domenica 19 aprile 2009

CACCIAMO VIA DALLA NOSTRA TERRA I GOVERNI DEI BANCHIERI, DEI CAPITALISTI E DEI CRIMINALI DI GUERRA

I governi del G8 sanno fare solo una cosa: rapinare i lavoratori e le loro famiglie per regalare il bottino ai banchieri e ai capitalisti parassiti e truffatori.

Berlusconi, che è solo un cafone ed un ignorante arricchito, ha voluto questa riunione in Sardegna per umiliare il popolo sardo. Come al solito ha sparato le solite balle: i lavori per il G8 rilanceranno l’economia del nord Sardegna. Invece, come lamentano gli stessi imprenditori sardi, per le aziende sarde non c’è altro che la catena dei subappalti, per i lavoratori edili sardi il solito sfruttamento: lavoro nero, assenza di sicurezza nei cantieri, salari che vengono pagati in ritardo col soliti sistema degli “acconti” ( “ti pago più tardi”, “abbi pazienza” dicono i “caporali” con i macchinoni comprati facendo debiti, ma senza pagare gli operai).

Invece chi mangia a quattro ganasce sono i grandi gruppi edili favoriti da Berlusconi, da Soru (altro pesecane) e da Prodi. Tutti e tre hanno voluto questa riunione, tutti e tre sono responsabili di questa pagliacciata fatta solo per regalare soldi ai grandi industriali del continente.

Questa catastrofe economica internazionale del capitalismo l’hanno provocata banchieri, capitalisti e i governi a loro servizio. Questa crisi facciamola pagare a loro. Ogni cittadino e ogni cittadina della Sardegna ha il dovere di presidiare tutte le strade, tutte le piazze, tutti gli alberghi per rendere impossibile questa riunione di parassiti e di bugiardi. Facciamogli sentire il nostro disprezzo ed il nostro odio. Questi politicanti che intascano miliardi dai banchieri e dagli industriali loro protettori sono solo degli ignoranti, superficiali, venditori di fumo, ma questa catastrofe economica sta aprendo gli occhi a molti.

Ogni cittadino ed ogni cittadina della Sardegna devono fare in modo che i potenti del mondo scappino via dalla Sardegna e rimanga impresso nella loro mente che il popolo sardo non si fa offendere impunemente.

Uniamo le lotte contro il G8 con le lotte dei lavoratori, a partire da quelli che stanno perdendo il posto di lavoro!
Facciamo pagare la crisi ai veri responsabili, i banchieri e i capitalisti! Cacciamo i loro governi!
Se ne vadano tutti, governino i lavoratori!


Gherra, gherra a s’egoismu
Gherra, gherra a s’oppressore

sabato 4 aprile 2009

Testo del volantino del PCL in occasione della manifestazione nazionale CGIL del 4 aprile

(3 Aprile 2009)

DARE UNA PROSPETTIVA A QUESTA GRANDE MANIFESTAZIONE APRIRE UNA LOTTA VERA, RADICALE, A OLTRANZA

NON PER PARTECIPARE, MA PER VINCERE.

L’imponente manifestazione di oggi- cui il PCL da’ la sua piena adesione- non può finire su un binario morto. Di fronte all’enormità della crisi e alle politiche reazionarie di Berlusconi, le sole manifestazioni trimestrali e gli scioperi dimostrativi sono del tutto insufficienti . E’ necessaria una svolta radicale di lotta, unitaria e di massa.
In tutta Europa si vanno sviluppando, in maniera diversa, forme di lotta radicale, sino ad evocare una vera rivolta sociale. E’ ciò che la borghesia teme come la peste. Invece in Italia Epifani si vanta sul Corriere della sera di “ saper evitare l’esplosione della rabbia sociale come in Grecia e in Francia” con l’intento di tranquillizzare Confindustria. E questo nel momento in cui, paradossalmente, la Cgil è all’opposizione del governo.
Così non va. Non si può fare opposizione a Berlusconi cercando di tranquillizzare Marcegaglia. Non si può contrastare efficacemente le politiche del padronato e del governo con manifestazioni rituali una tantum: che certo sono un’importante espressione di dissenso, ma che non incidono sui rapporti di forza reali. E che per di più vedono spesso assurdamente divisi la Cgil e i sindacati di base.
E’ necessaria una vera prova di forza contro le classi dirigenti del paese. La piazza di oggi ci dice che è possibile.
Proponiamo che tutte le organizzazioni sindacali del mondo del lavoro, dalla Cgil (a partire dalla Fiom) a tutto il sindacalismo di base, convochino unitariamente una grande assemblea nazionale di delegati eletti che promuova una svolta di lotta.
Proponiamo l’apertura di una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, che sfoci in una mobilitazione prolungata ( sino ad uno sciopero generale ad oltranza), che si combini con l’occupazione delle aziende in crisi e con la costituzione di una cassa nazionale di resistenza.
Proponiamo una piattaforma di lotta unificante che miri a ricomporre tutto ciò che la crisi tende a dividere; che parta dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione tra tutti del lavoro che c’è ( con la riduzione progressiva dell’orario a parità di paga), di un grande piano di opere pubbliche di utilità sociale, dell’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari ( con l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro), di una vera indennità per tutti i disoccupati ( non inferiore ad almeno 1000 euro netti mensili detassati), del permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati; e che soprattutto dica: “Paghi chi non ha mai pagato”. A partire dalle grandi imprese e delle banche, che vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori: una soluzione che garantirebbe i posti di lavoro e consentirebbe il risparmio di enormi risorse pubbliche, oggi regalate a banchieri e capitalisti, destinandole al lavoro, ai salari, a vere protezioni sociali.
Questa svolta di lotta non solo è possibile, ma è la condizione decisiva per dare una prospettiva alla grande manifestazione di oggi, per ricomporre la più vasta unità dei lavoratori, per ottenere risultati. Perchè l’esperienza dice che solo la forza di massa può strappare conquiste nuove e difendere conquiste vecchie. A chi obietta che questa proposta d’azione è “incompatibile” con le attuali regole del gioco, rispondiamo che è vero: infatti solo rompendo le regole del gioco di questa società capitalista, si può aprire il varco di un’alternativa vera. Solo la lotta per cacciare i capitalisti e i banchieri, e per affermare un governo dei lavoratori può dischiudere una prospettiva nuova. Il resto è un film già visto (e subìto), troppe volte.
In ogni caso il PCL- unico partito della sinistra a non essersi mai compromesso con le politiche antioperaie- impegna le proprie forze, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, per questa svolta unitaria e radicale del movimento operaio. E chiede pubblicamente a tutte le sinistre, politiche e sindacali, di realizzare un fronte unico d’azione su questo terreno decisivo.
IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI HA AVVIATO UNA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE IN CRISI E DELLE BANCHE, CHE STA GIA’ REGISTRANDO L’ADESIONE DI NUMEROSE STRUTTURE SINDACALI E DIRIGENTI SINDACALI ( A PARTIRE DAL LIVELLO DELLE RSU). IL TESTO DELLA CAMPAGNA SI PUO’ TROVARE SUL SITO DEL PARTITO(pclavoratori.it). SE INTENDI DARE L’ADESIONE, PUOI INVIARLA ALL’INDIRIZZO DEL PCL (info@pclavoratori.it) indicando nome e cognome, carica sindacale, luogo di lavoro.

venerdì 3 aprile 2009

Documento degli studenti del PCL

(3 Aprile 2009)

domenica 29 marzo 2009

LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI E I BANCHIERI!

“Noi la crisi non la paghiamo!”: questo slogan ha infiammato e infiamma tuttora le lotte delle nuove generazioni di tutta Europa, dall’Italia alla Grecia. Una nuova generazione che si affaccia alla lotta di classe non sente più parlare dei miti fasulli e menzogneri sulla “fine del comunismo” o su un “nuovo ordine mondiale” che sarebbe sopraggiunto dopo la caduta del Muro di Berlino, ma prova in maniera reale sulla propria pelle il costo di una crisi catastrofica del capitalismo che porta tutti i governi capitalisti ad attaccare pesantemente i posti di lavoro, i salari, lo stato sociale, il diritto allo studio e in generale le condizioni di vita dei lavoratori e dei loro figli.
E’ in questo contesto che si è svolta la lotta esemplare degli studenti italiani (insieme a genitori, insegnanti e lavoratori della scuola) contro i tagli criminali del governo Berlusconi sui fondi destinati alla scuola e all’università pubbliche, e contro il progetto di controriforma della ministra Gelmini.
PERCHE’ L’”ONDA” NON HA VINTO?
Tuttavia la sconfitta subita dal movimento con l’approvazione dei decreti e la fine delle mobilitazioni ci impongono una seria riflessione per capirne le cause e per non ripetere gli stessi errori nell’ipotesi di un rilancio del movimento.
A questo scopo è utile confrontare l’”Onda” italiana con esperienze di lotta vittoriose, come il movimento anti-Cpe in Francia, che attraverso una lotta esemplare di studenti e lavoratori uniti è riuscito a sconfiggere l’odioso Contratto di Primo Impiego. In Italia invece, la mancanza di una prospettiva concreta della lotta e la mancanza di una vera prova di forza contro il governo (nella convinzione che una vittoria si potesse ottenere facendo più kilometri possibile nei cortei) hanno progressivamente sprecato le forze e portato gli studenti ad abbandonare gradualmente la lotta.
La prova di forza contro i governi si fa soltanto con l’unità di lotta tra studenti e lavoratori, ciò che ha permesso in Francia di creare un movimento di massa che ha sconfitto il governo Chiraque, uno dei più reazionari , sul Cpe. Chi sostiene, come la Rete per l’Autoformazione (disobbedienti) che ha diretto in maniera autoritaria il movimento a Roma, che “la classica parola d’ordine dell’unità studenti-operai è oggi definitivamente superata” (www.uniriot.org) mistifica la realtà e non ha a cuore la vittoria del movimento ma soltanto interessi burocratici di controllo su di esso, come hanno dimostrato Francesco Raparelli e la relativa linea politica “post autonoma”.E’ quando scende in campo la classe operaia, cioè chi manda avanti la produzione, che i padroni e i loro governi cominciano ad avere paura ed è possibile perciò creare prove di forza vincenti. Nascondendo questa realtà i disobbedienti non hanno fatto altro che indebolire la lotta.
E proprio questa burocrazia ha impedito una qualsiasi forma democratica di partecipazione degli studenti al movimento; per paura di perdere il controllo su di esso hanno rifiutato e combattuto con metodi autoritari la forma di organizzazione più democratica che possa esistere per una lotta e che ha animato le esperienze di movimento vittoriose operaie e studentesche: un coordinamento a vari livelli (da quello d’ateneo a quello nazionale) formato da delegati eletti dalle assemblee degli studenti e revocabili in qualsiasi momento dalle stesse. Questo principio è profondamente diverso da quello della delega borghese, fatto di deputati e senatori corrotti che non rispondono a nessuno del loro mandato. Il coordinamento per delegati è al contrario la forma di democrazia più diretta che avrebbe consentito, oltreché di centralizzare e coordinare meglio la lotta, di coinvolgere la massa degli studenti attivamente nel dibattito all’interno del movimento.
AUTORIFORMA O LOTTA IN DIFESA DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICA?
Altro elemento centrale che ha rappresentato un punto debole è stato la proposta centrale appioppata dai disobbedienti al movimento della cosiddetta “autoriforma” incentrata sull’”autoformazione”: ma cosa c’è dietro queste parole? Il progetto dei disobbedienti (se ci credono veramente) è quello di costituire nel quadro di un’università scadente dei percorsi di didattica “autogestita” dagli studenti. Oltre a rappresentare una proposta vaga e deleteria, essa implica l’accettazione dell’autonomia universitaria, il primo male che ha partorito tutte le attuali controriforme, e non mette in dubbio il modello universitario attualmente propinato. La questione centrale che si deve affrontare è quella di una lotta per un’università pubblica, gratuita, di massa, di qualità e al servizio delle masse popolari e non dei privati. Soltanto questa piattaforma è in grado di difendere il diritto allo studio e di far diventare la mobilitazione degli studenti una lotta di massa e popolare, coinvolgendo gli altri settori oppressi della società.
PER IL RILANCIO DEL MOVIMENTO, PER L’UNITA’ DI LOTTA STUDENTI-LAVORATORI!
Allo stato attuale, dopo il riflusso, è oggettivamente difficile far ripartire immediatamente una mobilitazione delle dimensioni viste nei mesi scorsi: ma la crisi mondiale sta producendo e preparando in Europa e in tutto il mondo grandi esplosioni sociali contro le condizioni di vita imposte dal capitalismo. Quando i lavoratori e le nuove generazioni torneranno a mobilitarsi sarà necessaria però una svolta nella direzione: servirà una piattaforma di lotta all’altezza della situazione e al di fuori delle castronerie irreali propinate ad esempio dai disobbedienti. Questa è la piattaforma che come Coordinamento Studenti Rivoluzionari abbiamo proposto al movimento e riteniamo sia un punto di partenza indispensabile nel caso di un suo rilancio:
• LOTTA AD OLTRANZA IN DIFESA DELLA SCUOLA E DELL’UNIVERSITA’ PUBBLICH
• PER L’ABROGAZIONE DELL’AUTONOMIA UNIVERSITARIA E DI TUTTE LE CONTRIRIFORME DEGLI ANNI ‘90 A PARTIRE DALLA ZECCHINO-BERLINGUER
• ABOLIZIONE DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI AI PRIVATI, MASSICCI INVESTIMENTI PER LA SCUOLA E L’UNIVERSITA’ PUBBLICHE
• PER UN’ISTRUZIONE PUBBLICA, GRATUITA, DI MASSA E DI QUALITA’ E AL SERVIZIO DELLE MASSE POPOLARI
• UNITA’ DI LOTTA COL MONDO DEL LAVORO
• ORGANIZZARE LE LOTTE CON UN COORDINAMENTO PER DELEGATI ELETTI DALLE ASSEMBLEE E REVOCABILI IN QUALSIASI MOMENTO
• CACCIARE BERLUSCONI, PER UN’ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA
Sulla base di questo programma proponiamo come CSR un fronte unico di lotta a tutte le organizzazioni che si riconoscono in esso.
Paghi chi non ha mai pagato!
COORDINAMENTO STUDENTI RIVOLUZIONARI – Roma
www.csrstudenti.blogspot.com csrstudenti@gmail.com