martedì 29 gennaio 2008

IL PCL VERSO LE ELEZIONI

SE NE VADANO TUTTI. GOVERNINO I LAVORATORI
La crisi del governo confindustriale di Romano Prodi segna il fallimento del Centrosinistra e delle sinistre in esso coinvolte.
In due anni il governo Prodi ha agito come comitato d’affari di Confindustria e delle grandi banche: regalando loro decine di miliardi, detassando i loro profitti, offrendo loro la previdenza privata (TFR), mantenendo le leggi di precarizzazione del lavoro, elevando l’età pensionabile e colpendo persino il pensionamento di vecchiaia. Mentre, parallelamente, ha mantenuto basi e missioni militari, ha elevato le spese di guerra, ha premiato e promosso i vertici di polizia responsabili del G8, si è genuflesso al Vaticano perfino sui diritti civili, ha riproposto decreti xenofobi antimmigrati.
Questo governo non ha affatto garantito il “meno peggio”. Al contrario: ha realizzato in meno di due anni ciò che Berlusconi non sarebbe stato in grado di realizzare, a fronte della prevedibile opposizione di massa . E’ vi è riuscito grazie al sostegno determinate delle sinistre di governo e delle burocrazie sindacali, che per due anni hanno votato tutto ciò che il loro popolo aveva combattuto: in cambio di ministri, sottosegretariati, ruoli istituzionali; o di un posto a tavola della concertazione.
Il fatto che questa corresponsabilizzazione delle sinistre alle politiche antipopolari abbia regalato alle destre il monopolio dell’opposizione, favorendone il rilancio, aggrava ulteriormente le loro enormi responsabilità .
L’argomento di Giordano e Diliberto secondo cui sarebbero stati i poteri forti a causare la crisi di governo per timore delle annucinate politiche sociali “redistributive”, è falso e risibile. E’ vero che la Confindustria chiede oggi un altro governo: ma perchè ritiene che solo un governo più stabile possa dare continuità alle politiche confindustriali di Prodi e possa svilupparle coerentemente nella propria direzione. Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, ha espresso sulla crisi e sulle prospettive questo inequivocabile giudizio: ”Prodi aveva messo nella sua agenda il patto sociale tra governo, imprese e sindacati per rilanciare la questione salari e produttività, collegando il calo del fisco ad una riforma della contrattazione ed un aumento della produttività. Ora la crisi politica blocca tutto. E’ un peccato. Speriamo di poter riprendere al più presto, su basi più solide. Un negoziato su questi temi è quanto mai necessario”(IL Sole 24ore del 25 gennaio). L’opinione di Confindustria non poteva essere più chiara. Il fatto che le sinistre di governo possano ora essere scaricate dai padroni dopo il prezioso servizio prestato, è una misura ulteriore del loro fallimento.
La totale assenza di principi dei gruppi dirigenti delle sinistre arcobaleno è rivelata peraltro nel modo più clamoroso dalla dinamica successiva alla apertura della crisi.
Una parte della sinistra arcobaleno (PDCI), nel mentre vocifera su salari e precariato, ripropone solennemente l’incarico a Prodi e la propria fedeltà al suo governo. Un altra parte, con Fausto Bertinotti, apre addirittura allo scenario di un possibile governo istituzionale con Berlusconi (in perfetta convergenza con Luca Cordero di Montezemolo): se mai dovesse realizzarsi, questa proposta coinvolgerebbe le sinistre in una operazione di macelleria sociale e democratica ancora più impegnativa.
La verità è che per Bertinotti e il suo gruppo dirigente del PRC non contano, al di là delle chiacchiere sulla “verifica sociale”, le ragioni dei lavoratori. Conta la partita di poker sulla legge elettorale (che si vuole su misura della “Cosa Rossa”) e la salvaguardia della Presidenza della Camera. E persino le divergenze inedite tra Bertinotti e Ferrero sul “governissimo” non riguardano questioni di principio, ma la guerra di posizionamento interno per il controllo del PRC e della sua segreteria.
Gli operai e lo stesso PRC sono solo pedine di uno spregiudicato gioco di scambio sui più diversi tavoli. Ieri, oggi, domani.
Il Partito Comunista dei Lavoratori fa appello a tutti i militanti onesti e agli elettori critici delle sinistre di Governo perchè traggano un bilancio definitivo di questi due anni, rompano con quei partiti, si raccolgano attorno al PCL.
I due anni del governo Prodi sono stati la conferma più clamorosa delle scelte e delle posizioni del Partito Comunista dei Lavoratori.
Siamo quella sinistra che, controcorrente, aveva denunciato e previsto natura e politiche del centro sinistra. Quella sinistra che due anni fa ha respinto ogni compromissione con il governo dell’Unione. Quella sinistra che per due anni si è puntualmente opposta alle sue politiche antioperaie, alle sue finanziarie, alle sue missioni militari, lavorando a costruire su questa base la più ampia unità d’azione tra tutte le forze disponibili.
Altri soggetti, anche “critici” (come Sinistra Critica), hanno votato 23 volte la fiducia al governo Prodi (persino sulla finanziaria dei 35 miliardi) salvo differenziarsi alla vigilia del suo crollo. Noi no. Non facciamo mercato dei principi: l’opposizione al governo della settima potenza capitalista del mondo non può essere merce di scambio, nè può valere a corrente alternata.
Quando rompemmo con il PRC in occasione del suo ingresso al governo lo facemmo proprio attorno a questo principio. E a partire da questo principio abbiamo lavorato a costruire il Partito Comunista dei Lavoratori che recentamente ha celebrato il proprio congresso fondativo: convinti come siamo che solo un partito di classe indipendente di rigorosa opposizione, basato su principi chiari, può lavorare a ricondurre le lotte parziali ad una prospettiva anticapitalista, quale unica vera alternativa. Evitando che i movimenti siano usati e subordinati ancora una volta agli interessi dei loro avversari.
Tanto più in questo quadro il Partito Comunista dei Lavoratori si prepara alle probabili elezioni politiche anticipate come forza indipendente e alternativa: quale unico partito della sinistra che per due anni si è opposto al governo Prodi. Solo una sinistra che non ha tradito e non si è compromessa può garantire che non tradirà.
Peraltro la più ampia presentazione del PCL alle elezioni può rappresentare un importante volano del suo sviluppo, dell’estensione della sua presenza, del suo radicamento sociale, rafforzando il processo di costruzione del partito indipendente della classe. E questo è ciò che risponde all’interesse generale del mondo del lavoro.
Per questo non ci interessano pasticci elettoralistici senza futuro con altre linee e progetti. Per noi la scelta elettorale è subordinata alla costruzione di un partito rivoluzionario, non viceversa.
Per questo facciamo appello a tutti coloro che riconoscono l’esigenza di una sinistra che non tradisca a raccogliersi attorno alle liste del partito comunista dei lavoratori e a costruire con noi la sua campagna elettorale.
Peraltro la profondità della crisi sociale e politica italiana, la stessa profondità della crisi delle sinistre, richiedono una risposta di fondo, un’alternativa complessiva, radicale, di sistema. Tanto più oggi non basta rincorrere obiettivi contingenti e iniziative di movimento. E’ necessario ricondurle a un progetto generale: alla costruzione di un’altra direzione del movimento operaio e dei movimenti di lotta, sulla base di un programma rivoluzionario. Questa è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.
La crisi italiana rivela il fallimento storico delle classi dirigenti del Paese e del loro progetto di Seconda Repubblica. Le loro promesse sono state smentite dai fatti.
Si è allargata la miseria sociale del mondo del lavoro. Si è aggravata, sotto tutti gli aspetti, la questione meridionale. E’ precipitata la condizione ambientale, per effetto del saccheggio capitalistico del territorio. La camorra e la criminalità organizzata si sono riaffermate, in osmosi col capitale finanziario e con larghi settori dell’apparato dello Stato.
Parallelamente vengono attaccate conquiste democratiche apparentemente consolidate (la L. 194) e addirittura criminalizzate le più elementari domande di laicità (come alla Sapienza). Mentre si espandono le politiche di guerra dell’imperialismo italiano e si assiste ad un’autentica “sacralizzazione” del sionismo, proprio nel momento della sua barbara aggressione contro il popolo palestinese.
E tuttavia il complesso di queste politiche non ha il consenso della maggioranza della società. Ed anzi ha scavato silenziosamente per vent’anni un fossato sempre più profondo tra scelte dominanti e senso comune di grandi masse. Milioni di lavoratori e di giovani consumano la propria rottura con una “politica” sempre più percepita come dimensione lontana, cinica e corrotta. Il fatto che questa rottura sia prevalentemente passiva non toglie che sia radicale. L’odio diffuso per i privilegi istituzionali della cosiddetta “casta” ha questa radice.
Le forze dominanti cercano di reagire a questa profonda crisi di consenso con strumenti diversi e combinati: la corresponsabilizzazione delle sinistre e delle burocrazie sindacali (concertazione); il ricorso al populismo anti-immigrati come valvola di sfogo reazionario dell’insoddisfazione sociale e mezzo di divisione dei lavoratori; la ricerca di leggi elettorali ancor più truffaldine che garantiscano a tavolino ai partiti dominanti e ai loro governi una rappresentanza parlamentare maggioritaria e artificiale.
Ma resta il fatto che la borghesia italiana, sotto la pressione della nuova competizione mondiale, non ha nulla da ridistribuire alle classi subalterne. Mentre proprio la crisi del governo Prodi, e l’esplosione delle contraddizioni interne a Centrodestra e Centrosinistra negli ultimi mesi rivelano le difficoltà irrisolte della borghesia nella stabilizzazione del suo equilibrio politico-istituzionale. Ciò che a sua volta alimenta la lotta interna all’apparato dello Stato, con effetti di nuove crisi e nuove instabilità.
Il movimento operaio è l’unico soggetto potenzialmente capace di porre rimedio alla crisi italiana. Può farlo alla sola condizione di rompere con le classi dirigenti del Paese, di promuovere una soluzione anticapitalistica della crisi, di candidarsi al governo dell’Italia sulla base di un proprio programma indipendente, di raccogliere e organizzare attorno a questo programma l’enorme rabbia sociale che cova in vaste masse popolari.
La proposta di un polo autonomo di classe e anticapitalistico, affermata dal nostro Congresso, è più che mai confermata dallo svolgimento della crisi politica. Peraltro solo la lotta vera per un’alternativa anticapitalista e un governo dei lavoratori può consentire, come sua risultante, la difesa di conquiste parziali o il conseguimento di nuovi obiettivi.
Come PCL siamo stati e siamo presenti in ogni lotta di opposizione. Siamo stati e siamo nel movimento contro la guerra, in un fronte unitario di lotta che sin dall’inizio ci ha visto partecipi e che abbiamo contribuito a costruire. Siamo stati e siamo in ogni azione di lotta e di sciopero contro le finanziarie del governo e gli accordi di concertazione (protocollo di luglio). Più in generale siamo stati e siamo, incondizionatamente, per la massima unità d’azione sul terreno della lotta, attorno a obiettivi comuni, tra tutte le forze che si oppongono alla borghesia, ai suoi partiti, ai suoi governi. Talvolta contrastando logiche di veto o riflessi autoconservativi di componente, a scapito dello sviluppo reale del movimento: come quelli che hanno spinto il grosso delle stesse forze anticoncertative a respingere la nostra proposta unitaria di promozione di una grande assemblea nazionale di delegati del NO al protocollo, che desse continuità e prospettiva al NO di un milione di lavoratori a partire dalle grandi fabbriche.
Con la stessa logica unitaria avanziamo la parola d’ordine di una grande vertenza generale unificante dell’intero mondo del lavoro attorno a una piattaforma di svolta: che parta dalla rivendicazione di forti aumenti salariali per tutto il lavoro dipendente; della cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro; del ritorno della previdenza pubblica a ripartizione. Perché la stessa esperienza del negativo accordo dei metalmeccanici, che addirittura aumenta straordinari e flessibilità, dimostra che senza una vertenza generale, nel recinto delle singole categorie, anche le lotte più avanzate sono esposte al recupero concertativo.
Al tempo stesso non ci limitiamo ne a parole d’ordine contingenti, né a una pura orbita “sindacale”. Non ci chiudiamo in una pura logica antagonista. Avanziamo una proposta programmatica generale, che parta dall’insieme delle emergenze della crisi italiana, per ricondurle alla prospettiva della rottura anticapitalistica, del governo dei lavoratori. Perché solo questa prospettiva dà un senso compiuto alle lotte di ogni giorno, preserva l’autonomia dei movimenti, costruisce l’unità delle loro ragioni.
1) Contro la barbarie degli omicidi bianchi nei luoghi di lavoro, rivendichiamo non solo l’abolizione delle leggi di precarizzazione, ma la galera per i padroni responsabili dell’insicurezza e l’esproprio delle loro aziende, senza indennizzo e sotto controllo operaio a partire dalla Thyssen Krupp. Più in generale rivendichiamo il controllo dei lavoratori, con poteri di veto, su tutti gli aspetti dell’organizzazione del lavoro.
2) Contro l’ingovernabilità della gestione rifiuti entro le attuali leggi del profitto, rivendichiamo il carattere pubblico, sotto controllo popolare, dell’intero sistema di raccolta e di smaltimento; l’esproprio dei terreni delle discariche (in mano alla camorra) per la loro bonifica; un grande investimento di risorse pubbliche in una capillare raccolta differenziata, sull’intero territorio nazionale, finanziato dalla tassazione di grandi profitti e patrimoni.
3) Contro l’usura legale dei mutui versi milioni di lavoratori e di famiglie rivendichiamo la nazionalizzazione delle banche (vera “associazione a delinquere”) senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori; l’annullamento dei debiti contratti, sotto ricatto, da milioni di persone; la nascita di un unico istituto di credito pubblico, sotto controllo popolare, come mezzo di sostegno a lavoratori e artigiani, piccoli commercianti, oggi torchiati e truffati dalla banche.
4) Contro l’imperialismo italiano e i sui costi sempre più ingenti, rivendichiamo non solo il ritiro immediato e incondizionato dalla truppe da tutti i teatri di guerra, ma l’abbattimento delle spese militari, la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell’industria bellica (come premessa della sua riconversione), l’abolizione della diplomazia segreta, il sostegno al diritto di resistenza di tutti i popoli oppressi e aggrediti -a partire dal popolo palestinese- per il loro pieno diritto di autodeterminazione.
5) Contro i privilegi materiali del Vaticano e di un clericalismo sempre più invadente e arrogante, rivendichiamo non solo la difesa della legge 194, dei diritti civili, dei principi di laicità; ma l’abolizione dei fondi pubblici a scuole e università private e confessionali, la fine dell’esenzione fiscale della Chiesa( iva e ici), l’esproprio delle grandi proprietà immobiliari del clero da destinare ad uso sociale.
6) Contro i privilegi delle istituzioni borghesi e del loro parlamentarismo, contro la natura di un apparato statale burocratico estraneo e ostile alle grandi masse, rivendichiamo uno stato di tipo nuovo basato sull’autorganizzazione democratica dei lavoratori e sul loro potere, sulla revocabilità permanente di ogni eletto; sulla abolizione di ogni privilegio degli eletti rispetto ai loro elettori: con la retribuzione di un deputato del popolo non superiore a 2000 euro.
Questo programma non rispetta le compatibilità del sistema capitalistico, ma le esigenze oggettive dei lavoratori e delle classi subalterne. Anzi mostra come la soluzione vera e reale di queste esigenze richieda la rottura con il capitalismo e un governo dei lavoratori.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si impegna a raccogliere attorno a questo programma tutte le energie disponibili, a partire dal mondo del lavoro.
La proposta “ se ne vadano tutti governino i lavoratori” è la nostra risposta alla crisi sociale e politica italiana. E’ e sarà l’asse caratterizzante della costruzione del PCL, del suo intervento nei movimenti, della sua stessa campagna elettorale.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
28 gennaio 2008

sabato 26 gennaio 2008

La teoria della selezione naturale e il materialismo

Il prof. Fiorenzo Facchini riconosce che “molti darwinisti sono credenti” ( La Nuova sardegna 22 Gennaio). Ciò dimostra che per fare scienza del vivente si deve ricercare nella prospettiva della teoria della selezione naturale e dei suoi arricchimenti (quelli della Grande Sintesi e della teoria degli equilibri punteggiati). Altrimenti si fa solo dell’ideologia. Ciò pone problemi non indifferenti agli specialisti credenti perché “il darwinismo rifiuta ogni fenomeno e causa naturale sovranaturale.La teoria dell’evoluzione per selezione naturale spiega l’adattamento e la varietà del mondo biologico esclusivamente in termini materialistici” ( Ernst Mayr, Le Scienze, sett.2000). I biologi credenti quando sono, anche,darwinisti si devono fermare quando l’evoluzione arriva alla specie umana perché qui c’è un “salto rispetto agli altri animali” perché qui interviene dio. Le condizioni generali del salto di cui parla il prof. Facchini sono esposte da Charles Darwin nell’altro suo capolavoro L’origine dell’uomo. In quest’opera non c’è alcun ricorso all’anima creata da dio per spiegare l’emergere della morale. Non si può essere darwinisti a metà, cioè bloccare la teoria della selezione naturale quando si arriva alla speciazione umana. La contraddizione non è tra darwinismo e materialismo, ma tra fede e darwinismo.

In questa contraddizione stanno le ragioni dell’offensiva oscurantista di Benedetto XVI. Secondo metodi tradizionali ben noti, combattuti da Dante, da Machiavelli, da Galileo, da Leopardi e da Francesco De Sanctis, l’attuale pontefice romano si è posto, in Europa, a capo della crociata contro il darwinismo a sostegno invece del Disegno Intelligente – data, in Europa, l’impronibilità della sua versione volgare, il Creazionismo, diffusa negli stati centrali degli USA. Il Disegno Intelligente è sostenuto pure da Bush che, qualche hanno fa, dichiarò che il Disegno Intelligente deve essere insegnato nelle università. Quest’ideologia, che negli Usa ha il suo centro nel multimilionario Discovery Institute, non è che la riproposizione del vecchio finalismo combattuto da Democrito ed Epicureo e sostenuto da Platone e Aristotele. Il corrispettivo del finalismo nella fisica del microcosmo ed in cosmologia si chiama invece principio antropico. Il Disegno intelligente pretende di smentire la teoria della selezione con il solito argomento della complessità: una cellula ha strutture “irriducibilmente complesse”, e non può essere il frutto di una dinamica di pure forze materiali ma, appunto, del disegno intelligente e del suo Ideatore e Creatore che una volta volta creata la cellula lascia fare all’evoluzione. H. Allen Orr su Le scienze (ottobre 2005) risponde a Michael J. Behe, uno dei principali propagandisti del Discovery Institute, ricordando che per i biologi, cioè gli specialisti del settore, “ci sono diversi modi con cui l’evoluzione darwiniana può dar luogo a sistemi irriducibilmente complessi. Una possibilità è che le strutture elaborate possano evolvere per una funzione e poi essere cooptate per un’altra del tutto differente, e irriducibilmente complessa”. Questa è una via indiretta a strutture complesse. La via diretta è quella avanzata nel 1939 dal genetista H. J. Muller: “Supponiamo che una parte sia aggiunta a un sistema semplicemente perché ne migliora le prestazioni; in questa fase non è essenziale per il suo funzionamento. Ma, poiché la parte aggiunta sarà presente durante le successive evoluzioni, da vantaggiosa potrebbe diventare essenziale. Con il ripetersi del processo sempre più parti, un tempo utili, diventano necessarie”.

H. Allen Orr ha concluso il suo articolo sottolineando che “ che i biologi non sono allarmati dall’arrivo dell’intelligent design perché hanno giurato fedeltà all’ateismo materialista, sono allarmati perché l’intelligent design è spazzatura scientifica”. Per questo motivo sia Stephen J. Gould che Niles Eldredge, i paleontologi e teorici della teoria degli equilibri punteggiati hanno sempre rifiutato di partecipare a dibattiti con i sostenitori del Disegno Intelligente. E chiesero agli altri scienziati di fare altrettanto. Per quanto riguarda lo sviluppo dal semplice al complesso, il prof. Facchini “ non ha nulla da eccepire sull’affermazione secondo cui le specie attuali discendono da forme più elementari, meno complesse” . Ma per il darwinismo lo stato attuale delle specie è il risultato di una storia molto più articolata e ricca di variabili interagenti di un lineare dal semplice al complesso. “Non nego – scriveva Gould nel 1994- che l’aumento della complessità sia un dato reale, ma sostengo che il nostro desiderio di vedere la storia come una progressione e gli esseri umani come organismi destinato al predominio ha distorto grossolanamente la nostra interpretazione, inducendoci a porre in posizione privilegiata un fenomeno di importanza relativamente secondaria, avvenuto solo come conseguenza di particolari vincoli iniziali. L’aspetto più saliente della storia biologica è la stabilità del modo di vita batterico, dalle prime testimonianze fossili fino ad oggi e, quasi certamente, anche per tutto il futuro della Terra. La nostra è in realtà <l’età dei batteri>, com’era all’inizio e come sarà sempre”.

Ciò che balza agli occhi nella storia della vita è la sua contingenza contrassegnata da cinque eventi catastrofici i uno spazio di tempo che va da 440 milioni di anni fa ( Ordoviciano superiore) a 65 milioni di anni fa , l’estinzione dei dinosauri ( al confine Cretaceo-Terziario). Nella terza catastrofe, quella alla fine del Permiano ( 245 milioni di anni fa), sparì il 90% delle specie presenti negli oceani, sulla terra i due terzi delle famiglie dei rettili e degli anfibi e il 30% degli insetti “ fu questa la sola estinzione di massa che essi abbiano mai subito” ( Douglas H. Erwin). Inoltre l’espansione dei mammiferi, sulle terre emerse, ha avuto come condizione l’estinzione dei dinosauri. In proposito Gould ipotizzò che i mammiferi, su cui i dinosauri prevalsero per un centinaio di anni, sopravissero alla catastrofe che eliminò i loro oppressori perché erano di piccole dimensioni mentre gli altri erano di grandi dimensioni. Ma gli individui di piccole dimensioni tendono ad essere più numerosi di quelli di taglia più grande. I mammiferi sopravissero alla catastrofe perché erano più numerosi dei dinosauri. “Ma perché i mammiferi erano piccoli? Non già perché sapevano che una cometa avrebbe colpito la terra dopo dieci milioni di anni e che ciò sarebbe tornato loro utile! Semmai, essi erano piccoli per una ragione negativa: e cioè perché i dinosauri avevano avuto la meglio su di loro in tutti i tipi di competizione per l’ingresso nello spazio ecologico di grande taglia. In questo esempio quindi i mammiferi sarebbero sopravissuti come conseguenza di una caratteristica negativa rispetto al predominio dei dinosauri. E la storia della vita è piena di esempi come questa.

Di fronte alla storia dell’evoluzione della vita nel quadro dell’evoluzione geologica del pianeta il Disegno Intelligente non sembra proprio intelligente. Se un ingegnere progettasse una macchina con un disegno la cui tortuosità è tale quale la storia della vita sulla terra, con gli sprechi di materiale che ne deriverebbero qualora si passasse alla realizzazione, non solo non vincerebbe alcun concorso ma gli consiglierebbero la visita di uno psichiatra.

Ipocritamente il Consiglio d’Europa nel documento n. 11297-8 giugno 2007, I pericoli del creazionismo nell’educazione, denuncia l’ideologia del Disegno Intelligente:

La teoria del ‘Disegno Intelligente’, che è l’ultima, più perfezionata versione del creazionismo, non nega un certo grado dell’evoluzione ma afferma ché opera di un’intelligenza superiore e non della selezione naturale. Sebbene più sottile nella sua presentazione, la dottrina del disegno intelligente non è meno pericolosa”(A7, B 93). Denunciamo questo falso paladino della scienza perché la sua politica economica crea le condizioni sociali e culturali per il proliferare di questa spazzatura ideologica. La distruzione della scuola ed università pubbliche ed il degrado culturale che ne deriva favoriscono il misticismo che offusca la mente e rende insicuri gli individui. Battere l’offensiva dei papisti è un imperativo per tutto il movimento operaio rivoluzionario.

Gian Franco Camboni – Direzione nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori

domenica 20 gennaio 2008

Comunicato stampa su contratto metalmeccanici di Marco Ferrando e Franco Grisolia (Partito Comunista dei Lavoratori).

Un accordo negativo dopo una lotta di grande significato

Il Partito comunista dei lavoratori esprime un giudizio negativo sull’accordo siglato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.

Dopo una lotta di grande significato, intrecciatasi con la reazione di sdegno per la strage alla Thyssen-Krupp, i metalmeccanici non ottengono, con l’ipotesi di accordo raggiunto, un risultato positivo.

L’aumento reale rispetto ai 24 mesi è di 97 euro lordi medi, cioè meno della proposta padronale di 100 euro giudicata inaccettabile dalla stessa delegazione sindacale pochi giorni fa. In cambio di tale miseria si cede sull’allungamento del periodo contrattuale (30 mesi) e sull’aumento, invece della necessaria riduzione, delle flessibilità.

Tutti affermano a parole che i salari sono troppo bassi (le analisi statistiche dicono che i lavoratori hanno perso nell’ultima fase in termini reali in media 1900 euro annui) e le flessibilità da "governare" e ridurre. Poi si continua a perdere sia sul salario che sulle flessibilità.

La responsabilità primaria ricade sulle direzioni burocratiche delle grandi organizzazioni sindacali che con la politica della concertazione hanno accettato tutto ciò, anche in nome degli equilibri politici e di governo.

Il PCL rilancia quindi con forza la sua indicazione della necessità che tutto il mondo del lavoro si unisca in una grande vertenza generale intercategoriale e generalizzata ai disoccupati e giovani per un forte recupero salariale, l’abolizione delle leggi di precarizzazione (legge Biagi ma anche pacchetto Treu) con la trasformazione in contratto a tempo indeterminato di tutti i contratti precari, un salario minimo garantito di almeno 1200 euro netti, un salario ai disoccupati pari all’80% del salario precedente o del salario minimo, etc.

Nei prossimi giorni gli iscritti e sostenitori del PCL nella fabbriche metalmeccaniche, della FIOM come dei sindacati di base, si mobiliteranno ovunque per un massiccio voto no all’ipotesi di accordo.

Marco Ferrando (portavoce)

Franco Grisolia (responsabile sindacale)

Partito Comunista dei Lavoratori

mercoledì 16 gennaio 2008

Dalla Sapienza per una mobilitazione nazionale anticlericale

COMUNICATO STAMPA DI MARCO FERRANDO
Portavoce naz. del Partito Comunista dei Lavoratori

(16 gennaio 2008)
Partito Comunista dei Lavoratori
Direzione Nazionale - Via Marco Aurelio 7 - 20127 Milano
ufficiostampa.pcl@libero.it - tel.388/6184060 – 329/7417900 – fax 02700448199 – www.pclavoratori.it

L’annullamento della visita del Papa all’università di Roma è un successo dell’iniziativa studentesca. Nonostante la clamorosa latitanza di tutte le sinistre di governo, una mobilitazione dal basso, determinata e radicale, ha imposto una battuta d’arresto all’invadenza clericale e al papismo veltroniano. Era ora.

Adesso è necessario allargare la mobilitazione.

Il Partito Comunista dei Lavoratori propone a tutte le sinistre e a tutte le forze dell’associazionismo laico lo sviluppo di un’iniziativa unitaria di lotta anticlericale su scala nazionale; che, partendo dalla difesa della 194 avanzi tre obiettivi di fondo:
1) la soppressione dei finanziamenti pubblici di scuole e università private e confessionale;
2) la fine della scandalosa esenzione fiscale dei beni ecclesiastici, riproposto con voto bipartisan nella finanziaria 2008;
3) l’esproprio delle grandi proprietà della chiesa per una loro destinazione ad uso sociale.

Sono rivendicazioni giuste, popolari, potenzialmente maggioritarie nella società italiana. Richiedono semplicemente una sinistra vera che abbia il coraggio di impugnarle, rompendo con il Pd di Veltroni e Binetti.

domenica 13 gennaio 2008

CONTRO LA DEMAGOGIA POPULISTA E REAZIONARIA DI GIANNI GIOVANNELLI E DELLE DESTRE

Comunicato della sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori sulla questione dei rifiuti.

Alla cinica demagogia del centrodestra e dei suoi vessilli non c’è limite: dopo aver la coalizione berlusconiana contribuito attraverso politiche borghesi-camorristiche assieme al centrosinistra a causare l’emergenza rifiuti in Campania, dopo aver tentato di far approdare in Sardegna scorie nucleari negli anni passati, dopo aver cementificato le coste per i profitti degli affaristi, i suoi esponenti regionali (Mauro Pili e lacchè) e il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli tentano di cavalcare demagogicamente l’indignazione popolare contro la decisione di Soru di smaltire i rifiuti della Campania in Sardegna. Il Partito Comunista dei Lavoratori mette in guardia eventuali lotte delle popolazioni che si coagulerebbero nel territorio olbiese, in caso di utilizzo del porto della città per il trasporto di rifiuti extraregionali, da questi ciarlatani che utilizzerebbero le mobilitazioni per scopi opportunistici.
Il PCL è altresì solidale con la lotta delle popolazioni campane contro lo scempio dei rifiuti provocato dalla borghesia e dalla camorra, tra loro strettamente collegati da una fitta rete di rapporti affaristici, con la complicità delle giunte colluse e corrotte sia di centrodestra che di centrosinistra. Il presidente-padrone Soru (e insieme a lui i suoi servi come la presidente della provincia Pietrina Murrighile), accettando rifiuti provenienti dalla Campania, contribuisce ad offuscare le responsabilità di Bassolino e della sua giunta nella criminale gestione dei rifiuti.
L’emergenza in Campania non rappresenta altro che il tornaconto del sistema capitalistico in decadenza: non solo questo sistema sfrutta i lavoratori per i profitti di un pugno di industriali e banchieri, ma rappresenta un ostacolo oggettivo allo sviluppo della società e alla salvaguardia dell’ambiente. La questione della “mondezza”, nel napoletano e ovunque, non trova altra soluzione che il controllo operaio e popolare sulla gestione dei rifiuti, strappandolo alla camorra e al manipolo di sfruttatori che devasta l’ambiente e la salute delle popolazioni, in un regime di raccolta differenziata e di adozione delle tecniche scientifiche più moderne per lo smaltimento, quali il trattamento meccanico-biologico (TMB).
Non bisogna lasciarsi ingannare dai parolai del centrodestra che non fiatavano quando il governo Berlusconi voleva portare in Sardegna le scorie nucleari; le eventuali mobilitazioni contro l’approdo dei rifiuti ad Olbia dovranno assumere un carattere nettamente antifascista e contrario ai demagoghi alla Giovannelli. In questo senso facciamo appello alle organizzazioni del movimento operaio, della sinistra e democratiche ad opporsi ad eventuali sbarchi di rifiuti e a contrastare con ogni sforzo tutte le destre.

Partito Comunista dei Lavoratori –Sezione di Olbia
13/01/08

Comunicato stampa Partito Comunista dei Lavoratori Sardegna

Il PCL Sardegna si oppone all’ incenerimento e allo smaltimento in discarica dei rifiuti a prescindere dalla loro provenienza, in quanto pratica dannosa per l’ ambiente e per le popolazioni che vivono a ridosso di questo tipo di impianti.

La decisione di Soru come di altri presidenti di Regione, di accogliere i rifiuti campani, mira a nascondere le responsabilità delle giunte di Bassolino e Rosa Russo Iervolino sul problema della raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, mascherando il tutto con la scusa della solidarietà nei confronti delle popolazioni coinvolte nella grave emergenza Campana.

Per questi motivi il PCL Sardegna esprime solidarietà alle popolazioni del Napoletano che in questi giorni hanno intensificato la loro giusta rivendicazione a vivere in salute ed in un territorio non inquinato, condanna la decisione di Soru di bruciare i rifiuti Campani nell’ inceneritore del TecnoCasic a Macchiareddu e di stoccarli nelle discariche di Ozieri , Villacidro o di qualunque altro comune dell’ isola.

L’ unica strada da seguire è quella della unione delle lotte in un unico progetto generale anticapitalistico, perché il capitalismo ha sempre assunto la natura come pura merce, entro la logica cieca del profitto, solo la riconquista del controllo sociale sull’ economia, sulla scienza, sulla tecnica, sulla produzione ed i suoi fini, in funzione della specie umana e quindi del suo ambiente di vita può disinnescare la bomba ecologica alimentata ogni giorno dal capitalismo, ripristinando l’ equilibrio tra produzione e natura.

Il PCL rivendica in primo luogo:

La nazionalizzazione senza indennizzo, sotto controllo operaio delle imprese inquinanti ai fini delle loro riconversioni, vedi fra tutte S.A.R.A.S. s.p.a. e Portovesme s.r.l.

L’ investimento concentrato di risorse, sotto controllo sociale e a spese dei profitti, in un sistema pubblico organizzato di raccolta differenziata dei rifiuti.

La riconduzione sotto controllo sociale e pubblico del sistema di smaltimento dei rifiuti, con la conversione degli impianti di incenerimento in impianti di trattamento a freddo o di dissociazione molecolare dei rifiuti.

giovedì 10 gennaio 2008

Comunicato stampa della sezione di Ozieri del Partito Comunista dei Lavoratori

La decisione di Prodi e di Soru di scaricare in Sardegna i rifiuti accumulatisi nella regione Campania, a causa del malgoverno delle giunte di centro-destra e di centro-sinistra, dimostra in quale considerazione tengano la salute della popolazioni della Sardegna. Ma ancora più grave è la decisione di Leonardo Ladu, sindaco di Ozieri, che da autentico ascaro ha offerto la discarica del comune di Ozieri, dove la popolazione pratica la raccolta differenziata con successo, per lo stoccaggio dei rifiuti campani. E’ una delle peggiori iniziative colonialiste prese dal dopoguerra ad oggi.
Lanciamo un appello a tutti i militanti e le militanti della sinistra a mobilitarsi nelle piazze e nelle strade per impedire questa barbarie. La vera solidarietà con il popolo campano e napoletano si fa unendosi nella lotta contro il governo Prodi, la giunta regionale di Sassolino e quella della Russo-Jervolino che non fanno altro che portare acqua al mulino della destra e riempire la bella terra di Napoli di mondezza.

mercoledì 9 gennaio 2008

Risposta a Ricci

Car@ compagn@,

In questo ultimo anno mezzo da quando abbiamo rotto con rifondazione vi sono state , nei nostri confronti com PCL, delle critiche e degli attacchi politici . Alcune di queste critiche, legettime rientravano nell'ambito della dialettica politica , altre invece come nel caso del pdac, rientravo e rientrano nella partica dell'insulto .
Siamo un po' stanchi delle stupidaggini di Ricci.

E' ora di chiarire il tutto.

Eugenio Gemmo
IL VESSILO DEL BOLSCEVISMO NELLE MANI di Ricci o Crisecci?…
E' passato molto tempo da quando il gruppo del compagno Ricci ruppe con l'area di Progetto Comunista (allora in Rifondazione poi divenuto mcPCL) dando vita, a colpi di citazioni bibliche*, al pdac. Questo partito –il pdac-, nonostante manchi in molte lotte e manifestazioni sociali come Genova 2007, Antifascismo a Roma, 9 giugno 2007( due i soli militanti presenti nello spezzone dei disobbedienti di Acrobax) viene lodato e beatificato dallo stesso Ricci che, con volontà felina tipiche di un tigre, si prodiga nel venderlo come unica vera realtà di opposizione comunista in Italia.
Non ultime- dettate dall'invidia di una paranoia politica- le "rettifiche" che a destra(soprattutto) e manca scrive per "ridimensionare" il I congresso del PCL… il livore fa brutti scherzi…
Non me ne voglia il compagno Ricci, che da tigre si trasforma in lupo e perde il pelo ma non il vizio di sviluppare- grazie a un ironia a volte pungente- la sua vena truffaldina, fatta di burle e pochezza ideologica…
Ovviamente non è il solo. Come dimenticare, in tema di approssimazione politica, gli articoli a firma di Valerio Torre ( ore illustre dirigente del pdac) sull'allora Progetto Comunista ( prima della rottura sopraccitata), in cui l'autore si dilettava con parole critiche e taglienti a distruggere la corrente internazionale della LIT, per poi, tempo dopo... ritrovarvici insieme a braccetto… Oggi, infatti, il pdac è la sezione italiana della Lega Internazionale dei Lavoratori (detta "morenista" dal nome del suoi fondatore. N. Moreno ), un valido esempio di puro opportunismo lungimirante.
La differenza nostra con il Pdac , comunque, non risiede solamente nel metodo politico ma va ben oltre . La differenza è nello stile: meno dedito all'insulto politico verso i compagni e più attento e severo nei confronti del padronato... anche se nostro malgrado, questa volta ci troviamo costretti a interrompere il serio lavoro politico che ci contraddistingue per concentrarci nello smascheramento delle ennesime "balle" del compagno Ricci.
Andiamo con ordine e analizziamo il suo ultimo articolo, presente sul sito del pdac, dal titolo "quei fantastici mille":
1) Nel terzo capoverso scrive di noi, del mcPCL: Non è speciale per il suo sito web: anzi, a dire il vero, ha un sito web che pubblica solo le dichiarazioni del leader, senza un solo militante che ci scriva . Prima bugia: sul sito del mcPCL vi sono articoli, comunicazioni, volantini, comunicati stampa di tutte le realtà di partito (tra iniziative e comunicati) . L'onestà del nostro sito web risiede inoltre e soprattutto nella veridicità delle firme poste sotto gli scritti pubblicati. Firme che non nascono, come succede a quei burloni del pdac, dall'anagramma dei loro stessi nomi: in modo da far apparire di più i propri militanti e poter dire di avere svariati compagni che scrivono! Ci chiediamo come faranno per la formazione dei loro quadri (sic!) forse si atterrano alla biblica moltiplicazione dei pani e dei pesci, in cui i pesci nuovi verranno battezzati con nomi vecchi (vedi franco crisecci alias francesco ricci). Come si diceva una volta? la fantasia al potere!
2) Sempre nel suo pseudo articolo, di cui ancora ci domandiamo l'utilità se non quella di riempire appunto il sito web di un partito anagramma, Ricci afferma: sabato 15 a Vicenza dietro al leader (riferito a Marco Ferrando) c'erano solo trenta militanti trenta. Ah Ah Ah... permetteteci una sonora risata davanti alla seconda bugia emersa dopo 30 righe 30... Se non fosse, solamente, per le foto presenti sul sito dei compagni del mcPCL di Torino e di Roma sarei tentato di consigliare al compagno Ricci/Crisecci/ecc di essere più accorto nella conta… o di contare di più alla prossima manifestazione…
3) Il Pcl di Ferrando, invece, ha portato solo 30 (trenta) attivisti alla manifestazione di Vicenza e alle elezioni, pur vantando nei comunicati stampa l'1% elettorale, ha preso tra lo 0,1 e lo 0,9% in un pugno di città. Anche se poi ha corretto il risultato (così come altri correggono il caffè con un goccio di grappa) sommando le percentuali invece dei voti reali (cosa che, ahinoi, le dure leggi dell'aritmetica non consentono di fare, a meno che non si sia esagerato con la grappa) e ha così raggiunto lo 0,7%, infine generosamente arrotondato (alzando il gomito) a quell'1% ormai citato in tutti i comunicati del leader, quasi fosse un dato vero .
La terza bugia non poteva che essere la più grossa!
Il pdac (a questo punto ribattezzato il Partito Degli Anagrammati Cantastorie) di cui Ricci va tanto fiero, ha posto il suo simbolo in solo due cittadine (Latina e Vicenza). Il risultato, del PCL, in termini di voti e di proiezioni geografiche è indiscutibile e per questo è con estrema chiarezza che rinfreschiamo la memoria di tutti(i crisecci, ricci e altro) mostrando il dettaglio dei voti, città per città:
Genova (Provincia): 0,6%

Genova (Comune): 0,6%

Ancona (Provincia): 1,1%

Reggio Calabria (Comune): 1.2%

Rieti (Comune): 0,1%

Lissone (MI): 1,2%

Conegliano (TV): 0,5%

Rapallo (GE): 1.2%

Vigonza (PD): 1,4%

Cairo Montenotte (SV): 2,2%

Canicattini Bagni (SR): 6,8%


...altro che grappa, altro che 0,9!
4) l'articolo prosegue:…il suo giornale(riferito al mcPCL): anzi, a dire il vero, ha solo un semestrale che pubblica articoli del leader e foto ingrandite a riempire pagine intere…
I presunti apprezzamenti e beatificazioni , ne nostro giornale, a Marco Ferrando (che solo Ricci ha scorto) possono anche essere una goliardica satira politica, ma la quarta bugia relativa alla pubblicazione/distribuzione della nostra rivista sfiora il ridicolo… Fermo restando che non ci occupiamo di fotoromanzi ma di politica e che Marco Ferrando, seppur di bell'aspetto, non compete affatto con lo storico Massimo Ciavarro; è doveroso ricordare che il giornale c'è ed esce con regolarità e che, ogni 4 mesi, viene accompagnato dalla rivista teorica di approfondimento MARXISMO RIVOLUZIONARIO che Ricci – in malafede- finge di non ricordare.
5) Non felice di tutto questo, il nostro "Pinocchietto Ricci" si affretta – in tempo reale e in modo maniacale- ad aggiungere postille al suo testo che grazie ad un compagno riceviamo :
Avevamo già scritto questo corsivo quando abbiamo visto Ferrando dai Tg (grazie alla generosa intercessione dell'amico ex giornalista Rai Lucio Manisco, che si è fatto riprendere in varie pose in prima fila) parlare alla platea del suo congresso -all'Hotel Perù a Rimini- in una sala da settanta posti (invitati inclusi).
Ricordo a Crisecci( Ricci) che l'Hotel era il Royal Plaza ( capienza bene superiore a quella dettata da Cruisecci) e non il Perù! Si sbagliava Ricci, riferendosi all'albergo, forse con la sua organizzazione?
Dubito 70 delegati- iscritti per il pdac sarebbero comunque troppi…
6) E infine, ognuno rivela la sua natura, Ricci svela il suo ascendete di vero burocrate : …a dieci giorni dal congresso i documenti non sono ancora stati resi pubblici… Noi , come si dovrebbe in una organizzazione trotskista, i documenti non li abbiamo pronti prima della fine congresso e quindi postati. Cosa avremmo dovuto pubblicare? (SIC!) Di solito si discute , si elabora, si vota e si scrive! Ora che il congresso è finito- colmando l'ansia del nostro amico "Pinocchietto" Ricci- pubblicheremo i documenti . Documenti frutto di una reale discussione e partecipazione politica… Giuro , credetemi, senza sdoppiamenti anagrammatici.
Ma come direbbe un vecchio saggio:
"Da un ladro puoi stare in guardia, da un bugiardo no".
Nel caso di Ricci, sapendo che fine hanno fatto i soldi della cassa di Progetto Comunista, direi di stare doppiamente in guardia...
*in riferimento al testo intitolato: Quei fantastici mille, nel quale sono presenti riferimenti a Mosè…

martedì 8 gennaio 2008

E' USCITO MARXISMO RIVOLUZIONARIO


Cari compagni, vi comunichiamo che è uscito il nuovo numero di Marxismo Rivoluzionario, rivista teorica del Pcl e supplemento al Giornale Comunista dei Lavoratori. Il numero attuale è completamente dedicato alla Rivoluzione d'Ottobre.
Per richiedere la rivista, il giornale, per abbonamenti etc. potete contattarci via email.
Fraterni saluti
La Sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori

pclolbia@yahoo.it



"Per generazioni di comunisti, di operai, di lavoratori, la Rivoluzione di ottobre ha rappresentato un punto di riferimento politico e non solo. La Rivoluzione russa è stata il sogno, il simbolo stesso della possibilità di un altro mondo basato su rapporti di produzione non capitalistici: un mondo senza padroni..."

Rassegna stampa su Congresso Pcl

lunedì, 07.01.08
1° CONGRESSO DI FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

RASSEGNA STAMPA:

FONDAZIONE PCL, FERRANDO: "Governo Prodi totalmente conforme a Confindustria"
Si è svolto a Rimini il congresso fondativo del Partito Comunista dei Lavoratori. Un anno e mezzo fa la rottura con Rifondazione Comunista, colpevole di essere entrata al Governo e soprattutto si sostenerlo in Parlamento. Dal podio dell'Hotel Royal, il portavoce nazionale Marco Ferrando non risparmia proprio nessuno dai suoi strali: Governo e maggioranza, ovviamente, ma anche tutta la sinistra. Si salvano i movimenti e i sindacati di base. E più che altro si salvano milioni di lavoratori, di disoccupati e di pensionati, a cui qualcuno dovrà pur seriamente cominciare a pensare, da sinistra. Ferrando avoca a sé e al suo partito (e sottolinea "partito) questa capacità di farlo. "Il programma del Governo Prodi -premette Ferrando- è totalmente conforme a Confindustria , come dimostrò, ad esempio, l'anno scorso il cuneo fiscale che portò 6 mld di euro di sgravi alle imprese". E giù duro anche contro Diliberto e Bertinotti. "Quando vediamo il presidente del Consiglio, alla conferenza stampa di Natale, ostentare i propri doni agli industriali senza che nessuno, nemmeno da sinistra, alzi un dito, quando vediamo un Oliviero Diliberto che evoca la salma di Lenin mentre continua a votare le missioni di guerra, quando vediamo Fausto Bertinotti che negozia con Berlusconi leggi elettorali e presenta le encicliche di Papa Ratzinger proprio mentre l'alleata Binetti vota contro i diritti degli omosessuali su ispirazione divina, abbiamo la conferma della nostra distanza politica e morale dall'Unione".



FONDAZIONE PCL, FERRANDO /2: Grande industria teme rottura sociale



"Le ragioni del nostro nuovo partito non stanno solo nell'opposizione" spiega Ferrando dal podio dell'Hotel Royal di Rimini "ma in vent'anni di storia italiana. L'obiettivo principe è quello di "ricostruire un nuovo movimento operaio". Il PCL nasce oggi, "ma ha una sua storia, quella di quasi 20 anni di battaglia politica contro la deriva della sinistra italiana. Il capitalismo italiano migliora le proprie posizioni sulla pelle di milioni di operai e di giovani precari. La nuova concertazione tra Prodi, Epifani e Montezomolo significa subordinare ancora di più i salari al profitto. Le missioni di guerra, utili al posizionamento del capitalismo italiano nel mondo, in Libano, nei Balcani, in Afghanistan, ricevono miliardi su miliardi a scapito della spesa sociale e contro i diritti di autodeterminazione dei popoli".

E guai a diffidare dei moniti "buonisti" di quella borghesia che "domina più di prima e che domina più di prima, e che tuttavia ha un consenso sempre più ridotto nel resto della società. Se addirittura il governatore Draghi e Montezemolo, nel mentre rapinano i salari, ne riconoscono la pochezza, lo fanno non per buon animo, ma perché temono la rottura sociale. Per il centro-sinistra, tenere insieme Montezemolo e i suoi operai, le banche e le famiglie indebitate, è impresa alquanto ardua.

Proprio le peggiori misure anti-operaie e anti-lavoro hanno avuto il determinante sostegno delle forze della sinistra. E' stato un sostegno decisivo per far passare nella società italiana queste misure che altrimenti avrebbero incontrato più opposizione e minor rassegnazione".



FONDAZIONE PCL, FERRANDO / 3: Sinistra Arcobaleno? Sinistra Arlecchino.



Tante e gravissime le colpe della Sinistra, compreso il suo rapporto con i movimenti: "e' una Sinistra che usato i movimenti per una scalata istituzionale e burocratica contro i movimenti stessi". E la Sinistra Arcobaleno? "La Sinistra Arcobaleno non è altro che la nuova veste Arlecchino. La sua cancellazione di falce e martello non è altro che la cancellazione delle ragioni del lavoro". La Sinistra Arcobaleno avrebbe "il compito di ridare vita "ad una nuova socialdemocrazia come canale di integrazione e subordinazione del potere operaio". Ma non ci riuscirà: "questo progetto strategico si scontra con limiti e contraddizioni profonde, quale la massa critica modesta della nuova sinistra arcobaleno, nella sua debolezza di radicamento sociale all'interno del movimento operaio. Di certo la socialdemocrazia della seconda repubblica appare infinitamente lontana dalla forza che il PCI aveva nella prima. Da qui la difficoltà ad alimentare entusiasmo nel nuovo soggetto e nel produrre nella base un effetto di trascinamento e di identificazione in esso. La bastonata inferta al popolo del 20 ottobre e alle sue speranze col voto a favore del protocollo sul welfare è indicativa, e, anzi, il parto della Sinistra Arcobaleno coincide con la crisi profondissima di Rifondazione".

Le parole più dure sono forse quelle sulla guerra in Iraq: "non c'è risposta reale alla domanda di pace senza aperta rottura con l'imperialismo e senza chiamare in causa gli interessi delle nostre classi dominanti e i crimini delle loro truppe tricolori come quelli compiuti in Iraq nella battaglia dei ponti con l'assassinio impunito di decine di irakeni. Tutti ricordano gli italiani uccisi a Nassiriya nessuno ricorda bimbi e donne gravide colpiti dal piombo delle truppe italiane."

Nasce il Partito comunista dei lavoratori: sarà mica l'unico coerentemente anticlericale a sinistra?
Marco Bazzichi - resistenzalaica@gmail.com
(4 gennaio 2007)

Al secondo giorno di congresso un'intervista a Ferrando approfondisce il tema della funzione sociale ed economica del Vaticano e le ragioni della conseguente coerente scelta anticlericale del PCL

Rimini, 4 gennaio 2008.
"Per essere coerentemente anticapitalisti, dobbiamo essere coerentemente anticlericali". Così recita uno dei punti programmatici del nuovo partito nato nell'estrema sinistra, il Partito Comunista dei Lavoratori, di cui si è appena svolto il congresso fondativo, a Rimini. Un anno e mezzo fa la rottura con Rifondazione Comunista, colpevole di essere entrata al Governo e soprattutto si sostenerlo in Parlamento.

Dal podio dell'Hotel Royal, il portavoce nazionale Marco Ferrando non risparmia proprio nessuno dai suoi strali: Governo e maggioranza, ovviamente, ma anche tutta la sinistra. Si salvano i movimenti e i sindacati di base. E più che altro si salvano milioni di lavoratori, di disoccupati e di pensionati, a cui qualcuno dovrà pur seriamente cominciare a pensare, da sinistra.

Dietro il linguaggio che a molti può far sorridere, dietro ai richiami a Trotzky o Marx, dietro la falce e il martello, si svela un'analisi della società italiana che è assai difficilmente aggredibile. Se oggi l'anticapitalismo non vuol dire impegnarsi nell'abolizione della proprietà privata, ma impegnarsi per salari più dignitosi, vuol dire anche riconoscere le roccaforti di una società palesemente ingiusta. Palesemente ingiusta verso i più deboli, leggi pensionati e operai, ma palesemente ingiusta verso tutto ciò che esce dal solco della sacra famiglia cattolica. E in questa rivendicazione di una coerenza anticlericale, per Marco Ferrando e i suoi si tratta di riconoscere il Vaticano come una di queste roccaforti.

Non solo Fiat insomma, non solo spesa militare, ma anche Vaticano, vero e proprio intermediario della spesa pubblica e fonte di ingiustizia sociale. Binetti e finanze vaticane insomma, a braccetto: da una parte si negano le unioni civili, dall'altra si alimenta un sempre più vasto oceano fatto di potere finanziario e di hotel che, grazie a una cappella, non pagano l'Ici. E per ogni euro non pagato da qualcosa, in questo caso la Chiesa o il ristoratore, ce n'è uno in più da pagare per l'operaio. Non fa una grinza.

"A differenza della Sinistra Arcobaleno - tuona Ferrando dal podio dell'Hotel Royal di Rimini - il partito che vogliamo costruire non piegherà mai la verità ai codici della convenienza, del silenzio e della complicità". Per rispondere realmente alla "domanda laica ed anticlericale, così presente in tanta parte della società italiana" è necessario "ricondurre le lotte importanti per i diritti civili e le conquiste democratiche come la 194 alla connessione col potere materiale della Chiesa e alla sua profonda connessione col capitalismo italiano e mondiale".

Non vi è autentica risposta alla domanda laica ed anticlericale "senza rivendicare ad esempio non solo la soppressione dei finanziamenti pubblici oggi elargiti a scuole e sanità private, ma l'esproprio del gigantesco patrimonio immobiliare della Chiesa che va devoluto alle esigenze sociali di milioni di lavoratori e di diseredati". Non c'è Pd né Sinistra Arcobaleno che tenga: "Il Cardinal Bertone rivendichi pure il Togliatti dell'articolo 7 come modello per Walter Veltroni, noi all'opposto vogliamo rompere con la lunga e ossequiosa sudditanza storica della sinistra italiana al Vaticano. Quando diciamo che siamo coerentemente anticlericali perché siamo coerentemente anticapitalisti, diciamo questo".

Seguendo il filo del suo intervento, abbiamo chiesto a Marco Ferrando, portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori:

Si può dire che c'è un rapporto tra la mancanza di laicità in Italia e il capitalismo italiano?

"C'è una costante di lungo corso, anche qui, della storia della sinistra italiana. Tutte le sinistre trasformiste che hanno cercato una propria ricollocazione sul terreno di un governo ben accetto dalle classi dominanti hanno dovuto subordinarsi al Vaticano. Il Vaticano è un pezzo materiale del blocco dominante. Non è semplicemente un'ideologia, una somma di valori, è una componente organica di quello che oggi è il capitale finanziario, spesso il capitale industriale... per questo diciamo solo essendo coerentemente anticapitalisti si può essere coerentemente anticlericali. Solo da una sinistra che rompa col trasformismo e quindi col compromesso storico con la classe dominante, incluso il Vaticano, si può fare una battaglia di fondo sulla laicità. Le sinistre di governo da un anno e mezzo, persino sul terreno dei diritti civili, sono a capo chino nei confronti della Chiesa. Persino sui Dico! Voglio dire...sull'unica parvenza, persino simbolica, di politica progressista, persino su quello si chinano ai diktat della Binetti, alle compatibilità col Vaticano".

Però la Binetti fa comodo...

"Eh sì, perché ognuno si sceglie la sua parte in commedia. Il problema non è la parte che ognuno si sceglie nella commedia, ma la commedia. Questa è la tragedia del popolo della sinistra in Italia".

La Binetti non ha avuto lo stesso trattamento di Turigliatto

"No, decisamente, no".

lunedì 7 gennaio 2008

Si è chiuso oggi il congresso di fondazione del Pcl

Marco Ferrando rilancia l’opposizione al governo Prodi a partire da una campagna contro il carovita e per aumenti salariali. Al termine dei lavori Marco Ferrando è stato riconfermato portavoce nazionale.

(6 gennaio 2008)

Si è chiuso oggi a Rimini il congresso di fondazione del Partito Comunista dei Lavoratori.

Nella sua relazione conclusiva Marco Ferrando ha sottolineato: ”L’agonia del governo Prodi e della sua maggioranza, la ricerca di un asse Veltroni-Berlusconi-Bertinotti finalizzato ad una nuova legge elettorale, dominano l’attuale passaggio politico. Le sinistre di governo rivelano una volta di più la propria totale mancanza di principi. Invece che contrapporsi alle nuove leggi truffa col rilancio di una battaglia politica proporzionale, negoziano, come sul piano sociale, sul terreno dell’avversario, nell’esclusiva ricerca di una propria tutela di ceto sul piano della collaborazione di classe.

Intanto il PRC vede approfondirsi nettamente, nell’ultima fase, la propria crisi interna.: di consenso e di insediamento sociale tradizionale, operaio e di movimento.”

Nella prossima fase politica il PCL svilupperà un’azione impegnativa su vari terreni:
· La preparazione del partito alla prossima tornata elettorale amministrativa di primavera.
· Il rilancio della campagna di opposizione al governo Prodi, combinato con la denuncia del carattere truffaldino della cosiddetta “ verifica “ annunciata.
· La contrapposizione alla nuova concertazione sulle regole contrattuali. Contro le manovre di governo-confindustria-burocrazie sindacali che cercano di patteggiare qualche riduzione fiscale simbolica sui salari come copertura dell’attacco al contratto nazionale di lavoro, il Pcl rilancia la proposta di vertenza generale, a partire dalla lotta contro il carovita. Con la richiesta di un consistente aumento dei salari e degli stipendi per tutti i lavoratori, di un controllo operaio e popolare sui prezzi, dell’abolizione delle leggi di precarizzazione del lavoro. Il Pcl rinnova la proposta di un’assemblea nazionale dei delegati, a partire dalle fabbriche del No al protocollo, come sede democratica di unificazione dell’avanguardia di classe e strumento di rilancio di una mobilitazione di massa indipendente.

Al termine del congresso Marco Ferrando è stato riconfermato portavoce nazionale del Pcl.

Ufficio stampa Pcl - ufficiostampa.pcl@libero.it - tel.388/6184060 – 329/7417900

E‘ iniziato oggi il congresso di fondazione del Partito Comunista dei Lavoratori


Marco Ferrando lancia la proposta di una sinistra di opposizione alternativa a centrodestra e centrosinistra

(3 gennaio 2008)

Si è aperto oggi, a Rimini, il congresso di fondazione del Partito Comunista dei Lavoratori; la relazione introduttiva del congresso sulla situazione politica nazionale, tenuta da Marco Ferrando, ha rivendicato con forza le ragioni del nuovo partito come sinistra anticapitalistica, basata sul mondo del lavoro, in aperta opposizione a un governo Prodi definito “comitato d’affari delle grandi imprese e delle banche”.
Nettissima è stata la denuncia delle sinistre di governo “arcobaleno” e del loro sostegno al governo: il loro voto alle missioni di guerra e al protocollo sul welfare è stato definito “un autentico ”tradimento”.
Partendo dalla proposta di una grande vertenza generale del mondo del lavoro attorno alla richiesta di un forte aumento dei salari e dell’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, il PCL avanza rivendicazioni programmatiche apertamente anticapitalistiche: come la nazionalizzione delle banche (definite “associazioni a delinquere”), l’esproprio sotto controllo dei lavoratori delle aziende in crisi, che licenziano o responsabili di omicidi bianchi; l’esproprio delle grandi proprietà immobiliari della Chiesa.
La prospettiva rivendicata da Ferrando è quella di un governo dei lavoratori che liberi la società italiana dall’attuale “dittatura degli industriali e delle banche” per riorganizzare la società su basi socialiste.
Sul terreno politico istituzionale il PCL si batte per una legge elettorale interamente proporzionale contro tutte le proposte di “legge truffa” oggi oggetto di negoziato tra centrodestra e centrosinistra.
Forte è la difesa da parte del PCL della legge 194 contro quella che è stata definita “l’arroganza reazionaria della Chiesa”.
In conclusioni, la proposta avanzata è quella “una sinistra che non tradisca” alternativa a centrodestra e centrosinistra: una proposta rivolta innanzitutto ai lavoratori, ma anche ai tanti militanti e iscritti oggi in crisi di una sinistra di governo definita “in coma profondo e irreversibile”.

Ufficio stampa Movimento per il
Partito Comunista dei Lavoratori
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