martedì 29 maggio 2007

Comunicato sul risultato delle elezioni

Comunicato della sezione olbiese del movimento costitutivo del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI sul risultato elettorale delle elezioni amministrative ad Olbia.

La schiacciante vittoria delle destre a Olbia e in altri comuni da’ ragione alle nostre analisi di classe, da sempre sostenute, sulla natura delle due coalizioni che si contendono il potere. La grande borghesia confindustriale, a seguito dei conflitti sociali scatenati dalle misure antipopolari del governo Berlusconi, ha riversato il suo sostegno sulla coalizione di centrosinistra, l’unica in grado di attuare il programma dei padroni e delle banche in assoluta pace sociale, senza scatenare nessun conflitto, a causa della subordinazione ad essa di tutte le sinistre riformiste e socialdemocratiche (Prc, Pdci, Sinistra Democratica) e delle burocrazie sindacali CGIL CISL e UIL, garanti del controllo delle lotte; l’effetto del governo di collaborazione di classe è davanti ai nostri occhi: finanziaria lacrime e sangue per i lavoratori a tutto vantaggio dei padroni, a cui sono stati regalati milioni di euro col taglio del cuneo fiscale, anticipazione di un anno dello scippo del Tfr, probabile innalzamento dell’età pensionabile, tagli alle scuole e ai servizi pubblici, mancato o insufficiente rinnovo dei contratti dei lavoratori (vedi la miseria del contratto degli insegnanti), rifinanziamento delle missioni militari del governo Berlusconi con aggiunta di nuove (vedi Libano), aumenti vertiginosi delle spese militari; della cancellazione della legge 30, inoltre, non se ne vede manco l’ombra e, come avevamo previsto tempo fa, non si vedrà mai per iniziativa del governo Prodi, governo delle banche, a meno che non si faccia abolire con la lotta. Anche sul piano regionale si possono notare gli effetti della collaborazione di classe col governo Soru nella perdita del posto di lavoro di centinaia di lavoratori, ad esempio quelli della formazione professionale, e nella chiusura con cassintegrazione e licenziamenti delle fabbriche in crisi (Palmera e Legler gli esempi più recenti). Così, mentre le sinistre collaborazioniste si impegnano ad attuare i programmi della borghesia e delle banche, garantendo la pace sociale, le destre, attraverso la loro propaganda populista e reazionaria e il loro impianto sovrastrutturale ideologico, trascinano a sé ampi settori di masse popolari delusi e schiacciati dalle misure del governo Prodi, tornando pericolosamente alla luce. Mentre a Olbia le sinistre si subordinano alla coalizione liberale guidata da Nardino Degortes, che si identifica come avanguardia del governo Prodi nella città, il centrodestra reazionario, attraverso le sue campagne xenofobe sulla “sicurezza”, con l’intento di dividere i lavoratori e gli sfruttati, propagandando populisticamente operette pubbliche, e sfruttando il malcontento operaio, rimonta con una vittoria schiacciante.
Dalla seria analisi di questi fatti si possono trarre le dovute conclusioni: la linea collaborazionista delle sinistre si rivela non solo la più adatta alla confindustria per far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi del capitalismo e far fare profitti d’oro alla grande borghesia, ma si rivela anche la causa della sconfitta delle stesse sinistre con la perdita della loro base, e il modo migliore per far rimontare le destre reazionarie. L’unica linea politica in grado di salvaguardare gli interessi dei lavoratori e di impedire il ritorno delle destre è quella di classe e rivoluzionaria: o le sinistre collaborazioniste rompono col governo Prodi e con la borghesia o perderanno la propria base sociale. E’ questa la proposta che come Partito Comunista dei Lavoratori facciamo ad esse a tutti i livelli: quella del polo autonomo di classe anticapitalistico in grado di unificare l’opposizione alla borghesia in un programma autonomo dei lavoratori, l’unica linea vincente, come hanno dimostrato le lotte in questi anni. Come militanti del mPCL ci impegneremo con tutte le nostre forze per portare avanti questa istanza davanti ai luoghi di lavoro e nei sindacati confederali e non, a partire dalla necessità dello sciopero generale e di un coordinamento regionale delle lotte in grado di unificare le vertenze di tutti i lavoratori in un programma autonomo e di classe; il primo passo verso questo obiettivo è senza dubbio l’unificazione delle lotte operaie delle fabbriche in crisi, di cui la Palmera ad Olbia è il caso lampante, in un coordinamento autorganizzato dai lavoratori stessi che assuma come obiettivo principale la nazionalizzazione sotto controllo operaio e senza indennizzo ai padroni delle fabbriche in crisi, che licenziano, mandano i lavoratori in cassintegrazione e dislocano la produzione: in sostanza l’unico mezzo per vincere è lottare uniti (cosa che le burocrazie sindacali si guardano bene dal fare), determinati e indipendenti.

venerdì 25 maggio 2007

GRANDI BANCHE E GRANDE TRUFFA

Comunicato di Marco ferrando (portavoce nazionale mPCL)

In un glaciale silenzio generale, le rivelazioni del Sole 24 ore di ieri sulla vicenda Parmalat scoperchiano finalmente la realtà: quegli stessi istituti bancari oggi protagonisti di prestigiose fusioni e sponsorizzati dal " Partito Democratico" risultano responsabili della più grande truffa del capitalismo italiano ai danni dei risparmiatori. Altro che "furbetti del quartierino"! Unicredito e Capitalia, S.Paolo e Intesa, tutto il salotto buono del grande capitale, noto predicatore di sacrifici sociali e moralità pubblica, si rivela un'"associazione criminosa" : scaricare cinicamente 200 milioni di debiti sulle spalle di piccoli risparmiatori ignari e determinarne la rovina, con un evidente gioco di cordata, non merita altri aggettivi. Eppure proprio in questi giorni il governo Prodi regala alle banche truffatrici altri 600 milioni di cuneo fiscale, che si aggiungono all'enorme business della previdenza integrativa! Non hanno nulla da dire le sinistre di governo su questo scandalo clamoroso? Tanto più oggi, il Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori, unica sinistra di opposizione al governo dei banchieri e dei loro amici, rivendica la nazionalizzazione delle banche, sotto il controllo dei lavoratori e dei consumatori, quale elementare misura di igiene morale. Un'alternativa anticapitalistica si conferma come l'unica vera alternativa "etica".
(24 maggio 2007)

mercoledì 23 maggio 2007

Sciopero generale contro il governo Prodi-Padoa Schioppa!

GIU’ LE MANI DALLE PENSIONI!!
NON SI REGALI A PRODI CIO’ CHE SI E’ NEGATO A BERLUSCONI!

Gli scioperi della Fiat di Mirafiori, con cortei e blocchi stradali, contro il nuovo attacco del governo Prodi alle pensioni rappresentano un’indicazione esemplare per l’intero movimento operaio italiano.

Prima con i fischi contro la legge finanziaria e i vertici sindacali, poi con la contestazione di Franco Giordano e del ministro Ferrero (Prc) , ora con lo sciopero e l’azione diretta , gli operai di Mirafiori chiedano a gran voce lo sciopero generale contro la politica sociale del governo Prodi-Padoa Schioppa .
Le direzioni sindacali sono poste di fronte alla responsabilità di una scelta: o continuano un negoziato capestro con Prodi-Padoa Schioppa sull’ennesima partita di sacrifici sulla pelle dei lavoratori e senza il loro mandato; o rompono finalmente con il governo Prodi e unificano l’azione dei lavoratori attorno ad una piattaforma di lotta indipendente, decisa dai lavoratori stessi.

Milioni di lavoratori e di lavoratrici sanno che se fosse stato un governo Berlusconi ad annunciare misure contro le pensioni saremmo già allo sciopero generale. E non vogliono regalare a Prodi ciò che hanno negato a Berlusconi, solo per garantire alla sinistre di governo la conservazione delle poltrone ministeriali e alle burocrazie sindacali il posto a tavola della “concertazione”.
Gli operai sono stanchi di essere usati ogni volta come sgabello di operazioni politiche estranee alle loro ragioni e ai loro interessi.

Il Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori presente nelle lotte dei lavoratori Fiat e oggi al fianco degli operai di Mirafiori, fa propria la loro indicazione. Ci impegniamo a portare in tutte le fabbriche e i luoghi di lavoro, in tutte le organizzazioni sindacali, su tutto il territorio nazionale la proposta dello sciopero generale contro le misure annunciate dal governo, e a chiedere la fine di un negoziato a perdere su quelle misure.

Dopo vent’anni di sacrifici è ora di dire basta e di generalizzare la lotta !
E’ il solo modo di ottenere risultati.

- GIU’ LE MANI DALLE PENSIONI, PER IL RITORNO ALLA PREVIDENZA PUBBLICA A RIPARTIZIONE

- PER FORTI AUMENTI SALARIALI UNIFICANTI

- VIA LE LEGGI DI PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO
E’ L’ORA DELLO SCIOPERO GENERALE

sabato 19 maggio 2007

I sindacati nell’epoca della decadenza imperialista


Presentiamo la traduzione, inviataci dai compagni di Ozieri, dei primi paragrafi di uno degli ultimi scritti di Trotsky intitolato "I sindacati nell’epoca della decadenza imperialista", scritto poco prima della tragica uccisione e rimasto incompleto.



L’integrazione dei sindacati nel potere dello Stato

C’è un aspetto comune nello sviluppo o, più esattamente, nella degenerazione delle organizzazioni sindacali moderne sul piano mondiale: il loro avvicinamento e la loro integrazione nel potere dello stato.
Questo processo è una caratteristica eguale per i sindacati politicamente neutri, per quelli socialdemocratici, comunisti e anarchici. Questo fatto indica, solamente, che la tendenza ad integrarsi nello stato non inerisce solamente a questa o a quella dottrina, ma risulta dalle condizioni sociali comuni a tutti i sindacati.
Il capitalismo monopolistico non è basato sulla concorrenza e sulla iniziativa privata, ma su un comando centrale.
Le cricche capitalistiche, alla testa di possenti trust, di sindacati, di consorzi bancari, etc., controllano la vita economica allo stesso modo del potere statale e, in ogni momento, esse ricorrono alla collaborazione con quest’ultimo. A loro volta i sindacati, nei settori più importanti dell’industria, si trovano privati dalla possibilità di profittare della concorrenza tra le diverse imprese. Essi devono affrontare un avversarioi capitalista centralizzato, intimamente legato al potere statale. Da ciò deriva per i sindacati, nella misura in cui hanno posizioni riformiste – cioè su delle posizioni basate sull’adattamento alla proprietà privata –, la necessità di adattarsi allo stato capitalista e di tentare di cooperare con lui.
Agli occhi della burocrazia del movimento sindacale, il compito essenziale consiste nel “liberare” lo stato dall’impresa capitalista indebolendone la sua dipendenza dai trust per attrarlo verso di lei. Questa attitudine è in piena armonia con la posizione sociale dell’aristocrazia e della burocrazia operaia che combattono per ottenere alcune briciole nella divisione dei sovrapprofitti del capitalismo imperialista.
Nei loro discorsi, i burocrati laburisti fanno tutto il possibili per cercare di provare allo stato – democratico – quanto essi siano degni di fiducia e indispensabili in tempo di pace e ancor di più in tempo di guerra. Attraverso la trasformazione dei sindacati in organismi di stato, il fascismo non inventa niente di nuovo, non fa che portare alle estreme conseguenze tutte le tendenze immanenti al capitalismo.
I paesi coloniali e semi-coloniali non sono sotto la dominazione di un capitalismo indigeno, ma sotto quella dell’imperialismo straniero. Tuttavia, ciò non esclude, ma al contrario rafforza, il bisogno di legami diretti, giornalieri e pratici, tra i magnati del capitalismo e i governi coloniali e semi-coloniali che, nei fatti, dipendono da essi.
Nella misura in cui il capitalismo imperialista crea nei paesi coloniali e semi-coloniali uno strato d’aristocrazia e di burocrazia operaia, questo richiede il sostegno di quei governi come protettori, tutori e talvolta come arbitri.
Ciò costituisce la base sociale più importante del carattere bonapartista e semi-bonapartista dei governi nelle colonie, e in generale nei paesi “arretrati”.
Ciò costituisce ugualmente la base della dipendenza dei sindacati riformisti di fronte allo stato.
In Messico, i sindacati sono stati trasformati dalla legge in istituzioni semistatali e hanno, di conseguenza, acquisito un carattere semitotalitario. La statalizzazione dei sindacati, secondo la concezione dei legislatori, fu introdotta nell’interesse dei lavoratori, con lo scopo di assicurare loro un’influenza nel governo e nell’economia. Ma nella misura in cui il capitalismo imperialista straniero domina lo stato nazionale e dove gli è possibile rovesciare democrazie instabili e di rimpiazzarle con dittature fasciste aperte, in questa misura, la legislazione che si rapporta ai sindacati può facilmente diventare un’arma nelle mani della dittatura imperialista.


Parole d’ordine per l’indipendenza dei sindacati

Da ciò che precede, sembrerebbe facile a prima vista concludere che i sindacati rinuncino ad essere se stessi nell’epoca dell’imperialismo, che lascino quasi più spazio alla democrazia operaia che, nel buon tempo antico, quando il libero scambio dominava nell’arena economica, costituiva il contenuto stesso della vita interna delle organizzazioni operaie. Si potrebbe egualmente ritenere che nell’assenza di democrazia operaia, non si possa dare alcuna battaglia aperta per esercitare un’influenza sui membri del sindacato e che, per questo fatto, l’arena principale del lavoro rivoluzionario all’interno del sindacato scompaia. Una tale posizione sarebbe fondamentalmente falsa. Noi non possiamo scegliere il campo e le condizioni della nostra attività secondo i nostri desideri o avversioni. E’ infinitamente più difficile lottare per influenzare la massa operaia in uno stato totalitario e semi-totalitario che in una democrazia. Questa osservazione vale ugualmente per i sindacati il cui destino riflette l’evoluzione degli stati capitalisti. Ma noi non possiamo rinunciare a lavorare con gli operai in Germania semplicemente perché il regime totalitario rende un tale lavoro sindacale estremamente difficile. Per la stessa ragione , noi non possiamo rinunciare alla lotta nelle organizzazioni delle organizzazioni del lavoro obbligatorio creati dal fascismo. A maggior ragione, noi non possiamo rinunciare ad un lavoro sistematico all’interno dei sindacati di un regime totalitario o semi-totalitario semplicemente perché essi dipendono direttamente o indirettamente dallo stato operaio o perché la burocrazia priva i rivoluzionari della possibilità di lavorare liberamente in questi sindacati. E’ necessario condurre la lotta sotto queste condizioni concrete che sono state create dallo sviluppo precedente, compresi gli errori della classe operaia e i crimini dei suoi capi.
Nei paesi fascisti e semi-fascisti, tutto il lavoro rivoluzionario non può essere che illegale e clandestino. E’ necessario adattare noi stessi alle condizioni concrete esistenti nei sindacati di ogni paese alfine di mobilitare le masse, non solamente contro la borghesia, ma anche contro il regime totalitario regnante negli stessi sindacati e contro i leaders che rafforzano questo regime.
La parola d’ordine essenziale in questa lotta è: indipendenza completa e incondizionata dei sindacati di fronte allo stato capitalista. Ciò significa: lotta per trasformare i sindacati in organi delle masse sfruttate e non organi dell’aristocrazia operaia.
La seconda parola d’ordine è: democrazia nei sindacati.
Questa seconda parola d’ordine deriva direttamente dalla prima e presuppone per la sua realizzazione la più completa libertà dei sindacati di fronte allo stato imperialista o coloniale.
In altri termini, nell’epoca attuale, i sindacati non possono essere semplici organi della democrazia come all’epoca del capitalismo libero-scambista, e essi non possono restare per un lungo tempo politicamente neutri, cioè limitarsi alla difesa quotidiana degli interessi operai. Essi non possono essere più anarchici lungamente , cioè ignorare l’influenza decisiva dello stato sulla vita dei popoli e delle classi.
Essi non possono rimanere ancora per molto tempo riformisti, perché le condizioni obiettive non permettono più riforme serie e durevoli. I sindacati della nostra epoca possono ben servire come strumenti secondari del capitalismo imperialista per subordinare e disciplinare i lavoratori e ostacolare la rivoluzione, oppure al contrario diventare gli strumenti del movimento rivoluzionario del proletariato.
La neutralità dei sindacati è completamente è irrimediabilmente cosa passata e morta con la libera democrazia borghese


Necessità del lavoro nei sindacati

Da ciò che precede, consegue necessariamente che malgrado la degenerazione continua dei sindacati e la loro integrazione progressiva nello stato imperialista, il lavoro all’interno del sindacato non solo non ha perso per nulla la sua importanza, ma resta come prima, e diviene in un certo senso rivoluzionario. La posta in gioco di questo lavoro resta essenzialmente la lotta per influenzare la classe operaia. Ogni organizzazione, ogni partito, ogni frazione che prende una posizione ultimatista riguardo ai sindacati, nei fatti, volta le spalle alla classe operaia, semplicemente perché queste organizzazioni non gli piacciono, è destinata a perire. E bisogna dire che merita questo destino

domenica 13 maggio 2007

La “sinistra autonomista” di Renato Cugini e Antonello Licheri

Coloro a cui “piace” l’idea del “cantiere” proposto da Sinistra democratica (Mussi-Salvi) e che ha fatto scrivere a qualcuno “che è un dovere parteciparci. In campo non c’è l’unità di una indistinta sinistra sinistra ma anche quella dei comunisti” ( Lucio Costa sul sito Il pane e le rose, 5 maggio 2007) avranno qualche dispiacere nel vedere cosa combinano i promotori del “cantiere” in Sardegna a cui hanno cambiato nome in “laboratorio”.
Tutto è avvenuto all’improvviso quando Renato Cugini, già consigliere regionale dei DS, e all’ultimo congresso sostenitore della mozione Angius, insieme ad Antonello Licheri, consigliere regionale del Prc e primo firmatario di una mozione di minoranza all’ultimo congresso del PRC, in cui si sosteneva, addirittura, che sinistra europea doveva diventare il coordinamento di tutte le forze antimperialista del mediterraneo, sono apparsi nella sala stampa del consiglio regionale, alle h.13 del 10 maggio, per annunciare che nel giro di una settimana sarebbe nato “il nuovo gruppo[consiliare]della sinistra”. Ovviamente “il laboratorio è aperto, stiamo lavorando per cogliere subito le pulsioni che si avvertono all’esterno dopo la nascita del PD”( dalla dichiarazione dell’antimperialista, ormai ex di RC, Antonello Licheri).
Chi si aspettava che i due, animati da questa “rottura a sinistra” dei DS, per rimanere fedeli al Partito Socialista Europeo, parlassero delle ultime lotte operaie in Sardegna, oppure criticassero i regali di Soru alle multinazionali, sicuramente saranno rimasti delusi. Infatti, qualche giorno dopo, i due hanno annunciato con determinazione la prima iniziativa politica di “sinistra autonomista”: “Siamo in cinque, vogliamo un posto in giunta”. Abbiamo detto con determinazione, ma i due la determinazione e l’energia la dimostrano solo negli intrighi del parlamentarismo decadente e marcio. Ministerialista di ferro Cugini e di plastica l’antimperialista Licheni. Vogliono un assessore perché adesso sono in cinque, si sono aggiunti altri due consiglieri regionali di RC e uno del Pdci. Pare che al gruppo si aggiungerà la rifondatrice assessora al lavoro, Maddalena Salerno che si è distinta nel seguire servilmente il governatore regionale, il miliardario Renato Soru.
Insomma Renato Cugini non ha perso tempo per porre il marchio, suo e di Gavino Angius, sul cantiere/laboratorio, secondo le peggiori tradizioni del movimento operaio: il collaborazionismo ministerialistica e la concezione federalista del partito o come si dice in certi ambienti “arcipelago”.


Sezione provinciale di Sassari del
Movimento costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori

domenica 6 maggio 2007

«Annulleremo le schede»

E’ l’obbiettivo del Partito comunista dei lavoratori

Articolo tratto da “La Nuova Sardegna” del 06/05/07 (giornalista autore Alessandro Pinna)



OLBIA. Né, ovviamente, col centrodestra, ma neanche col centrosinistra: il Partito Comunista dei Lavoratori invita all’astensione elettorale per le prossime elezioni comunali e chiede di annullare la scheda scrivendovi sopra proprio “Partito Comunista dei Lavoratori”. Gli scissionisti di Rifondazione, che fanno capo a Marco Ferrando, ritengono le due coalizioni «rappresentanti di interessi che sono contrari a quelli dei lavoratori e delle lavoratrici» e accusano Prodi di agire in continuità con Berlusconi. «Permangono le leggi vergogna, si anticipa di un anno lo scippo del Tfr, ci si appresta ad aumentare l’età pensionabile, si votano le guerre imperialiste, si aumentano le spese militari mentre non si rinnovano i contratti dei lavoratori». Il tutto, accusano dal Pcl, col sostegno delle sinistre (Rifondazione, Pdci, Verdi e Sinistra Ds), e delle burocrazie sindacali (CGIL, CISL e UIL). A Olbia il Pcl non ha avuto la possibilità, data la sua recente formazione, di presentarsi con una propria lista, ma i suoi rappresentanti cittadini (Sisinnio Bitti, Antonio carboni, Umberto Bitti e Riccardo Desini) dichiarano di aver cercato un accordo con gli ex compagni di Rifondazione per «una lista di sinistra, indipendente e autonoma sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Il partito di Bertinotti, però, avrebbe dovuto rompere con l’unione e assumere il programma anticapitalista del Pcl. Un programma che prevedeva l’abolizione dell’Ici sulla prima casa, il censimento delle case sfitte, l’introduzione di un canone di affitto equo, la riduzione dei costi dei servizi dei cittadini, la soppressione dei finanziamenti a scuole o enti privati, la nazionalizzazione della Palmera senza indennizzo ai proprietari e sotto controllo operaio. Di fronte al no di rifondazione, ora il Pcl fa appello «ai compagni onesti delle sinistre per la costruzione di una sinistra classista, rivoluzionaria e internazionalista d’opposizione ai grandi interessi. Pertanto, non avendo avuto l’opportunità di presentarci alle comunali, chiamiamo i lavoratori e i cittadini all’astensione elettorale, dicendo che qualsiasi coalizione borghese governerà contro i lavoratori troverà l’opposizione del nostro partito».