T12:14:08.856-08:00La rivolta greca continua nel 2009 dal nostro diario di lotta(7 gennaio 2009)<br /><br />Capodanno<br />---------<br /><br />Forse non siamo riusciti a bruciare di nuovo l'odiato albero di Natale del sindaco destrorso di Atene come si fece prima di Natale, ma abbiamo organizzato con successo una notevole azione in piazza della Costituzione ad Atene, di fronte al Parlamento greco, dove migliaia di persone, in maggioranza poverissimi lavoratori immigrati, si sono ritrovate non avendo altre possibilità di festeggiare una notte di Capodanno: un nutrito gruppo di compagni dell'EEK (Ergatikó Epanastatikó Kómma, Partito rivoluzionario dei lavoratori), assistiti da compagni del NAR (Neo Aristeró Révma, Nuova corrente di sinistra) nel Movimento internazionalista contro la guerra, hanno alzato striscioni in arabo e greco a difesa dell'eroico popolo palestinese di Gaza, per l'arresto immediato del massacro, per la libertà della Palestina e per il diritto al ritorno in patria di tutti i profughi palestinesi. I nostri slogan hanno attirato molti lavoratori immigrati arabi, cosicché la manifestazione di solidarietà aveva un nucleo di 300-400 persone, mentre ai nostri slogan facevano eco migliaia di persone in piazza. Il discorso del sindaco per il Capodanno 2009 è stato molto disturbato e lui era ovviamente irritato, cosí ha dovuto dichiarare il suo ipocrita "appoggio" al popolo di Gaza. La polizia ha cercato inutilmente di intimorirci, ma non ci sono stati scontri.<br /><br />Allo stesso tempo, circa mille anarchici hanno fatto la loro riuscita notte di Capodanno davanti alle Prigioni Centrali di Korydallos. I carcerati, che in novembre hanno fatto la loro rivolta chiedendo condizioni umane, erano riuniti dietro alle sbarre delle finestre, acclamavano i loro sostenitori fuori dalla prigione e ripetevano gli slogan contro la repressione poliziesca.<br /><br /><br />2 gennaio 2009<br />--------------<br /><br />Due medici dell'EEK, la compagna Katerina Matsa ed io, hanno visitato, nell'unità di terapia intensiva dell'ospedale di Evangelismós ad Atene, Konstantina (Kostandina in greco) Koúneva, l'eroica lavoratrice immigrata bulgara e sindacalista militante che il 23 dicembre 2008 è stata selvaggiamente aggredita con l'acido solforico. Non è stato solo un dovuto gesto di solidarietà, ma volevamo avere un quadro medico completo delle sue condizioni. Rispettiamo pienamente il dovere medico del segreto professionale nei riguardi della paziente, ma questa volta il silenzio su ciò che è REALMENTE successo e sulle sue orribili conseguenze è complicità con i criminali. Abbiamo già molte prove che lo Stato, i boss, i mafiosi, i gangster che controllano l'importazione di manodopera immigrata e la sottopongono ad una vera schiavitú, molte altre forze reazionarie, incusa la burocrazia sindacale, vogliono nascondere la verità e metter fine al crescente movimento di solidarietà che unisce l'indignazione per la barbara aggressione a Konstantina con quella per l'uccisione del giovane Alexis da parte della polizia il 6 dicembre.<br /><br />La verità è questa: Konstantina non solo ha perso un occhio, ha l'altro occhio gravemente leso ed il volto bruciato; e piú importante è che tutto l'apparato digerente superiore - bocca, faringe, esofago, stomaco, perfino il duodeno - è stato bruciato dall'acido. Anche l'albero tracheale è stato leso gravemente, cosí come la laringe.<br /><br />Bisogna trarre due conclusioni di rilevanza umana e politica.<br /><br />Primo, gli assassini non le hanno solo gettato in faccia l'acido solforico l'hanno costretta con la forza ad inghiottirlo; le ustioni alla faccia e agli occhi sono state un "danno collaterale" mentre, probabilmente, lottava con i suoi aggressori (che devono essere stati in piú d'uno per fare una cosa tanto orribile). Gli assassini hanno agito per ucciderla, non solo intimorirla. Per uccidere lei e terrorizzare il suo sindacato e tutto il movimento sindacale di classe. Il metodo, molto inconsueto in Grecia, ha tutte le caratteristiche dei sicari mafiosi. Ma solo adesso la polizia, dieci giorni dopo il crimine, ha iniziato qualche interrogatorio sull'ipotesi principale che sia stata aggredita da... un amante! Vi ricordiamo che Konstantina è da molto tempo una sindacalista per la lotta di classe, segretaria del PECOP, l'Unione pan-attica del personale di pulizia e domestico, alla guida della battaglia per i diritti degli addetti alle pulizie terribilmente sovrasfruttati (per lo piú lavoratori immigrati assunti da ditte private ed affittati a servizi pubblici, pagati con spiccioli per orari di sette ore di cui solo cinque registrate nero su bianco).<br /><br />La seconda conclusione è che con lesioni cosí estese, specialmente nel tubo digerente, la sua vita sarà, se non in pericolo immediato, una vera tortura per tutto il tempo che le rimane. È il movimento operaio come tale, in Grecia ed a livello internazionale, che deve prendere le difese di Konstantina e di tutti i lavoratori, immigrati o no.<br /><br /><br />3 gennaio 2009<br />--------------<br /><br />A mezzogiorno c'è stata una dimostrazione di duemila persone a Petralona, il quartiere di Atene dove vive Konstantina Koúneva, organizzata da un'iniziativa della popolazione locale.<br /><br />Alle 15, una dimostrazione di quattromila persone a difesa dei palestinesi di Gaza, convocata da sindacati ed organizzazioni di sinistra, ha sfilato dall'Università di Atene nel centro della capitale fino alle ambasciate statunitensi ed israeliane. Sono state lanciate pietre e qualche bottiglia Molotov e la polizia antisommossa ha attaccato tutto il corteo con uso massiccio di lacrimogeni, impedendo al grosso di avvicinarsi all'ambasciata israeliana.<br /><br />Al ritorno dalla manifestazione, alle 19:30 (ora locale) abbiamo saputo che era cominciata l'invasione di Gaza da terra da parte della fanteria e dei carri armati sionisti, da lungo attesa. Abbiamo già discusso e deciso nuove azioni di solidarietà. La prima è una dimostrazione domani pomeriggio.<br /><br />GIÚ LE MANI DA GAZA! Le truppe sioniste fuori da Gaza, ORA! Libertà per la Palestina!<br /><br /><br />Savas Michael, 3 gennaio 2009<br /><br />info@pclavoratori.itPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-9321819548906472762009-01-05T01:38:00.000-08:002009-01-05T01:40:42.274-08:00Marco Ferrando : con i palestinesi contro l' oppressore israelianofonte ANSA<br /><br />(29 dicembre 2008)<br /><br />FERRANDO,CON I PALESTINESI CONTRO OPPRESSIONE ISRAELE<br />ROMA - "I bombardamenti di Israele sul popolo affamato di Gaza sono un crimine odioso. Tutti gli appelli ipocriti ed equidistanti per la pace in Palestina, coprono questo crimine e nascondono la verità più semplice: il sionismo è disposto a tutto pur di piegare la resistenza araba alla propria dominazione; i palestinesi non accetteranno mai l'occupazione sionista della propria terra". Lo afferma Marco ferrando, del Partito comunista dei lavoratori. "L'unica possibile pace tra arabi ed ebrei passa per l'eliminazione della vera causa storica della guerra: l'oppressione del popolo palestinese, la negazione del suo diritto al ritorno nella propria terra. Ciò che richiede la messa in discussione delle stesse fondamenta dello stato sionista di Israele". "A sua volta la sconfitta dello Stato di Israele non passa né per il fondamentalismo reazionario di Hamas, né per la via fallimentare del compromesso con il sionismo. Passa per il rilancio dell'Intifada popolare palestinese e per la sua estensione rivoluzionaria in tutta la nazione araba: nella prospettiva di una Palestina unica, laica, socialista, rispettosa del diritto di autodeterminazione della minoranza ebraica", conclude Ferrando. Ogni ritardo di questa prospettiva, segnerà la continuità della guerra e dei crimini sionisti.<br /><br />info@pclavoratori.itPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-59492347106245674372008-12-25T09:50:00.000-08:002008-12-25T09:51:02.482-08:00Solidarietà al compagno della CGIL vittima dell’autoritarismo delle forze dell’ordine e dello StatoIl coordinamento regionale sardo del Partito Comunista dei Lavoratori esprime la più completa solidarietà al compagno della Fillea-CGIL della Gallura ingiustamente e autoritariamente accusato dalle forze dell’ordine di “violazione del segreto di Stato”, con l’accusa di aver scattato delle foto nei pressi dei cantieri del G8 a La Maddalena , dove il sindacalista si occupa della difesa dei diritti e delle condizioni di lavoro degli operai edili contro i soprusi e le irregolarità dei padroni. <br /><br />Questo gravissimo atto poliziesco, che ha costretto il compagno della CGIL a subire una perquisizione da parte delle forze dell’ordine e una mattinata di interrogatorio, si inserisce nel quadro dell’attacco del governo Berlusconi e della borghesia ai diritti e alle libertà sindacali e democratiche di chi si batte in difesa dei diritti dei lavoratori. Gli attacchi al diritto di sciopero, alle organizzazioni sindacali ai compagni, e ai diritti democratici in generale devono allarmare seriamente tutti i sindacati, i partiti della sinistra e i sinceri democratici. <br /><br />Invitiamo la Cgil a mobilitarsi in difesa del compagno oggetto della repressione dello Stato, e delle libertà sindacali, anche con presidi e manifestazioni nel territorio gallurese. Come Partito Comunista dei Lavoratori saremo sempre disponibili a qualsiasi lotta in difesa del compagno (e di tutti i compagni) oggetto del grave attacco antisindacale. <br /><br />Inviamo al compagno la nostra più sentita solidarietà e la nostra vicinanza. <br /><br /> <br /><br /><strong>Partito Comunista dei Lavoratori - Coordinamento regionale Sardegna</strong>Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-56575093332075085502008-10-10T05:31:00.000-07:002008-10-10T05:34:20.743-07:00Crisi capitalistica: paghi chi non ha mai pagato!(7 ottobre 2008)<br /><br />COMUNICATO STAMPA <br />Dichiarazione di Marco Ferrando <br /><br />Tutte le ricette anticrisi sono fallite. Ora bisogna respingere al mittente <br />ogni richiesta di nuovi sacrifici: paghi chi non ha mai pagato, non il mondo <br />del lavoro. <br />La crisi capitalistica si aggrava. <br />Tutte le illusioni liberali o keynesiane, tutte le ricette dei sacerdoti del <br />capitale, sono di fronte al proprio fallimento. Il dispendioso soccorso dei <br />banchieri a spese dei contribuenti non inverte la china della crisi, né in <br />America né in Europa. Una più larga ondata recessiva minaccia una volta di <br />più la condizione di vita di centinaia di milioni di lavoratori, già gravati <br />da decenni di sacrifici. La verità è che solo una prospettiva <br />anticapitalistica può indicare una via d'uscita reale dalla crisi economica <br />e sociale. Il resto è chiacchiere. E' l'ora che il movimento operaio e le <br />sinistre si battano finalmente per questa prospettiva rompendo con le <br />illusioni del passato. <br />Da subito va respinta al mittente ogni richiesta di nuovi sacrifici: paghi <br />chi non ha mai pagato, non il mondo del lavoro. <br />I miliardi destinati all'aiuto dei banchieri vadano alla protezione dei <br />salari, delle pensioni, dei servizi sociali. Si restituisca ai lavoratori e <br />alla previdenza pubblica l'importo dei fondi pensione, oggi a rischio o in <br />picchiata. Si nazionalizzino le banche, sotto il controllo dei lavoratori, <br />senza indennizzo per i grandi azionisti, a tutela degli stessi piccoli <br />risparmiatori: consentendo l'abbattimento dei mutui da usura sempre più <br />insostenibili per milioni di famiglie. Si destinino alla scuola, alla <br />sanità, all'edilizia popolare le risorse oggi riservate alle grandi imprese, <br />alle spese militari, alle gerarchie ecclesiastiche. <br />Il PCL porterà in piazza l'11 ottobre la proposta di un governo dei <br />lavoratori quale unica vera alternativa, a sostegno di un programma di <br />svolta. <br /><br />Milano, 7 ottobre 2008 <br /><br />MARCO FERRANDO <br />portavoce del Partito Comunista <br />dei LavoratoriPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-43536845503477018632008-10-05T04:12:00.000-07:002008-10-07T00:13:33.723-07:00La paura della borghesiaDirigenti politici, economisti, tecnocrati ed intellettuali della grande borghesia esternano quotidianamente le loro paure di fronte alla catastrofe economica, sociale e politica in corso. Sentono di essere screditati di fronte alla maggioranza della popolazione. Mario Monti se la prende con l’oligarchia al potere negli Usa: “Ma gli Usa hanno fallito in quella ‘specialità’ che per molti decenni hanno insegnato con successo all’Europa e ai Paesi emergenti: la governance dell’economia di mercato. Con la crisi finanziaria in corso che si è generata al proprio interno, hanno dato un vulnus severo e durevole all’immagine e all’accettabilità, nel mondo, dell’economia di mercato”( Sole24ore, 22 agosto). Ernesto Galli della Loggia va più a fondo di Monti: “Sembra cioè farsi sempre più strada, in vasti settori della popolazione, la convinzione che prima che le loro azioni siano le stesse idee delle élites sociali finora in auge, il loro modo di sentire e di essere, la loro cultura nell’accezione complessiva del termine, ad aver fatto il proprio tempo e a essere sempre più estranee alle opinioni delle maggioranze”. Da questa constatazione trae delle conclusioni politiche chiare: “Di fronte a tutto ciò parlare di una ‘ribellione delle masse’ all’ordine del giorno sarebbe francamente esagerato. Ma tenere gli occhi ben aperti di certo non lo è”( Corriere della Sera, 4 ottobre). <br />Con parole sue Galli della Loggia esprime quello che Gramsci chiamava crisi dell’egemonia della classe dominante: quando la crisi, la catastrofe economica, si esprime al suo massimo livello, quello della crisi del consenso alla classe dominante. Quando le cose stanno così, si entra in una crisi rivoluzionaria. Allora quale è il dovere delle forze della sinistra proletaria? “Si tratta qui del dovere più incontestabile e più essenziale di tutti i socialisti: il dovere di rivelare alle masse l’esistenza di una situazione rivoluzionaria, di spiegarne l’ampiezza e la profondità, di svegliare la coscienza e l’energia rivoluzionaria del proletariato, di aiutarlo a passare all’azione rivoluzionaria e a creare delle organizzazioni conformi alla situazione rivoluzionaria per lavorare in questo senso”( Lenin, Il fallimento della II Internazionale). Questo fa il Coordinamento internazionale per la rifondazione della IV Internazionale e la sua sezione nello stato italiano, il Partito Comunista dei Lavoratori, che propone come organizzazione della lotta un’assemblea intercategoriale dei delegati, promossa unitariamente, che vari una piattaforma di svolta per una vertenza generale di tutto il mondo del lavoro. In questa assemblea ci batteremo perché siano presenti gli obiettivi sintetizzati nelle nostre parole d’ordine per la manifestazione dell’11 ottobre: nazionalizzare le banche, non i loro debiti;abbattere i mutui non i salari; governino i lavoratori non i banchieri. <br />A chi ci obietta che il governo dei lavoratori è un’utopia perché l’economia è troppo complessa, rispondiamo che chi non lo considera realistico è subalterno all’ economia dell’accademia, ai suoi modelli econometrici ed alle sue formule, ormai, screditate fra gli stessi borghesi. A riguardo, è significativo quanto ha scritto Mario Margiocco: “L’intero investment banking è stato colpito dal morbo di Black-Scholes: il virus nascosto nella formula matematica che porta quel nome e che ha fatto vincere all’Accademia americana tre premi nobel. La formula, che si pensava capace di eliminare il rischio dalle transazioni finanziarie, è invece la madre di tutti i guai, con la pretesa di saper individuare il giusto prezzo futuro. Di prevedere il futuro, insomma”( Sole24ore 21 sett.). Una tale prerogativa è propria, secondo il fondatore della scienza moderna, Galileo, di un’intelligenza extensive, cioè un’intelligenza in grado di possedere contemporaneamente la visione del presente, del passato e del futuro. Ma, ironicamente, Galileo faceva notare che un’intelligenza del genere la possiede solo dio. Pretese del genere sono proprie del delirio idealista, alimentato sicuramente dalla polvere di cocaina che aleggia nelle Borse e negli ambienti prossimi. <br />Di fonte alla paura che manifestano le élites borghesi, Rossana Rossanda non trova di meglio che porsi i seguenti interrogativi: “ Che faremmo se fossimo al governo? Che chiederemmo di fare a Prodi se non fosse stato rovesciato?”( Manifesto 4 ottobre). Rossanda ripone ancora le sue speranze in un individuo la cui azione di governo ha portato per ben due volte un tipo come Berlusconi e la destra al governo, e la maggioranza del movimento operaio alla devastazione, innanzitutto, politico-culturale. Rossana Rossanda ha la responsabilità di continuare a diffondere, nella sinistra, la tesi che per il movimento operaio, di fronte alla catastrofe ed alla destra trionfante, non c’è altra strada che quella dell’alleanza con quella parte della borghesia, secondo lei e quelli come lei, illuminata. Questa tesi costituisce il nucleo di fondo del togliattismo di Rossanda che continua a legarla alla tradizione stalinista dei “fronti popolari”. Rossana Rossanda, dopo la vaporizzazione del mito maoista, è entrata in quella schiera, purtroppo numerosa, di intellettuali di sinistra che ”hanno dedicato i loro anni migliori al compito di escludere dall’orizzonte storico la possibilità di un crollo capitalista e di tacciare di catastrofismo chi diceva il contrario”( Jorge Altamira, Crisi mondiale: una sinistra accademica e paurosa, Prensa Obrera n° 1057). La fondatrice del Manifesto si ostina a dimenticare che Prodi ha trafficato nella Goldman Sachs in buona compagnia con Mario Draghi, ex vicegovernatore della stessa, con Mario Monti, con Gianni Letta membro dell'Advisory Board di G.S., con R.Rubin, da dirigente Goldman Sachs a segretario al Tesoro presidenza Clinton, con H. Paulson, da vice Presidente di Goldman Sachs a Segretario al Tesoro sotto presidenza G.W. Bush. Una compagnia di pescicani, affamatori di popoli, affetti da delirio di onnipotenza. Rossanda continua ad accreditare, fra i lettori del Manifesto, uno come Prodi che ha dedicato tutta la sua vita a servire i capitalisti e quel centro della reazione mondiale che è il Vaticano? <br />La paura che la borghesia ha della catastrofe in corso, si trasmette alla sinistra piccoloborghese. Rossanda concorda con Parlato che, qualche giorno prima sul Manifesto ( 30 settembre), ammoniva che “ non c’è affatto di essere contenti perchè la meccanica stessa del capitalismo e anche del mercato scaricherà il massimo dei danni sui lavoratori e sui ceti meno abbienti”. Ma si è mai visto che il passaggio da un modo di produzione ad un altro avvenga senza catastrofi? Il fine del socialismo scientifico, a differenza del riformismo disarmante, è quello di armare le avanguardie della classe salariata a questa evenienza. Prepararle in modo tale da essere capaci di raccogliere sotto le bandiere della rivoluzione sociale, anche, i settori della piccola borghesia rovinati dalla catastrofe e dallo scempio che capitalisti, banchieri e pescecani della finanza fanno dei loro risparmi. Non è vero che la piccola borghesia nelle catastrofi si sposta meccanicamente a destra. Questo succede quando le direzioni della sinistra e del movimento operaio cercano la protezione di quella parte della borghesia da loro ritenuta, erroneamente, illuminata. La piccola borghesia odia chi è responsabile del saccheggio dei suoi risparmi, perciò la strada obbligata è quella della “nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, quale misura indispensabile di svolta sociale e di igiene morale, persino a tutela dei piccoli risparmiatori”(Marco Ferrando). <br />La catastrofe in corso rovina settori consistenti degli strati bassi dei ceti medi e questo si ripete dalla prima crisi generale del capitalismo che fu la causa oggettiva delle rivoluzioni del 1848. La piccola borghesia francese - dopo essere stata influenzata dai “democratici puri” – marciò, nel giugno del 1848, contro le barricate proletarie, convinta di ottenere una ricompensa, ma rimase tristemente sorpresa dopo il massacro proletario: <br />“E quando le barricate furono abbattute e gli operai schiacciati e i guardiani delle botteghe, ubriachi di vittoria, si rovesciarono di ritorno nelle loro botteghe, ne trovarono sbarrato l’ingresso da un salvatore della proprietà, da un agente ufficiale del credito, che agitava loro in faccia le sue lettere di protesta: cambiale scaduta! Fitto scaduto! Tratta scaduta! Bottega fallita! Bottegaio fallito” ( Karl Marx, Le lotte di classe in Francia). <br />Dopo centosessanta anni la questione non è cambiata: o ci si schiera col programma del proletariato rivoluzionario e si combatte sotto le sue bandiere oppure si va incontro a catastrofiche sconfitte. <br /><br />Gian Franco Camboni direzione Pcl 5 ottobre 2008Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-77987147080602689722008-10-04T04:07:00.000-07:002008-10-04T04:08:57.588-07:00DICHIARAZIONE SULLA CRISI CAPITALISTICA(4 ottobre 2008)<br /><br />La crisi di Wall Street e i suoi primi effetti in Europa non sono semplici turbolenze, per quanto gravi, del capitalismo: sono la cartina di tornasole della sua vera natura e, insieme, della sua crisi strutturale. Esse smentiscono una volta di più, se ve n’era bisogno, tutti gli annunci apologetici dell’89 sulla nascita di un nuovo “ordine mondiale” economicamente prospero. Così come sconfessano tutte le fantasie neoriformiste o “centriste” su un “nuovo mondo possibile” in ambito capitalistico. Al contrario: l’attuale crisi capitalistica conferma una volta di più l’attualità della rivoluzione socialista internazionale quale unica via d’uscita storicamente progressiva dalla crisi dell’umanità.<br /><br /><br /><br />Naturalmente sarà necessario verificare attentamente il corso della crisi finanziaria, i ritmi della sua propagazione internazionale, le sue ricadute sulla produzione mondiale, i suoi effetti sul declino americano negli equilibri globali. Ma in ogni caso al di là delle sue variabili imprevedibili, la grande crisi di Wall Street rivela nella forma più clamorosa tutta l’irrazionalità del capitalismo, l’anarchia insuperabile del suo modo di produzione, la barbarie morale delle sue classi dirigenti, dei suoi partiti, dei suoi governi di diverso colore.<br /><br /><br /><br />Per vent’anni la borghesia mondiale, americana ed europea, ha costruito il grande castello delle proprie fortune finanziarie sul massacro sociale dei salari e del lavoro; sulla privatizzazione delle prestazioni sociali (fondi pensione); sull’indebitamento crescente e indotto di milioni di famiglie in cerca di casa o di cure sanitarie; sulla cinica cartolarizzazione dei debiti e dei rischi d’insolvenza: in una gigantesca giostra di capitali fittizi, spinta dalla ricerca di un profitto più elevato e più rapido di quello garantito dall’economia “reale”. La miseria sociale e la speculazione sulla miseria sono state la base dell’enorme ricchezza finanziaria accumulata dalle grandi banche, assicurazioni, imprese. Oggi quelle stesse classi dirigenti cercano di scaricare gli effetti del crollo del loro castello finanziario sulle medesime vittime sociali delle proprie speculazioni. Questa è la sostanza del piano Paulson negli USA col sostegno congiunto di Bush, Obama e McCain. Questo è il segno dei salvataggi finanziari operati in Europa, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Belgio, in Olanda.<br /><br /><br /><br />Ovunque la crisi sconfessa clamorosamente le ipocrisie ideologiche degli ultimi 20 anni.<br /><br />I governi più “liberisti”, nel colpire i lavoratori, diventano i più “statalisti” quando si tratta di salvare i banchieri, naturalmente a spese dei contribuenti. I più solenni avversari del più piccolo “aiuto statale” per il salvataggio di posti di lavoro nei servizi pubblici, promuovono giganteschi aiuti dello stato per il salvataggio degli speculatori privati destinando centinaia di miliardi pubblici all’acquisto di titoli “tossici” o di azioni in declino. I nemici ideologici di ogni nazionalizzazione non esitano a comprare in tutto o in parte banche e assicurazioni in difficoltà: pagando indennizzi miliardari (e un futuro dorato) a sfruttatori cinici, con i soldi prelevati dal portafoglio degli sfruttati e da nuovi tagli sociali. I lavoratori colpiti nella previdenza pubblica a vantaggio di fondi pensione truffaldini (spesso oggi in picchiata) sono chiamati a pagare il conto lasciato dalle banche truffatrici: dunque sono truffati due volte. Famiglie spremute per anni da mutui bancari usurai sono chiamate a pagare il disastro dei loro strozzini: magari dopo aver subito il pignoramento della casa. Ovunque gli effetti della crisi e delle terapie borghesi si scaricheranno sulle condizioni sociali di grandi masse, già provate da decenni di “sacrifici”.<br /><br /><br /><br />Di fronte a questo scenario generale, si conferma, una volta di più, la totale inconsistenza di ogni ingenuità riformista. I teorici del capitalismo democratico e sociale, di un “keynesismo progressista”, di un compromesso riformatore con la borghesia, sono davanti al fallimento di tutte le loro fantasie. Il nuovo statalismo della borghesia è a sostegno delle banche (e del militarismo) contro i lavoratori. Né più né meno che il vecchio liberismo. E’ la riprova che la borghesia usa i più diversi specchi ideologici a difesa dei propri immutati interessi di dominio.<br /><br />Ogni riduzione dell’anticapitalismo all’antiliberismo ha rappresentato e rappresenta un inganno per i lavoratori e i movimenti sociali: spesso allo scopo di non pregiudicare compromessi di governo con le classi dominanti e i loro “partiti democratici” contro i lavoratori e i movimenti.<br /><br />Parallelamente l’enormità della crisi in corso polverizza tutte le impostazioni iperminimaliste sostenute nei movimenti dalle organizzazioni centriste (Tobin tax, democrazia partecipativa…): miti ideologici illusori ormai defunti, subalterni all’idea di un capitalismo “sociale”, che rivelano, tanto più oggi, tutta la propria impotenza.<br /><br /><br /><br />La verità nuda e cruda che la grande crisi internazionale ci consegna è la conferma del marxismo: il capitalismo non è socialmente riformabile. Né per via ministeriale, né per opera della “pressione” dei movimenti. Nessun nuovo futuro per l’umanità è compatibile con il potere delle banche, delle assicurazioni, delle grandi imprese, dei loro partiti, dei loro governi, dei loro Stati. Il rovesciamento rivoluzionario di questo potere è condizione storica decisiva per il progresso della società umana. Solo un governo operaio può nazionalizzare le banche non i loro debiti. Solo il potere dei lavoratori e delle lavoratrici può rendere possibile un mondo nuovo, liberato dalla dittatura del capitale finanziario.<br /><br /><br /><br />Il PCL è orgoglioso di rappresentare l’unico partito della sinistra italiana che si batte per questa prospettiva storica, e che cerca di ricondurre ad essa le rivendicazioni immediate di lotta, e tutto il proprio intervento quotidiano nella classe operaia e in ogni movimento.<br /><br />Come è orgoglioso di appartenere a una corrente rivoluzionaria internazionale che persegue lo stesso programma in tutto il mondo: perché la crisi mondiale del capitalismo conferma ancora una volta che l’alternativa socialista o è internazionale o non è.<br /><br />ESECUTIVO NAZIONALE PCLPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-45185096141200906842008-10-03T07:13:00.000-07:002008-10-03T07:14:16.663-07:00sulla crisi finanziaria, lavoro e la manifestazione dell' 11 Ottobre(2 ottobre 2008)<br /><br />(ANSA) - ROMA, 1 OTT - Il Partito comunista dei lavoratori<br />«rivendica la nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo<br />e sotto il controllo dei lavoratori, quale misura indispensabile<br />di svolta sociale e di igiene morale, persino a tutela dei<br />piccoli risparmiatori»: così Marco Ferrando del Pcl secondo<br />cui occorre «nazionalizzare le banche, non i loro debiti;<br />abbattere i mutui, non i salari; governino i lavoratori, non i<br />banchierì». Queste - fa sapere Ferrando - «saranno tra le<br />parole d’ordine che porteremo l’11 ottobre alla manifestazione<br />nazionale delle sinistre».<br />«L’attuale crisi finanziaria - prosegue - smaschera le<br />ipocrisie di 20 anni. I governi più liberisti nel colpire i<br />lavoratori diventano i più statalisti quando si tratta di<br />salvare i banchieri a spese dei contribuenti. È a questo che si<br />prepara Berlusconi, mentre si affretta a rassicurare i<br />risparmiatori? La verità è che le banche italiane, impegnate<br />ad accrescere il proprio bottino nel trasporto aereo e<br />ferroviario, nascondono i propri bilanci proprio ai<br />risparmiatori: mentre continuano a crescere i mutui usurari,<br />cadono i fondi pensione, rischiano la bancarotta centinaia di<br />enti locali. Le sinistre non hanno nulla da proporre all’altezza<br />della gravità della crisi?».(ANSA).<br />=<br /><br /><br />Roma, 1 ott. (Adnkronos) - «Se la Cgil rompe finalmente con<br />Confindustria, è un bene per il mondo del lavoro. Ma non può ora<br />fermarsi a metà strada. Deve intraprendere la via di un vero sciopero<br />generale, su una piattaforma di svolta, che ingaggi un’autentica prova<br />di forza col padronato e col governo: a partire dalla rivendicazione<br />di un aumento generale dei salari di almeno 300 euro, e della<br />cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro». Lo<br />afferma Marco Ferrando del Partito dei comunisti lavoratori.<br />«È necessaria l’unità di lotta di tutte le organizzazioni<br />sindacali non concertative e di tutte le sinistre a sostegno di questa<br />prospettiva -esorta- Centrale è la promozione unitaria di<br />un’assemblea nazionale intercategoriale dei delegati che vari una<br />piattaforma di svolta per una vertenza generale di tutto il mondo del<br />lavoro».<br />E assicura: «Il Partito comunista dei lavoratori si batterà<br />tanto più oggi in ogni sindacato e luogo di lavoro per questa<br />prospettiva».Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-79241618249444318892008-10-01T01:45:00.000-07:002008-10-01T01:46:37.202-07:00Dichiarazione di Marco Ferrando sulla crisi finanziaria mondiale(30 settembre 2008)<br /><br />Roma, 30 set. - (Adnkronos) - «La crisi finanziaria che esplode a Wall Street e sbarca in Europa, ha messo a nudo tutta l’anarchia del capitalismo mondiale. Altro che il ’nuovo ordinè annunciato nell’89! <br />Vent’anni di false ideologie sono travolti dalla crisi. I governi più ’liberistì nel colpire i lavoratori diventano i più ’statalistì quando si tratta di salvare i banchieri, naturalmente a spese dei contribuenti. I lavoratori che hanno subito il taglio della previdenza pubblica a vantaggio della truffa dei fondi pensione (oggi in picchiata), sono chiamati a pagare il conto delle banche truffatrici. <br />Famiglie immiserite per anni dai mutui usurai pagano il conto lasciato dai loro strozzini: magari dopo aver perso la casa». Lo afferma Marco <br />Ferrando del Partito comunista dei lavoratori (Pcl). <br />«Tanto più oggi, tutte le illusioni su una possibile riforma sociale del capitalismo, sono prive di ogni credibilità -aggiunge- <br />L’unica via d’uscita dalla crisi che sia positiva per il mondo del lavoro passa per la prospettiva del rovesciamento dell’ordine capitalistico. <br />Per la costruzione, su scala internazionale, di una <br />società socialista, liberata dalla dittatura del profitto e restituita al primato dei bisogni sociali. Il Pcl è orgoglioso di rappresentare in Italia l’unico partito impegnato a ricondurre ogni lotta alla prospettiva della rivoluzione sociale e del governo dei <br />lavoratori. Sfidiamo su questo al confronto tutte le sinistre italiane».Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-28075713173403603532008-09-27T03:21:00.000-07:002008-09-27T03:25:01.460-07:00testo volantino per le mobiltazioni CGIL del 27 settembre(25 settembre 2008)<br /><br />VIA BERLUSCONI<br />NO AL CENTROSINISTRA<br />GOVERNINO I LAVORATORI<br /><br />Il governo Berlusconi sta procedendo ad un attacco durissimo contro il mondo del lavoro, senza incontrare una reale opposizione.<br />Si colpiscono i salari. Si estende la precarizzazione del lavoro. Si punta alla distruzione del contratto nazionale. Si porta a sanità e scuola pubblica un attacco mai conosciuto in precedenza. Si vorrebbe regalare il trasporto pubblico alle cordate dei capitalisti mettendo su una strada decine di migliaia di lavoratori. E intanto si cerca di alimentare la guerra tra i poveri con odiose politiche xenofobe.<br />Eppure manca l’opposizione.<br />Il PD di Veltroni, Calearo, Colaninno non vuole e non può opporsi a un governo Berlusconi che è oggi sostenuto da quella grande borghesia “amica” (Colaninno, Banca Intesa..) che il PD si candida a rappresentare.<br />Le sinistre Arcobaleno che in cambio di ministri avevano votato le finanziarie di Prodi e Confindustria, ora giustamente denunciano un governo che riprende e aggrava quelle politiche: ma non avanzano alcuna reale proposta generale di azione.<br />Così non si può andare avanti.<br />Grandi sono le responsabilità della CGIL. I suoi vertici dirigenti non solo non hanno promosso in questi mesi alcuna mobilitazione ma hanno continuato a negoziare con Berlusconi e Confindustria sulla manomissione del contratto nazionale. Subendo, ciò nonostante, una campagna di criminalizzazione della CGIL che mira alla sua resa incondizionata.<br />E’ necessaria una svolta. La CGIL rompa una volta per tutte con Confindustria e Governo e si ponga sul terreno di una reale mobilitazione di massa. E’ l’unica via per costruire un argine all’offensiva reazionaria e strappare risultati.<br />Il PCL - unico partito della sinistra a opporsi coerentemente al governo Prodi - rivendica una lotta radicale contro il governo Berlusconi per la sua cacciata. E propone un fronte unico d’azione tra tutte le forze politiche e sindacali del movimento operaio che scelgano di stare dalla parte dei lavoratori, su una piattaforma di vertenza generale del mondo del lavoro .Per uno sciopero generale vero, non simbolico, che punti a piegare governo e Confindustria con una lotta prolungata “alla francese”. Chiediamo a tal fine la convocazione di una grande assemblea nazionale intercategoriale dei delegati.<br /><br />Per un aumento generale dei salari di 300 euro netti<br />Per la cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro<br />Per un salario minimo di 1300 euro e un salario di 1000 euro per i disoccupati<br />Per la parità di diritti di lavoratori italiani e migranti<br />Per un grande investimento in scuola, sanità, trasporti, sotto controllo popolare<br />Per la nazionalizzazione, sotto controllo operaio, delle aziende che licenziano, inquinano, causano omicidi bianchi<br />Paghi chi non ha mai pagato: grandi profitti, spese militari, privilegi clericali<br /><br />A 40 anni dall’autunno caldo, occorre ripartire da una piattaforma di svolta: in piena autonomia dal centrosinistra, per aprire la prospettiva di un governo dei lavoratori che cacci le vecchie classi dirigenti.<br />Il PCL - la sinistra che non tradisce - è nato per battersi per questo programma, senza altro interesse che la sua realizzazione.<br /><br />PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORIPartito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-72315578980116504412008-09-23T12:34:00.000-07:002008-09-23T12:36:33.969-07:00CUB Alitalia e nazionalizzazionesi fa strada la proposta del PCL<br /><br />(23 settembre 2008)<br /><br />Roma, 22 set. - (Adnkronos) - «Il fatto che il sindacato Cub di Alitalia abbia avanzato la richiesta di nazionalizzazione della compagnia, è una novità positiva e importante. La richiesta di nazionalizzazione -sinora sostenuta sul piano politico dal solo Pcl- inizia a farsi largo tra i lavoratori. Chiediamo ai partiti della sinistra di appoggiare la richiesta avanzata dalla Cub». Lo afferma Marco Ferrando, del Partito comunista dei lavoratori Pcl.<br />«La nazionalizzazione di Alitalia, senza indennizzo per i grandi azionisti, è infatti l’unica vera alternativa alla nazionalizzazione dei suoi debiti, pretesa dalla Cai -prosegue- E l’unica soluzione che può tutelare i posti di lavoro e i diritti contrattuali per i lavoratori. L’affidamento al mercato e a nuovi eventuali compratori -come chiede Epifani e una parte del Pd-<br />esporrebbe i lavoratori a nuovi inaccettabili ricatti e sacrifici».Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-90762648018205304952008-09-17T05:54:00.000-07:002008-09-17T05:59:13.318-07:00Siamo al fianco dei lavoratori Alitalia, senza riserve.<p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;" align="center"><span style="font-size:100%;"><span style=";font-family:Arial;font-size:18;" >NO ALLA SVENDITA</span></span></p> <p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;" align="center"><span style="font-size:100%;"><span style=";font-family:Arial;font-size:14;" >LA VOSTRA DIGNITA' VALE PIU' DEI LORO PROFITTI</span><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ></span></span></p> <p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;" align="center"><span style="font-size:100%;"><span style=";font-family:Arial;font-size:14;" >OCCORRE UN COMITATO DI SCIOPERO</span><span style=";font-family:Arial;font-size:14;" ></span></span></p> <p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: center;" align="center"><span style="font-size:100%;"><span style=";font-family:Arial;font-size:14;" > </span></span></p> <p style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" > </span></p> <p style="margin: 0cm 0cm 0pt;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" > </span><br /></p><p style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">Se passa il piano CAI-BERLUSCONI si crea un precedente devastante per tutto il mondo del lavoro:</p><div style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ></span> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >decurtazione dei salari, cancellazione di anzianità e professionalità, umiliazione dei diritti<br />contrattuali più elementari.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />E' inaccettabile. E tanto più inaccettabile la firma sindacale di questa svendita.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />Come lavoratori del trasporto aereo avete dimostrato in questi giorni molta combattività e determinazione.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >Ora siete chiamati a usare la vostra forza con la stessa radicalità che la CAI e BERLUSCONI hanno usato contro di voi.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />Vincere si può.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >Si può bloccare l'intero trasporto aereo nazionale.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >Si possono eleggere dal basso in ogni struttura Alitalia comitati unitari di sciopero, sino a un comitato</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >di sciopero nazionale capace di dirigere e unificare la lotta.<span> </span></span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />In Francia forme simili di organizzazione della lotta hanno strappato risultati proprio nel settore dei trasporti.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >Perchè non riprendere quell' esempio?</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />Solo la forza dei lavoratori può far saltare il piano CAI-BERLUSCONI e aprire il varco</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >, dal basso, per l'unica vera soluzione alternativa che sia positiva per i lavoratori: <b><i>la nazionalizzazione dell'intero trasporto aereo nazionale, sotto il controllo dei lavoratori</i></b></span><b><i><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >, senza indennizzo per i grandi azionisti, con l'annullamento dei debiti bancari e l'abbattimento degli stipendi milionari dei dirigenti.</span></i></b></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />E' una soluzione che garantirebbe non solo i posti di lavoro e di diritti contrattuali, ma anche il portafoglio dei contribuenti</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >E' una soluzione altrettanto radicale di quella pretesa dal governo: la differenza è che guarda ai lavoratori, non ai banchieri.</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><br />In ogni caso il Partito Comunista dei Lavoratori si sente mobilitato al vostro fianco, come ha dimostrato in questi giorni la presenza ai vostri presidi del nostro portavoce nazionale</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >(Marco Ferrando). E sosterrà tutte le azioni di lotta che vorrete intraprendere: perchè la dignità dei lavoratori vale più</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" >dei profitti dei loro padroni.<span> </span></span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" > </span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" ><span> </span>Partito Comunista dei Lavoratori</span></p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;"><span style=";font-family:Arial;font-size:10;" > </span></p>Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-57820730138530638862008-09-13T04:10:00.000-07:002008-09-13T04:14:20.317-07:00''Il Pcl partecipera' alla manifestazione nazionale della sinistra promossa per l'11 Ottobre<div id="yiv2141396883"><h1 style="text-align: justify; font-weight: normal;"><span style="font-size:85%;">Marco Ferrando :<br /></span><span style="font-size:85%;">IL PCL Alla manifestazione dell' 11 Ottobre</span></h1><div style="text-align: justify;"> </div><h1 style="text-align: justify; font-weight: normal;"><span style="font-size:100%;">(11 settembre 2008)</span></h1><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;">''Da tempo - spiega - avevamo proposto pubblicamente una manifestazione unitaria da sinistra contro il governo reazionario di Berlusconi, indicando proprio la data dell'11 ottobre .<br />La manifestazione, finalmente convocata, puo' contribuire a rianimare settori disorientati del popolo della sinistra e a contrastare il disegno della sua assimilazione da parte del Pd e di Di Pietro''.<br /><br />''Al tempo stesso l'appello di convocazione della manifestazione conferma, come era prevedibile, tutte le ambiguita' dei gruppi dirigenti della Sinistra Arcobaleno attorno al rapporto futuro col Pd e col centrosinistra.<br /><br />Confermando oltretutto l'analisi del Pcl sul carattere di facciata della ''svolta a sinistra'' del Prc.<br /><br />''Per questo - prosegue Ferrando - il Pcl non aderisce all'appello e partecipera' alla manifestazione unitaria con una propria proposta distinta: che rivendica l'unita' di classe delle sinistre in alternativa al Pd, oggi e domani; sostiene tutte le lotte e mobilitazioni contro il governo e contro le politiche concertative (inclusa, in particolare, l'azione di sciopero del 17 ottobre); rivendica un Parlamento dei lavoratori e delle sinistre come sede di fronte unico contro Berlusconi; rivendica la cacciata del governo Berlusconi per un governo dei lavoratori, per mezzo di una radicale mobilitazione di massa''.<br /><br />''Il Pcl fa appello a tutti i militanti critici della sinistra a raggrupparsi l'11 ottobre attorno a questa proposta di indipendenza di classe''.<br /><br /><br />Roma, 10 settembre</p> </div>Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-15571179583334170892008-09-09T12:54:00.000-07:002008-09-09T12:57:04.739-07:00RISPOSTA A PIERPAOLO LEONARDI<h1 style="text-align: justify; font-weight: normal;" class="sottotitolo_pagina"><span style="font-size:100%;">La risposta di Marco Ferrando ( portavoce del PCL) alla lettera di Paolo Leonardi pubblicata ieri sul "Manifesto".</span></h1><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;" class="data_notizia">(9 settembre 2008)</p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;">Caro Pierpaolo, la risposta alla tua lettera non solo è dovuta, ma è gradita. Perché spero possa aiutare a "diradare la nebbia" sia su elementi di obiettiva confusione, sia su reali divergenze politiche che il tuo testo sottintende o rivela.<br />Nella sostanza, se ho ben inteso, tu tendi a "contrapporre" in qualche modo l'azione di sciopero e manifestazione previsti per il 17 Ottobre all'eventuale manifestazione da noi proposta per l'11 Ottobre. E lo fai non tanto in ragione di una vicinanza di date (tanto è vero che tu stesso riconosci che "la manifestazione dell'11 non inciderà più di tanto sulla partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici a quella che si terrà il 17"), ma di una valutazione politica: essendo a tuo avviso quella dell'11 una manifestazione di "autoreferenzialità politica tutta negativa" e quella del 17 un'azione reale di conflitto. Infine poni alcune domande sfida sulla scelta di riferimento sindacale o sulla scelta "conflitto o concertazione" (che, per inciso, capisco se rivolte a PRC e PDCI, ma grottesche se rivolte al PCL, visto i tempi e le ragioni della nostra nascita).<br />Provo a darti una risposta chiarificatrice e magari a porti io, a mia volta, qualche domanda.<br />1) Come ben sai, il PCL dà pieno e attivo sostegno all'azione di sciopero generale promossa per il 17 Ottobre (avendo oltretutto partecipato con i nostri iscritti membri dei diversi sindacati di base all'assemblea nazionale del 17 Maggio che ha promosso l'iniziativa e avendone salutato pubblicamente la positività). Così come ha dato pieno e attivo sostegno negli anni recenti a tutte le azioni di sciopero generale promosse dal sindacalismo di base contro quelle finanziarie del governo Prodi votate da PRC, PDCI o (nel 2006) da Sinistra Critica, anche con l'adesione pubblica dei nostri compagni iscritti e dirigenti in CGIL, talvolta pagandone il prezzo con vergognosi tentativi di ritorsioni burocratiche dell'apparato CGIL (ti è noto il caso del nostro compagno Debetto a Torino). Al tempo stesso, come in passato e tanto più oggi, riteniamo che l'attacco che viene condotto contro il mondo del lavoro, per la sua gravità, non sia affrontabile esclusivamente con singole iniziative di protesta del sindacalismo di base (per quanto naturalmente positive soprattutto se proclamate da un fronte unitario dello stesso ); ma richieda la preparazione di una vertenza generale del mondo del lavoro, basata su una piattaforma di lotta unificante e di svolta, che miri a sviluppare il movimento reale, a incidere realmente sui rapporti di forza e a strappare risultati. In questo senso abbiamo proposto e riproponiamo la convocazione congiunta di un'assemblea nazionale unitaria intercategoriale di delegati: perché quella assise può consentire di allargare, su base democratica, il fronte promotore di una vertenza generale, aggirando gli steccati divisori oggi esistenti tra diverse espressioni del sindacalismo di classe (sia di base che interno alla CGIL), e favorendo un livello superiore di mobilitazione. Ti chiedo: perché si continua ad opporre un silenzio a questa nostra proposta? Non vorremmo che questo silenzio (un sostanziale rifiuto) fosse determinato dal privilegiamento autoconservativo e d'immagine della propria sigla sindacale a scapito del movimento reale. Ma saremmo felicissimi – nell'interesse generale – se fossimo smentiti da una tua risposta di merito.<br />2) La contrapposizione tendenziale che tu operi tra lo sciopero del 17 e una manifestazione politica delle sinistre per l'11 è profondamente sbagliata. Per diverse ragioni complementari.<br />In primo luogo, consentimi una considerazione di carattere generale: il movimento sindacale non esaurisce la vita e le espressioni del movimento operaio (politiche, organizzative, associative, culturali). Noi restiamo degli inguaribili leninisti: contro ogni forma di pansindacalismo (che vede nell'azione sindacale tutta la politica di classe); così come contro ogni pretesa di questa o quell'altra forza della sinistra di esprimere un "proprio sindacato" come propria cinghia di trasmissione (con una riduzione economicista del proprio intervento politico e a scapito del movimento reale). Come PCL, rovesciamo esattamente questa impostazione. Così come siamo per il pieno e libero dispiegamento dell'azione sindacale in funzione dello sviluppo della lotta di classe e contro ogni logica autoconservativa, così cerchiamo di sviluppare in ogni movimento e nell'ambito dell'intera società una battaglia politica più generale: che riconduca ogni rivendicazione parziale (sindacale, sociale, antimperialista, antirazzista, femminista, anticlericale, ambientalista) alla prospettiva del rovesciamento del capitalismo e del potere dei lavoratori. Il PCL considera il proprio partito non come "un fine", ma come lo strumento organizzato di questa battaglia. E questa battaglia, per sua natura, non si svolge solo sul terreno sindacale, ma investe l'intero quadro politico: a partire dall'opposizione alla politica complessiva del governo. E' possibile rimuovere la complessità e l'ampiezza della battaglia politica dei comunisti alla sola dimensione sindacale e, per di più, alla sola azione del sindacalismo di base? E' un'impostazione legittima, s'intende. Semplicemente non solo non è la nostra, ma è un'impostazione che contrastiamo apertamente.<br />In secondo luogo, il terzo governo Berlusconi, per le sue caratteristiche reazionarie, sottolinea una volta di più l'esigenza di un'opposizione di classe sul piano politico e non solo su quello strettamente sindacale. Appoggiandosi su rapporti di forza ben più favorevoli che in passato, il governo sviluppa un attacco politico frontale non solo ai diritti sociali del mondo del lavoro, ma a spazi e conquiste democratiche più generali, puntando su una riarticolazione dell'apparato dello Stato basata sul rilancio del suo potere di comando: tendenza alla militarizzazione della gestione di alcuni conflitti sul territorio; disegno federalista contro i lavoratori e le masse meridionali; tentativo di cancellazione dei partiti della sinistra persino dal Parlamento Europeo con l'introduzione di sbarramenti elettorali antidemocratici; attacco all'esistenza stessa dei giornali di riferimento della sinistra; negazione del diritto di voto agli immigrati persino sul terreno amministrativo; immunità giudiziaria delle "più alte cariche dello Stato" (Lodo Alfano); matrimonio istituzionale con le gerarchie vaticane; svolta autoritaria contro gli studenti nelle scuole e contro i comportamenti e le libertà giovanili più in generale. Per non parlare, naturalmente, della ben nota campagna xenofoba, dei suoi riflessi sull'involuzione del diritto, della legittimazione strisciante che essa fornisce all'azione fascista o teppista, sul territorio, contro i settori più marginali e indifesi delle masse oppresse. E tutto questo si produce, come ben sai, senza alcuna reale opposizione parlamentare, ed anzi anche grazie alla relazione consociativa del governo con vasti ambienti del PD e col blocco materiale d'interessi bancari e confindustriali su cui il PD s'appoggia.Bene. Pensi che la piattaforma dello sciopero del 17 possa abbracciare il grosso di questi temi? E' evidente che no: perché giustamente è uno sciopero di carattere prevalentemente sindacale. Ritieni che si possa evitare o rinviare una risposta politica di mobilitazione contro questa deriva reazionaria, lasciando campo libero ancora una volta al populismo di Di Pietro o al liberalismo borghese di Veltroni? Penso (e spero) che tu risponda negativamente. Ecco: la proposta che abbiamo lanciato di una manifestazione unitaria delle sinistre contro il governo Berlusconi vuole rispondere a questa esigenza elementare: dar vita a un'opposizione politica del movimento operaio al governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dai tempi di Tambroni (1960). Dove sta allora, caro Pierpaolo, l'"autoreferenzialità"? In chi prova a rispondere a questa esigenza politica reale o in chi la rimuove per proteggere (dall'attacco di nessuno) il proprio guscio sindacale?<br />In terzo luogo, l'esigenza di una mobilitazione politica è anche legata all'eccezionalità dello scenario politico-istituzionale. Per la prima volta, nell'intera storia del dopoguerra, il Parlamento è interamente presidiato da partiti organicamente borghesi (reazionari, liberali, populisti). Per la prima volta una parte importante del mondo del lavoro e del popolo delle sinistre si sente privata di una propria specifica rappresentanza. Sappiamo bene la causa politica di questo contesto: da un lato la corresponsabilità suicida delle sinistre al governo della borghesia italiana e alle sue politiche di rapina sociale e di guerra, negli anni passati; e dall'altro la presenza di leggi elettorali reazionarie. Ma resta il fatto che questo contesto è negativo per il movimento operaio. Sia perché, ad oggi, concorre ad accentuare senso di impotenza e smarrimento in settori popolari. Sia soprattutto perché favorisce e rafforza il progetto di "americanizzazione" della politica italiana, cioè il tentativo del liberalismo borghese di incorporare il mondo del lavoro in un gioco bipolare sempre più bipartitico: annullando la sinistra come presenza politica distinta, e rafforzando le tendenze anticomuniste di tipo maccartista. Dubito che un simile scenario sarebbe più favorevole, oltretutto, all'azione sindacale e di lotta del movimento operaio, come l'esperienza USA insegna. Impedire che il popolo della sinistra antiberlusconiano venga totalmente incorporato dalle manifestazioni del PD e di Di Pietro – in assenza di ogni segno visibile di vita di un'opposizione di sinistra indipendente – risponde dunque ad un'esigenza obiettiva. Anche da qui la nostra proposta di manifestazione politica contro il governo rivolta a tutte le sinistre italiane.Va da sé che la nostra proposta unitaria di mobilitazione contro Berlusconi rivolta alle sue principali componenti (non solo PRC e PDCI, ma anche SC e SD) non significa né ignorare, né diplomatizzare il nostro giudizio irreversibile sulla natura dei partiti che hanno partecipato al governo Prodi, dei loro gruppi dirigenti, delle loro responsabilità decisive nel disastro avvenuto. Ed anzi, proprio in ragione di quel bilancio, il PCL lavora tanto più oggi alla propria costruzione indipendente, in alternativa coi partiti e demistificando le loro "svolte a sinistra". Ma questa battaglia di egemonia alternativa non contrasta con la proposta di mobilitazione comune contro il governo, e con un rapporto di dialogo con militanti, iscritti, simpatizzanti di quei partiti, che oggi vivono comprensibilmente un senso diffuso di disorientamento. Una proposta di manifestazione comune è anche una forma di relazione con quel mondo.<br />3) Ci chiedi perché abbiamo proposto ("guarda caso" tu scrivi) la data dell'11 Ottobre. E' semplice: perché non decidiamo noi il calendario della politica italiana. Quella proposta di data è in relazione a un ragionamento politico elementare. In primo luogo risponde all'esigenza di anticipare la manifestazione del PD del 25 Ottobre: perché è del tutto evidente che in caso contrario si regalerebbe a Veltroni (dopo averlo regalato in Luglio a Di Pietro) uno spazio di capitalizzazione a sinistra molto ampio. In secondo luogo, risponde proprio all'esigenza di evitare una sovrapposizione diretta con l'azione di sciopero del 17 Ottobre. Sottolineo il fatto che, anche rispetto ai tempi di preparazione, la data migliore per la manifestazione delle sinistre sarebbe stata il 18 Ottobre; ma abbiamo scartato quella data proprio per il rispetto dell'autonomia dell'azione sindacale e per minimizzare i rischi di ricadute negative sulla sua riuscita (rischi che oggi infatti tu stesso riconosci sostanzialmente irrilevanti). In terzo luogo risponde all'esigenza di evitare la sovrapposizione con l'altra possibile data utile, per quanto anticipata, che è quella del 4 Ottobre: perché per quella data è prevista da molto tempo una specifica manifestazione nazionale antirazzista, promossa in primo luogo da Socialismo Rivoluzionario e Partito Umanista , alla quale il PCL aderisce (a dimostrazione che noi decidiamo sempre in base alla bontà delle iniziative e non alla nostra valutazione politica delle forze promotrici) e alla quale aderiscono moltissime realtà di movimento oggi impegnate in un settore importantissimo (a proposito: perché voi non aderite?). Come si vede, la proposta della data dell'11 non scaturisce da alcun calcolo perverso, ma solo dalla priorità della battaglia politica nell'interesse generale del movimento operaio. Quanto alla vicinanza di data dell'11 e del 17, non è la prima volta e non sarà l'ultima che mobilitazioni diverse cadono in momenti ravvicinati. E' capitato anche in anni recenti, in occasione della prossimità di manifestazioni sindacali e manifestazioni internazionaliste, senza che accadesse nulla di particolare. Così è oggi. A meno che una parte dei promotori dello sciopero del 17 voglia imbastire una campagna di disturbo contro la riuscita dell'11 Ottobre. Quella sì sarebbe una prova rovinosa di settarismo, che non esiteremmo a contrastare. Ma confidiamo che ciò non avvenga.Infine, a tale proposito ti ricordo che stiamo ancora aspettando la tua risposta alla nostra lettera relativa alla iniziativa del 9 settembre dalla cui convocazione ci avete voluto escludere, senza alcuna motivazione e a prezzo di alcune "forzature" sul recente passato , per cui chi due anni fa era assente e contrapposto alle prime iniziative contro il governo Prodi sembra essere stato presente e noi che le convocammo insieme a voi scompariamo nel nulla .<br />Caro Pierpaolo, spero con queste righe di aver contribuito alla chiarificazione sui problemi che hai posto (ciò che è anche chiarificazione di divergenze). Mi auguro in ogni caso di poterci ritrovare insieme sia il 17 Ottobre che l'11 Ottobre.<br /><br />Saluti comunisti<br /><br /><br />Per l'esecutivo PCL</p><div style="text-align: justify;"> </div><p style="text-align: justify;" class="firma_notizia">Marco Ferrando</p>Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1069661766023927394.post-74401439993103676032008-08-12T02:50:00.000-07:002008-08-12T03:41:37.141-07:00Lettera dell'Esecutivo del PCL ai firmatari dell'appello per un'assemblea nazionale il prossimo 9 settembre<div style="text-align: justify;"> <span style=";font-family:Garamond;font-size:130%;" >In questi giorni è stato pubblicato un appello da parte di una serie di organizzazioni (Sinistra Critica, Confederazione Cobas, Rdb/Cub, Rete dei Comunisti, Giorgio Cremaschi, Marco Bersani di Attack) per un'assemblea nazionale il prossimo 9 settembre della "sinistra politica e sociale" che avrebbe mantenuto "un filo comune di dibattito in questi anni". Nonostante il PCL sia stato sempre in prima fila nel fronte unico di lotta con queste organizzazioni, è stato di fatto estromesso da questo appello proprio da parte di chi ci ha sempre attaccati dandoci dei "settari" e "autoreferenziali". Pubblichiamo la risposta dell'Esecutivo del PCL ai firmatari di questo appello:<br /></span><br /><br />Cari compagni/e,<br /><span style=";font-family:Garamond;font-size:130%;" ><p>vi chiediamo le ragioni del mancato coinvolgimento del Partito Comunista dei Lavoratori nell’appello che avete promosso per l’assemblea del 9 Settembre. E di cui abbiamo appreso solamente da Il Manifesto.</p> <p>Vi definite, nel testo stesso dell’appello, "<i>organizzazioni e persone che hanno mantenuto un filo comune di dibattito e di mobilitazione in questi anni</i>". Bene. Sulla base di questo criterio, perchè la nostra esclusione?</p> <p>Come tutti voi ben sapete, il PCL è stato parte organica e costante del fronte di opposizione al governo Prodi, del suo "dibattito", della sua "mobilitazione". Lo è stato sin dall’inizio, quando quel fronte era un po’ meno partecipato. Lo è stato sin dal Luglio 2006, nelle iniziative davanti al Parlamento, contro il primo rifinanziamento della missione di guerra in Afghanistan, poi sostenuto dal voto di fiducia di tutta la maggioranza parlamentare, senza eccezioni. Lo è stato come forza promotrice, tra le altre, della manifestazione nazionale contro la missione imperialista in Libano (30 Settembre 2006): di fronte non solo ai cantori della "missione umanitaria", ma anche ai suoi sostenitori "critici" e dubbiosi. Lo è stato come una delle forze promotrici della manifestazione antisionista a Roma del Novembre 2006, quando altri preferirono sfilare a Milano con Fassino e col Centrosinistra. Lo è stato insomma quando un soggetto firmatario del vostro appello (Sinistra Critica) non solo non era partecipe di nessuna di quelle mobilitazioni, ma stava nella maggioranza del governo contro cui quelle manifestazioni si rivolgevano (votando ad esempio la finanziaria di 35 miliardi che aumentava le spese militari e di guerra). </p> <p>Naturalmente l’ ingresso nelle manifestazioni antigovernative (9 Giugno 2007) di quel soggetto e la sua successiva ricollocazione all’opposizione nella fase terminale della legislatura è stato un fatto importante. Ma che oggi, tra "le organizzazioni che hanno mantenuto un filo comune di dibattito e di mobilitazione in questi anni" figuri Sinistra Critica e sia escluso il PCL ci pare, nel suo piccolo, una enormità grottesca. Oltre che un’offesa inaccettabile alla verità e alla storia di questi anni. </p> <p>Non sappiamo chi ha proposto o praticato la nostra esclusione, chi l’ha subita, chi l’ha avallata, magari con indifferenza (anche se qualche idea l’abbiamo). Ma per quella correttezza elementare che dovrebbe ispirare i rapporti fra noi, e a cui in ogni caso noi ci atteniamo, chiediamo a ciascuno dei soggetti firmatari una spiegazione pubblica a fronte di una pubblica responsabilità: che, ad oggi, appare obiettivamente comune.</p> <p>Non siamo in presenza di un episodio nuovo o isolato. Un anno fa, nelle stesse identiche forme, fummo esclusi da un analogo appello pubblico alla mobilitazione contro il governo. Chiedemmo spiegazioni, ottenemmo un generale e imbarazzato silenzio. Salvo poi constatare che alcuni responsabili di quella immotivata esclusione andavano a dire in giro in tutta Italia che "il PCL si è tirato fuori in quanto settario e autocentrato". E in tante occasioni locali si sono prodotti, a cascata, atteggiamenti analoghi e ipocrisie molto simili, sempre nel segno del rovesciamento delle responsabilità. </p> <p>Sia chiaro allora una volta per tutte, e per tutti. </p> <p>Per noi, autonomia politica del nostro partito e relazioni unitarie nell’azione di opposizione non solo non si contraddicono, ma si tengono insieme. </p> <p>Siamo gelosi della costruzione autonoma del Partito Comunista dei Lavoratori, sulla base di una coerenza politica e di un progetto strategico che ci distinguono dalle altre forze della sinistra italiana. Portiamo da sempre nella battaglia di massa (e al pubblico confronto) una nostra specifica proposta programmatica e linea di intervento, tesi a ricondurre gli obiettivi immediati di lotta alla prospettiva anticapitalistica, fuori da ogni minimalismo ed economicismo. Rivendichiamo ovunque l’autonomia delle nostre scelte politico-elettorali, nazionali e locali, in alternativa alle forze riformiste e centriste: per esempio respingendo oggi la proposta avanzata da Sinistra Critica di una lista unitaria col PRC abruzzese, ipergovernista e compromesso in una giunta di malaffare travolta dagli scandali. </p> <p>Ma al tempo stesso abbiamo sempre ricercato e ricercheremo sempre la più ampia unità d’azione nelle lotte e nei movimenti contro i partiti borghesi e i loro governi, nell’interesse generale del movimento operaio e dello sviluppo del movimento di massa. Con questa logica abbiamo lavorato negli anni passati per il più ampio fronte di lotta contro il governo Prodi. Con questa logica abbiamo oggi proposto una grande manifestazione unitaria della sinistra italiana contro il governo Berlusconi e il padronato, con una pubblica indicazione di data ( 11 ottobre ) e la richiesta di un comitato promotore unitario.</p> <p>La nostra partecipazione all’assemblea del 9 settembre sta perfettamente in questo quadro più generale di iniziativa unitaria e di confronto aperto. Ancora una volta vi chiediamo: perché escludere il PCL dalla promozione dell’assemblea?</p> <p>A meno che la nostra vera " responsabilità " sia, al fondo, quella di essere ciò che siamo: programmaticamente, politicamente, organizzativamente indipendenti; impegnati nella costruzione di un partito comunista e rivoluzionario; e per questo avversi a pateracchi politici ed elettorali senza principi.</p> <p>Se questa è la " colpa ", non c’è rimedio. Gradiremmo solo, nel caso, lo diceste con chiarezza , con un’assunzione di responsabilità politica e senza ricorrere a piccole furbizie. </p> <p>In attesa di una vostra risposta vi inviamo</p> <p>Fraterni saluti anticapitalisti</p> <p>L’Esecutivo del Partito Comunista dei Lavoratori</p> <p>Milano 11/8/08</p></span></div>Partito Comunista dei lavoratori - Olbiahttp://www.blogger.com/profile/16273253567484521882noreply@blogger.com0