lunedì 26 marzo 2007

La lezione della lotta alla Legler

Per il coordinamento regionale delle lotte.
Per la nazionalizzazione senza indennizzo.
Per il controllo operaio

La lotta alla Legler di Macomer, Ottana e Siniscola non è finita. I 900 euro al mese di cassa integrazione previste nel decreto del lacchè Damiano sono un insulto alla dignità dei lavoratori e delle loro famiglie. Ci provino Damiano e Maddalena Salerno, l’assessora regionale al lavoro, a campare con 900 euro.
Il decreto Damiano ha un fine politico: bloccare la mobilitazione e dividere i lavoratori. Perciò è necessario che si crei l’iniziativa politica di solidarietà classista per impedire le manovre volte a isolare l’avanguardia della lotta alla Legler dal resto dei lavoratori.
La lotta degli operai e operaie della Legler ha ottenuto un importante successo politico:
aver ricacciato in gola a Soru, al suo advisor, alla Sfirs e a tutti i lacchè della giunta di centrosinistra il piano industriale-finanziario per la Legler presentato ai primi di febbraio, che prevedeva per il “salvataggio” dell’azienda il licenziamento di 500 lavoratori sui 900 occupati.
Su questo successo politico i lavoratori e le lavoratrici della Legler devono riflettere per comprendere la natura padronale del centro-sinistra, il carattere collaborazionista della burocrazia sindacale e la sua inutilità e dannosità per la classe operaia. Il piano Soru è saltato per la mobilitazione operaia e non per iniziativa dei burocrati.
La lotta non è finita e i lavoratori e le lavoratrici hanno potuto sperimentare quanta sia la loro forza collettiva, ma hanno potuto constatare la sproporzione tra la loro potente mobilitazione e ciò che hanno ottenuto.
I lavoratori della Legler hanno fatto bene a chiedere la defenestrazione dell’amministratore e del capo del personale. E’ un passo importante, ma ancora insufficiente. La questione centrale è che l’azienda passi sotto il controllo operaio. La crisi dell’industria sarda e di tutta l’economia capitalista dimostra che i padroni, i managers e i loro economisti prezzolati sono dei buoni a nulla, capaci solo di sfruttare e di gettare i lavoratori e le loro famiglie nella miseria.
La lotta alla Legler deve continuare. Ma come e con quali obiettivi?
Si deve creare l’unità e il coordinamento delle lotte nelle fabbriche in crisi intorno ad un obiettivo semplice ed unificante: nazionalizzazione senza indennizzo ai padroni.
Il centro-sinistra sardo e la burocrazia sindacale regionale continuano a sproloquiare nella ricerca di un nuovo socio privato per l’azienda. Sono dei falsi e degli ipocriti perché sanno bene che gli eventuali nuovi padroni pretenderebbero, come è sempre avvenuto, che l’acquisizione sia subordinata ad una drastica riduzione dell’occupazione.
Il coordinamento sardo del Partito Comunista dei Lavoratori ha potuto constatare con le inchieste sul campo dei suoi e delle sue militanti che i lavoratori e le lavoratrici delle fabbriche e di tutti i posti di lavoro( dal pubblico impiego ai call center e cantieri edili) vogliono lottare tutti uniti, compatti e disciplinati e attaccano la burocrazia sindacale perché mantiene separate e isolate le lotte.
Dalla realtà delle lotte viene un chiaro orientamento: creare il coordinamento unitario e una piattaforma comune.
Marciare in questa direzione è il solo modo per vincere.

Coordinamento regionale della Sardegna del
Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori
Cagliari 24/3/2007
info@pclsardegna.org

www.pclsardegna.org

domenica 25 marzo 2007

Crisi Palmera: via i padroni, si nazionalizzi la fabbrica sotto controllo operaio!

La sezione olbiese del movimento costitutivo del Partito comunista dei Lavoratori esprime la massima solidarietà e il massimo sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori della Palmera in crisi e alla loro lotta. Il nostro partito denuncia le responsabilità del padronato nella crisi e il carattere concertativo e collaborazionista dei sindacati confederali.
La crisi del polo industriale del nord Sardegna è la crisi del capitalismo italiano e della classe borghese; la responsabilità di tale crisi è da attribuirsi unicamente alle scelte sbagliate di quest’ultima, basate unicamente sul profitto individuale e pertanto denunciamo la messa in cassintegrazione di decine di operai (approvata dai sindacati concertativi), preludio, come tutti sanno, al licenziamento. Come al solito, sono sempre i lavoratori a pagare le conseguenze degli errori dei loro padroni e della crisi del capitalismo! La lotta dei lavoratori della Palmera deve essere connessa alle lotte di tutti i lavoratori delle aziende in crisi, alla lotta contro lo scippo del Tfr, contro le leggi precarizzanti (sia quelle del centrodestra che quelle del centrosinistra), contro la finanziaria della confindustria e dei banchieri e per una vertenza generale sul mondo del lavoro che unifichi tutte le lotte della classe lavoratrici, per dire basta ai sacrifici sempre a senso unico!
Indicando nella lotta il mezzo per portare avanti le richieste degli operai, rivendichiamo:

- La fine delle politiche concertative e dei compromessi a ribasso per gli operai.

- L’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari e cassintegrati.

- La nazionalizzazione senza indennizzo ai padroni e sotto controllo operaio della Palmera e di tutte le aziende in crisi e che licenziano;

- Il collegamento delle lotte dei lavoratori di tutte le industrie in crisi, in particolare nel Nord Sardegna.

Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Olbia