sabato 27 settembre 2008

testo volantino per le mobiltazioni CGIL del 27 settembre

(25 settembre 2008)

VIA BERLUSCONI
NO AL CENTROSINISTRA
GOVERNINO I LAVORATORI

Il governo Berlusconi sta procedendo ad un attacco durissimo contro il mondo del lavoro, senza incontrare una reale opposizione.
Si colpiscono i salari. Si estende la precarizzazione del lavoro. Si punta alla distruzione del contratto nazionale. Si porta a sanità e scuola pubblica un attacco mai conosciuto in precedenza. Si vorrebbe regalare il trasporto pubblico alle cordate dei capitalisti mettendo su una strada decine di migliaia di lavoratori. E intanto si cerca di alimentare la guerra tra i poveri con odiose politiche xenofobe.
Eppure manca l’opposizione.
Il PD di Veltroni, Calearo, Colaninno non vuole e non può opporsi a un governo Berlusconi che è oggi sostenuto da quella grande borghesia “amica” (Colaninno, Banca Intesa..) che il PD si candida a rappresentare.
Le sinistre Arcobaleno che in cambio di ministri avevano votato le finanziarie di Prodi e Confindustria, ora giustamente denunciano un governo che riprende e aggrava quelle politiche: ma non avanzano alcuna reale proposta generale di azione.
Così non si può andare avanti.
Grandi sono le responsabilità della CGIL. I suoi vertici dirigenti non solo non hanno promosso in questi mesi alcuna mobilitazione ma hanno continuato a negoziare con Berlusconi e Confindustria sulla manomissione del contratto nazionale. Subendo, ciò nonostante, una campagna di criminalizzazione della CGIL che mira alla sua resa incondizionata.
E’ necessaria una svolta. La CGIL rompa una volta per tutte con Confindustria e Governo e si ponga sul terreno di una reale mobilitazione di massa. E’ l’unica via per costruire un argine all’offensiva reazionaria e strappare risultati.
Il PCL - unico partito della sinistra a opporsi coerentemente al governo Prodi - rivendica una lotta radicale contro il governo Berlusconi per la sua cacciata. E propone un fronte unico d’azione tra tutte le forze politiche e sindacali del movimento operaio che scelgano di stare dalla parte dei lavoratori, su una piattaforma di vertenza generale del mondo del lavoro .Per uno sciopero generale vero, non simbolico, che punti a piegare governo e Confindustria con una lotta prolungata “alla francese”. Chiediamo a tal fine la convocazione di una grande assemblea nazionale intercategoriale dei delegati.

Per un aumento generale dei salari di 300 euro netti
Per la cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro
Per un salario minimo di 1300 euro e un salario di 1000 euro per i disoccupati
Per la parità di diritti di lavoratori italiani e migranti
Per un grande investimento in scuola, sanità, trasporti, sotto controllo popolare
Per la nazionalizzazione, sotto controllo operaio, delle aziende che licenziano, inquinano, causano omicidi bianchi
Paghi chi non ha mai pagato: grandi profitti, spese militari, privilegi clericali

A 40 anni dall’autunno caldo, occorre ripartire da una piattaforma di svolta: in piena autonomia dal centrosinistra, per aprire la prospettiva di un governo dei lavoratori che cacci le vecchie classi dirigenti.
Il PCL - la sinistra che non tradisce - è nato per battersi per questo programma, senza altro interesse che la sua realizzazione.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

martedì 23 settembre 2008

CUB Alitalia e nazionalizzazione

si fa strada la proposta del PCL

(23 settembre 2008)

Roma, 22 set. - (Adnkronos) - «Il fatto che il sindacato Cub di Alitalia abbia avanzato la richiesta di nazionalizzazione della compagnia, è una novità positiva e importante. La richiesta di nazionalizzazione -sinora sostenuta sul piano politico dal solo Pcl- inizia a farsi largo tra i lavoratori. Chiediamo ai partiti della sinistra di appoggiare la richiesta avanzata dalla Cub». Lo afferma Marco Ferrando, del Partito comunista dei lavoratori Pcl.
«La nazionalizzazione di Alitalia, senza indennizzo per i grandi azionisti, è infatti l’unica vera alternativa alla nazionalizzazione dei suoi debiti, pretesa dalla Cai -prosegue- E l’unica soluzione che può tutelare i posti di lavoro e i diritti contrattuali per i lavoratori. L’affidamento al mercato e a nuovi eventuali compratori -come chiede Epifani e una parte del Pd-
esporrebbe i lavoratori a nuovi inaccettabili ricatti e sacrifici».

mercoledì 17 settembre 2008

Siamo al fianco dei lavoratori Alitalia, senza riserve.

NO ALLA SVENDITA

LA VOSTRA DIGNITA' VALE PIU' DEI LORO PROFITTI

OCCORRE UN COMITATO DI SCIOPERO


Se passa il piano CAI-BERLUSCONI si crea un precedente devastante per tutto il mondo del lavoro:

decurtazione dei salari, cancellazione di anzianità e professionalità, umiliazione dei diritti
contrattuali più elementari.


E' inaccettabile. E tanto più inaccettabile la firma sindacale di questa svendita.


Come lavoratori del trasporto aereo avete dimostrato in questi giorni molta combattività e determinazione.

Ora siete chiamati a usare la vostra forza con la stessa radicalità che la CAI e BERLUSCONI hanno usato contro di voi.


Vincere si può.

Si può bloccare l'intero trasporto aereo nazionale.

Si possono eleggere dal basso in ogni struttura Alitalia comitati unitari di sciopero, sino a un comitato

di sciopero nazionale capace di dirigere e unificare la lotta.


In Francia forme simili di organizzazione della lotta hanno strappato risultati proprio nel settore dei trasporti.

Perchè non riprendere quell' esempio?


Solo la forza dei lavoratori può far saltare il piano CAI-BERLUSCONI e aprire il varco

, dal basso, per l'unica vera soluzione alternativa che sia positiva per i lavoratori: la nazionalizzazione dell'intero trasporto aereo nazionale, sotto il controllo dei lavoratori, senza indennizzo per i grandi azionisti, con l'annullamento dei debiti bancari e l'abbattimento degli stipendi milionari dei dirigenti.


E' una soluzione che garantirebbe non solo i posti di lavoro e di diritti contrattuali, ma anche il portafoglio dei contribuenti

E' una soluzione altrettanto radicale di quella pretesa dal governo: la differenza è che guarda ai lavoratori, non ai banchieri.


In ogni caso il Partito Comunista dei Lavoratori si sente mobilitato al vostro fianco, come ha dimostrato in questi giorni la presenza ai vostri presidi del nostro portavoce nazionale

(Marco Ferrando). E sosterrà tutte le azioni di lotta che vorrete intraprendere: perchè la dignità dei lavoratori vale più

dei profitti dei loro padroni.

Partito Comunista dei Lavoratori

sabato 13 settembre 2008

''Il Pcl partecipera' alla manifestazione nazionale della sinistra promossa per l'11 Ottobre

Marco Ferrando :
IL PCL Alla manifestazione dell' 11 Ottobre

(11 settembre 2008)

''Da tempo - spiega - avevamo proposto pubblicamente una manifestazione unitaria da sinistra contro il governo reazionario di Berlusconi, indicando proprio la data dell'11 ottobre .
La manifestazione, finalmente convocata, puo' contribuire a rianimare settori disorientati del popolo della sinistra e a contrastare il disegno della sua assimilazione da parte del Pd e di Di Pietro''.

''Al tempo stesso l'appello di convocazione della manifestazione conferma, come era prevedibile, tutte le ambiguita' dei gruppi dirigenti della Sinistra Arcobaleno attorno al rapporto futuro col Pd e col centrosinistra.

Confermando oltretutto l'analisi del Pcl sul carattere di facciata della ''svolta a sinistra'' del Prc.

''Per questo - prosegue Ferrando - il Pcl non aderisce all'appello e partecipera' alla manifestazione unitaria con una propria proposta distinta: che rivendica l'unita' di classe delle sinistre in alternativa al Pd, oggi e domani; sostiene tutte le lotte e mobilitazioni contro il governo e contro le politiche concertative (inclusa, in particolare, l'azione di sciopero del 17 ottobre); rivendica un Parlamento dei lavoratori e delle sinistre come sede di fronte unico contro Berlusconi; rivendica la cacciata del governo Berlusconi per un governo dei lavoratori, per mezzo di una radicale mobilitazione di massa''.

''Il Pcl fa appello a tutti i militanti critici della sinistra a raggrupparsi l'11 ottobre attorno a questa proposta di indipendenza di classe''.


Roma, 10 settembre

martedì 9 settembre 2008

RISPOSTA A PIERPAOLO LEONARDI

La risposta di Marco Ferrando ( portavoce del PCL) alla lettera di Paolo Leonardi pubblicata ieri sul "Manifesto".

(9 settembre 2008)

Caro Pierpaolo, la risposta alla tua lettera non solo è dovuta, ma è gradita. Perché spero possa aiutare a "diradare la nebbia" sia su elementi di obiettiva confusione, sia su reali divergenze politiche che il tuo testo sottintende o rivela.
Nella sostanza, se ho ben inteso, tu tendi a "contrapporre" in qualche modo l'azione di sciopero e manifestazione previsti per il 17 Ottobre all'eventuale manifestazione da noi proposta per l'11 Ottobre. E lo fai non tanto in ragione di una vicinanza di date (tanto è vero che tu stesso riconosci che "la manifestazione dell'11 non inciderà più di tanto sulla partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici a quella che si terrà il 17"), ma di una valutazione politica: essendo a tuo avviso quella dell'11 una manifestazione di "autoreferenzialità politica tutta negativa" e quella del 17 un'azione reale di conflitto. Infine poni alcune domande sfida sulla scelta di riferimento sindacale o sulla scelta "conflitto o concertazione" (che, per inciso, capisco se rivolte a PRC e PDCI, ma grottesche se rivolte al PCL, visto i tempi e le ragioni della nostra nascita).
Provo a darti una risposta chiarificatrice e magari a porti io, a mia volta, qualche domanda.
1) Come ben sai, il PCL dà pieno e attivo sostegno all'azione di sciopero generale promossa per il 17 Ottobre (avendo oltretutto partecipato con i nostri iscritti membri dei diversi sindacati di base all'assemblea nazionale del 17 Maggio che ha promosso l'iniziativa e avendone salutato pubblicamente la positività). Così come ha dato pieno e attivo sostegno negli anni recenti a tutte le azioni di sciopero generale promosse dal sindacalismo di base contro quelle finanziarie del governo Prodi votate da PRC, PDCI o (nel 2006) da Sinistra Critica, anche con l'adesione pubblica dei nostri compagni iscritti e dirigenti in CGIL, talvolta pagandone il prezzo con vergognosi tentativi di ritorsioni burocratiche dell'apparato CGIL (ti è noto il caso del nostro compagno Debetto a Torino). Al tempo stesso, come in passato e tanto più oggi, riteniamo che l'attacco che viene condotto contro il mondo del lavoro, per la sua gravità, non sia affrontabile esclusivamente con singole iniziative di protesta del sindacalismo di base (per quanto naturalmente positive soprattutto se proclamate da un fronte unitario dello stesso ); ma richieda la preparazione di una vertenza generale del mondo del lavoro, basata su una piattaforma di lotta unificante e di svolta, che miri a sviluppare il movimento reale, a incidere realmente sui rapporti di forza e a strappare risultati. In questo senso abbiamo proposto e riproponiamo la convocazione congiunta di un'assemblea nazionale unitaria intercategoriale di delegati: perché quella assise può consentire di allargare, su base democratica, il fronte promotore di una vertenza generale, aggirando gli steccati divisori oggi esistenti tra diverse espressioni del sindacalismo di classe (sia di base che interno alla CGIL), e favorendo un livello superiore di mobilitazione. Ti chiedo: perché si continua ad opporre un silenzio a questa nostra proposta? Non vorremmo che questo silenzio (un sostanziale rifiuto) fosse determinato dal privilegiamento autoconservativo e d'immagine della propria sigla sindacale a scapito del movimento reale. Ma saremmo felicissimi – nell'interesse generale – se fossimo smentiti da una tua risposta di merito.
2) La contrapposizione tendenziale che tu operi tra lo sciopero del 17 e una manifestazione politica delle sinistre per l'11 è profondamente sbagliata. Per diverse ragioni complementari.
In primo luogo, consentimi una considerazione di carattere generale: il movimento sindacale non esaurisce la vita e le espressioni del movimento operaio (politiche, organizzative, associative, culturali). Noi restiamo degli inguaribili leninisti: contro ogni forma di pansindacalismo (che vede nell'azione sindacale tutta la politica di classe); così come contro ogni pretesa di questa o quell'altra forza della sinistra di esprimere un "proprio sindacato" come propria cinghia di trasmissione (con una riduzione economicista del proprio intervento politico e a scapito del movimento reale). Come PCL, rovesciamo esattamente questa impostazione. Così come siamo per il pieno e libero dispiegamento dell'azione sindacale in funzione dello sviluppo della lotta di classe e contro ogni logica autoconservativa, così cerchiamo di sviluppare in ogni movimento e nell'ambito dell'intera società una battaglia politica più generale: che riconduca ogni rivendicazione parziale (sindacale, sociale, antimperialista, antirazzista, femminista, anticlericale, ambientalista) alla prospettiva del rovesciamento del capitalismo e del potere dei lavoratori. Il PCL considera il proprio partito non come "un fine", ma come lo strumento organizzato di questa battaglia. E questa battaglia, per sua natura, non si svolge solo sul terreno sindacale, ma investe l'intero quadro politico: a partire dall'opposizione alla politica complessiva del governo. E' possibile rimuovere la complessità e l'ampiezza della battaglia politica dei comunisti alla sola dimensione sindacale e, per di più, alla sola azione del sindacalismo di base? E' un'impostazione legittima, s'intende. Semplicemente non solo non è la nostra, ma è un'impostazione che contrastiamo apertamente.
In secondo luogo, il terzo governo Berlusconi, per le sue caratteristiche reazionarie, sottolinea una volta di più l'esigenza di un'opposizione di classe sul piano politico e non solo su quello strettamente sindacale. Appoggiandosi su rapporti di forza ben più favorevoli che in passato, il governo sviluppa un attacco politico frontale non solo ai diritti sociali del mondo del lavoro, ma a spazi e conquiste democratiche più generali, puntando su una riarticolazione dell'apparato dello Stato basata sul rilancio del suo potere di comando: tendenza alla militarizzazione della gestione di alcuni conflitti sul territorio; disegno federalista contro i lavoratori e le masse meridionali; tentativo di cancellazione dei partiti della sinistra persino dal Parlamento Europeo con l'introduzione di sbarramenti elettorali antidemocratici; attacco all'esistenza stessa dei giornali di riferimento della sinistra; negazione del diritto di voto agli immigrati persino sul terreno amministrativo; immunità giudiziaria delle "più alte cariche dello Stato" (Lodo Alfano); matrimonio istituzionale con le gerarchie vaticane; svolta autoritaria contro gli studenti nelle scuole e contro i comportamenti e le libertà giovanili più in generale. Per non parlare, naturalmente, della ben nota campagna xenofoba, dei suoi riflessi sull'involuzione del diritto, della legittimazione strisciante che essa fornisce all'azione fascista o teppista, sul territorio, contro i settori più marginali e indifesi delle masse oppresse. E tutto questo si produce, come ben sai, senza alcuna reale opposizione parlamentare, ed anzi anche grazie alla relazione consociativa del governo con vasti ambienti del PD e col blocco materiale d'interessi bancari e confindustriali su cui il PD s'appoggia.Bene. Pensi che la piattaforma dello sciopero del 17 possa abbracciare il grosso di questi temi? E' evidente che no: perché giustamente è uno sciopero di carattere prevalentemente sindacale. Ritieni che si possa evitare o rinviare una risposta politica di mobilitazione contro questa deriva reazionaria, lasciando campo libero ancora una volta al populismo di Di Pietro o al liberalismo borghese di Veltroni? Penso (e spero) che tu risponda negativamente. Ecco: la proposta che abbiamo lanciato di una manifestazione unitaria delle sinistre contro il governo Berlusconi vuole rispondere a questa esigenza elementare: dar vita a un'opposizione politica del movimento operaio al governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dai tempi di Tambroni (1960). Dove sta allora, caro Pierpaolo, l'"autoreferenzialità"? In chi prova a rispondere a questa esigenza politica reale o in chi la rimuove per proteggere (dall'attacco di nessuno) il proprio guscio sindacale?
In terzo luogo, l'esigenza di una mobilitazione politica è anche legata all'eccezionalità dello scenario politico-istituzionale. Per la prima volta, nell'intera storia del dopoguerra, il Parlamento è interamente presidiato da partiti organicamente borghesi (reazionari, liberali, populisti). Per la prima volta una parte importante del mondo del lavoro e del popolo delle sinistre si sente privata di una propria specifica rappresentanza. Sappiamo bene la causa politica di questo contesto: da un lato la corresponsabilità suicida delle sinistre al governo della borghesia italiana e alle sue politiche di rapina sociale e di guerra, negli anni passati; e dall'altro la presenza di leggi elettorali reazionarie. Ma resta il fatto che questo contesto è negativo per il movimento operaio. Sia perché, ad oggi, concorre ad accentuare senso di impotenza e smarrimento in settori popolari. Sia soprattutto perché favorisce e rafforza il progetto di "americanizzazione" della politica italiana, cioè il tentativo del liberalismo borghese di incorporare il mondo del lavoro in un gioco bipolare sempre più bipartitico: annullando la sinistra come presenza politica distinta, e rafforzando le tendenze anticomuniste di tipo maccartista. Dubito che un simile scenario sarebbe più favorevole, oltretutto, all'azione sindacale e di lotta del movimento operaio, come l'esperienza USA insegna. Impedire che il popolo della sinistra antiberlusconiano venga totalmente incorporato dalle manifestazioni del PD e di Di Pietro – in assenza di ogni segno visibile di vita di un'opposizione di sinistra indipendente – risponde dunque ad un'esigenza obiettiva. Anche da qui la nostra proposta di manifestazione politica contro il governo rivolta a tutte le sinistre italiane.Va da sé che la nostra proposta unitaria di mobilitazione contro Berlusconi rivolta alle sue principali componenti (non solo PRC e PDCI, ma anche SC e SD) non significa né ignorare, né diplomatizzare il nostro giudizio irreversibile sulla natura dei partiti che hanno partecipato al governo Prodi, dei loro gruppi dirigenti, delle loro responsabilità decisive nel disastro avvenuto. Ed anzi, proprio in ragione di quel bilancio, il PCL lavora tanto più oggi alla propria costruzione indipendente, in alternativa coi partiti e demistificando le loro "svolte a sinistra". Ma questa battaglia di egemonia alternativa non contrasta con la proposta di mobilitazione comune contro il governo, e con un rapporto di dialogo con militanti, iscritti, simpatizzanti di quei partiti, che oggi vivono comprensibilmente un senso diffuso di disorientamento. Una proposta di manifestazione comune è anche una forma di relazione con quel mondo.
3) Ci chiedi perché abbiamo proposto ("guarda caso" tu scrivi) la data dell'11 Ottobre. E' semplice: perché non decidiamo noi il calendario della politica italiana. Quella proposta di data è in relazione a un ragionamento politico elementare. In primo luogo risponde all'esigenza di anticipare la manifestazione del PD del 25 Ottobre: perché è del tutto evidente che in caso contrario si regalerebbe a Veltroni (dopo averlo regalato in Luglio a Di Pietro) uno spazio di capitalizzazione a sinistra molto ampio. In secondo luogo, risponde proprio all'esigenza di evitare una sovrapposizione diretta con l'azione di sciopero del 17 Ottobre. Sottolineo il fatto che, anche rispetto ai tempi di preparazione, la data migliore per la manifestazione delle sinistre sarebbe stata il 18 Ottobre; ma abbiamo scartato quella data proprio per il rispetto dell'autonomia dell'azione sindacale e per minimizzare i rischi di ricadute negative sulla sua riuscita (rischi che oggi infatti tu stesso riconosci sostanzialmente irrilevanti). In terzo luogo risponde all'esigenza di evitare la sovrapposizione con l'altra possibile data utile, per quanto anticipata, che è quella del 4 Ottobre: perché per quella data è prevista da molto tempo una specifica manifestazione nazionale antirazzista, promossa in primo luogo da Socialismo Rivoluzionario e Partito Umanista , alla quale il PCL aderisce (a dimostrazione che noi decidiamo sempre in base alla bontà delle iniziative e non alla nostra valutazione politica delle forze promotrici) e alla quale aderiscono moltissime realtà di movimento oggi impegnate in un settore importantissimo (a proposito: perché voi non aderite?). Come si vede, la proposta della data dell'11 non scaturisce da alcun calcolo perverso, ma solo dalla priorità della battaglia politica nell'interesse generale del movimento operaio. Quanto alla vicinanza di data dell'11 e del 17, non è la prima volta e non sarà l'ultima che mobilitazioni diverse cadono in momenti ravvicinati. E' capitato anche in anni recenti, in occasione della prossimità di manifestazioni sindacali e manifestazioni internazionaliste, senza che accadesse nulla di particolare. Così è oggi. A meno che una parte dei promotori dello sciopero del 17 voglia imbastire una campagna di disturbo contro la riuscita dell'11 Ottobre. Quella sì sarebbe una prova rovinosa di settarismo, che non esiteremmo a contrastare. Ma confidiamo che ciò non avvenga.Infine, a tale proposito ti ricordo che stiamo ancora aspettando la tua risposta alla nostra lettera relativa alla iniziativa del 9 settembre dalla cui convocazione ci avete voluto escludere, senza alcuna motivazione e a prezzo di alcune "forzature" sul recente passato , per cui chi due anni fa era assente e contrapposto alle prime iniziative contro il governo Prodi sembra essere stato presente e noi che le convocammo insieme a voi scompariamo nel nulla .
Caro Pierpaolo, spero con queste righe di aver contribuito alla chiarificazione sui problemi che hai posto (ciò che è anche chiarificazione di divergenze). Mi auguro in ogni caso di poterci ritrovare insieme sia il 17 Ottobre che l'11 Ottobre.

Saluti comunisti


Per l'esecutivo PCL

Marco Ferrando