lunedì 11 giugno 2007

Scritto di Trotsky sul materialismo dialettico

L’ABC della dialettica, secondo Leone Trotsky (dicembre 1939)
da "In difesa del marxismo"


La dialettica non è una finzione, né una mistica, ma la scienza delle forme del nostro pensiero, quando questo pensiero non si limita alle preoccupazioni della vita quotidiana ma tenta di apprendere dei processi più durevoli e più complesse. La dialettica sta alla logica formale come le matematiche superiori stanno alle matematiche elementari.
Qui cercherò di delimitare, in modo sintetico, l’essenziale della questione. Nella logica aristotelica, il sillogismo semplice parte da A=A. Questa verità è accettata come un assioma per una quantità di azioni pratiche umane e per delle generalizzazioni elementari. Ma in realtà, A non è uguale ad A. E’ facile da dimostrare, senza neanche guardare minuziosamente queste due lettere: esse differiscono sensibilmente. Ma, diranno, non si tratta della grandezza e della forma delle lettere, è solamente il simbolo di due grandezze uguali, per esempio un kg di zucchero. L’obiezione non vale niente: in realtà un kg di zucchero non è mai uguale a un kg di zucchero; due bilance più precise manifestano una differenza. Si obietterà: tuttavia un kg di zucchero è uguale a se stesso. E’ falso: tutti i corpi cambiano constantement di dimensione, di peso, di colore, etc., e non sono mai uguali a se stesse. Il sofista replicherà, allora, che un kg di zucchero è uguale a se stesso “in un istante dato”. Anche senza parlare del valore prastico assai dubbioso di un tale “assioma”, questo non resiste alla critica teorica. Come comprendere la parola “istant”? Si tratta di una infinitesimale frazione di tempo, il kg di zucchero subirà inevitabilmente dei cambiamenti durante questo “istante”. Oppure l’istante non è altro che una pura astrazione matematica, in altri termini rappresentano un tempo nullo? Ma tutto ciò che vive esiste nel tempo; l’esistenza non è che un processo d’evoluzione ininterrotto; il tempo è dunque l’elemento fondamentale dell’esistenza. L’assioma A=A significa dunque che ogni corpo è eguale a se stesso quando non cambia più, cioè quando non esiste.

A prima vista può sembrare che queste “sottigliezze” non siano di alcuna utilità. Ma in realtà, esse hanno una importanza decisiva. L’assioma A=A è, da una parte, la radice di ogni sapere, e, dall’altra parte, la radice dei nostri errori. Non si può impunemente usare l’assioma A=A che nei limiti determinati. Quando la trasformazione qualitativa di A è trascurabile per il compito che ci interessa, allora noi possiamo ammettere che A=A. E’ il caso per esempio del venditore e del compratore di un kg di zucchero. Allo stesso modo consideriamo la temperatura del sole. Così si considera recentemente il potere d’acquisto del dollaro. Ma i cambiamenti quantitativi, al di là di un certo limite, divengono qualitativi. Il kg di zucchero bagnato d’acqua o di essenza cessa di essere un kg di zucchero. Il dollaro, sotto l’azione di un presidente, cessa di essere un dollaro. In tutti gli ambiti della conoscenza, ivi compresa la sociologia, uno dei compiti più importanti consiste nel determinare l’istante critico in cui la quantità si trasforma in qualità.

Ogni operaio sa che è impossibile fare degli oggetti assolutamente identici. Per la lavorazione dei coni per lo scorrimento delle sfere, si ammette che un certo scarto è inevitabile, ma che si deve rimanere in certi limiti ( è ciò che chiamiamo tolleranza). Tanto è che se si mantengono dei limiti di tolleranza, i coni sono considerati come eguali (A=A). Se si superano questi limiti, la quantità si trasforma in qualità; detto altrimenti il cono non vale nulla o è inutilizzabile.

Il nostro pensiero scientifico non è che una parte della nostra attività pratica generale, ivi compresa la tecnica. Per i concetti c’è pure della “ tolleranza”, stabilita non dalla logica formale, per la quale A=A, ma dall’assioma scaturito dall’assioma secondo cui tutto cambia. Il “buon senso” si caratterizza per il fatto che supera sistematicamente le norme di tolleranza stabilite dalla dialettica.

Il pensiero volgare opera con dei concetti quali capitalismo, morale, libertà, stato operaio, che esso considera come delle astrazioni immutabili, giudicando che il capitalismo è il capitalismo, la morale è la morale etc. Il pensiero dialettico esamina le cose e i fenomeni nel loro perpetuo cambiamento. Di più, secondo le condizioni materiali di questi cambiamenti, essa determina il punto critico aldi la del quale A cessa di essere A, e lo Stato operaio cessa diessere uno Stato operaio.

Il vizio fondamentale del pensiero volgare consiste nel soddisfarsi dell’impronta immobile della realtà che, invece, è in eterno movimento. Il pensiero dialettico precisa, corregge, concretizza costantemente i concetti e conferisce loro una ricchezza e una flessibilità che lo avvicinano, fino a un certo punto, ai fenomeni viventi. Non il capitalismo in generale, ma il capitalismo dato, ad uno stadio determinato dello sviluppo storico. Non lo stato operaio in generale, ma quel particolare stato operaio, in un paese arretrato, accerchiato dall’imperialismo.

Il pensiero dialettico sta al pensiero volgare come il cinema sta alla fotografia. Il cinema non rigetta le foto, ma ne combina una serie secondo le leggi mdel movimento: La dialettica non rigetta il sillogismo, ma insegna a combinare il sillogismo in modo da avvicinare la nostra conoscenza alla realtà sempre in movimento e quindi in cambiamento. Nella Logica, Hegel stabilisce una serie di leggi: il cambiamento della quantità in qualità, lo sviluppo attraverso le contraddizioni, il conflitto della forma e del contenuto, l’interruzione della continuità, il passaggio dal possibile al necessario, etc., che sono così importanti per il pensiero dialettico quanto il sillogismo è importante per dei compiti più elementari.


Hegel ha scritto prima di Darwin e di Marx. Grazie all’impulso possente dato al pensiero dalla Rivoluzione francese, Hegel ha anticipato in filosofia il movimento generale della scienza. Ma, poiché, per precisare, si trattava di una geniale anticipazione, essa ha preso in Hegel un carattere idealista. Hegel operava con delle ombre ideologiche, come se esse fossero la realtà suprema. Marx ha mostrato che il movimento delle ombre ideologiche non fa che riflettere il movimento reale dei corpi materiali:

Noi chiamiamo la nostra dialettica materialistica , poiché le sue radici non sono nel cielo (né nelle profondità del nostro “libero spirito”), ma nella realtà obiettiva, nella natura. La coscienza è nata dall’incosciente, la psicologia dalla fisiologia, il mondo organico dall’inorganico, il sistema solare dalla nebulosa. A ogni livello della scala dello sviluppo, i cambiamenti quantitativi sono divenuti qualitativi. Il nostro pensiero, compreso quello dialettico, non è che una delle manifestazioni della materia che cambia. Non c’è posto, in questa meccanica, ne per Dio, né per il diavolo, né per l’anima immortale, né per le norme eterne del diritto e della morale. La dialettica del pensiero, procedendo dalla dialettica della natura, ha di conseguenza un carattere interamente materialista:

Il darwinismo, che spiegava l’origine delle specie con la trasformazione del quantitativo in qualitativo, ha significato il trionfo della dialettica al livello di tutta la natura organica. Un altro grande trionfo fu la scoperta della tavola dei pesi atomici, poi quella della trasformazione degli elementi gli uni negli altri.

A queste trasformazioni (delle specie, degli elementi, etc.) è strettamente legata la questione della classificazione, egualmente importante nelle scienze naturali e nelle scienze sociali. Il sistema di Linneo (XVII sec.), fondandosi sulla immutabilità delle specie, si limitava all’arte di descrivere e di classificare le piante secondo il loro aspetto esteriore. Il periodo infantile della botanica è analogo a quello della logica, perché le forme del nostro pensiero si sviluppano, come tutto ciò che è vivente. Rigettando deliberatamente l’idea dell’immutabilità delle specie, e attraverso lo studio della storia dell’evoluzione delle piante e della loro conformazione, che si è potuto gettare le basi di una classificazione realmente scientifica.

Marx che a differenza di Darwin era un dialettico cosciente, ha trovato le basi di una classificazione scientifica delle società umane nello sviluppo delle forze produttive e la struttura dei rapporti di proprietà, che costituiscono l’anatomia della società. Non è che utilizzando il metodo di Marx che si può utilizzare il concetto di stato operaio e il momento della sua rovina.

In tutto ciò, noi lo vediamo non c’è niente di “metafisico” o di “scolastico”, come affermano gli ignoranti soddisfati di se stessi. La logica dialettica esprime le leggi del movimento del pensiero scientifico contemporaneo. Al contrario, la lotta contro la dialettica materialista riflette un lontano passato, il conservatorismo della piccola borghesia, l’arroganza dei mandarini universitari e… l’ombra di una speranza nell’al di là.

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