domenica 1 marzo 2009

Maledetti collaborazionisti

(28 febbraio 2009)

Cisl e Uil nascono con i soldi del governo americano per dividere e disorientare i lavoratori in vista dell’offensiva borghese, che si scatenò dopo la sconfitta del Fronte Popolare nelle elezioni dell’aprile 1948. Anche allora si facevano blocchi stradali e ferroviari. Dalla loro nascita ad oggi, Cisl e Uil hanno mantenuto il loro compito. La CGIL deve rompere definitivamente con Cisl e Uil ed avviare una campagna in tutti i posti di lavoro contro la burocrazia collaborazionista di Cisl ed Uil.

Senza la complicità di Cisl ed Uil, il governo padronale non avrebbe sferrato l’attacco al diritto di sciopero con il “disegno di legge delega sulle agitazioni”. Dalle fabbriche di Detroit - dove i lavoratori non devono più scioperare, altrimenti non saranno elargiti i fondi stanziati, prima, da Bush e, ora, da Obama a G.M. e Crysler- allo Stato italiano, l’oligarchia finanziaria e industriale marcia compatta contro il diritto di sciopero. Il craxiano Sacconi, Ministro del lavoro, ha dichiarato: “non potevamo stare a guardare rispetto ai 500 scioperi l’anno rilevati dal garante”. Questo rinnegato, che si è fatto le ossa nell’apparato della CGIL e del Partito socialista, crede che la burocrazia collaborazionista di Cisl e Uil sia in grado di attentare in profondità alla volontà di lotta e all’unità della classe lavoratrice. Il ministro Sacconi scoprirà ben presto che ha esagerato, notevolmente, le capacità di agitazione reazionaria dei collaborazionisti.

Chi continua a credere che ci sarà un’uscita democratica dalla crisi generale del capitalismo disarma politicamente il movimento operaio, perchè accredita presso i lavoratori e le lavoratrici le bugie degli economisti ufficiali, la propaganda dei governi. Il piano di salvataggio dei banchieri e degli industriali, attraverso i “Tremonti bond”, con i suoi effetti negativi immediati per le masse provocherà la rabbia popolare contro il governo e i suoi complici banchieri ed industriali. Non saranno le misure di Berlusconi contro il diritto di sciopero a fermare scioperi, mobilitazioni e rivolte.

Sull’Europa dei padroni si addensano nubi che annunciano uragani sociali. La crisi mondiale in Russia, non ha trovato impaurite le masse. A Mosca, a Pskov, a Volgograd ed a Vladivostok i manifestanti e gli scioperanti si scontrano con la polizia. A Dublino la settimana scorsa hanno manifestato centoventimila scioperanti. In Francia, nonostante la demagogia nazionalista e protezionista di Sarkozy, quattro francesi su cinque giustificano la rivolta popolare nel Dipartimento d’Oltremare della Guadalupa. In Grecia la lotta continua.

Le masse lavoratrici d’Europa si troveranno a dover combattere insieme contro i propri governi, il direttorio dell’Unione e della Banca centrale europea. Chi continua a pensare che la cornice nazionale sia la più adatta alla lotta di classe, fa il gioco della demagogia nazionalista e protezionista. L’esperienza storica del XX secolo insegna che quando i partiti operai sono venuti meno all’internazionalismo, la borghesia ha potuto dar libero sfogo ai suoi istinti predatori ammazzando e rovinando centinaia di milioni di persone.

L’alternativa non è fra un’uscita democratica o autoritaria dalla crisi ma fra rivoluzione socialista e barbarie progressiva (regimi burocratico-polizieschi nei paesi imperialisti dominanti, guerre colonialiste in Africa, Asia, America latina e regimi mafiosi in tutto l’est europeo). La classe lavoratrice di tutta l’Europa nei prossimi mesi inizierà a convincersi che l’alternativa alla catastrofe capitalista è la lotta per il governo dei lavoratori.


Coordinamento Sardo del Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale

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