In passato la scienza e certi scienziati corrotti sono stati utilizzati dalla borghesia per giustificare la presunta superiorità e inferiorità di determinate “razze” e il conseguente razzismo, strumento della borghesia contro i lavoratori. Diversi pseudo-scienziati (soprattutto negli Stati Uniti), anche in tempi non molto lontani, hanno utilizzato la ricerca sul genoma umano per giustificare la presunta inferiorità di neri, donne, omosessuali e per cercare di far credere che la povertà o la criminalità fossero dei fattori determinabili a livello genetico.
Ma oggi la situazione è cambiata: gli ultimi sviluppi e le ultime scoperte nel campo della genetica indicano che l’umanità sia la stessa nella sua diversità, che il genoma umano sia identico in tutti gli individui di diverse etnie per il 99,9% e che la “razza” non sia determinabile per la scienza a livello genetico. L’umanità è una sola e con gli sviluppi scientifici cadono tutte le ciarlatanerie sulla “superiorità” di alcuni uomini su altri e sulla presunta “criminalità genetica” di determinate etnie o popoli.
Il razzismo è sempre stato uno strumento utilizzato dalla classe dominante borghese per deviare il malcontento e l’odio della classe lavoratrice nei confronti delle sue politiche contro un falso nemico, i lavoratori immigrati, naturale alleato della classe operaia.
Oggi in Italia i governi e i partiti borghesi di centrodestra e centrosinistra portano avanti, senza eccezione, campagne razziste e xenofobe contro gli immigrati per impedire che il disagio sociale di milioni di lavoratori italiani causato delle politiche di sacrifici, dai bassi salari, dai mutui usurai sulla casa, dallo strozzinaggio delle banche, si ripercuota contro i veri responsabili della rapina quotidiana ai loro danni: non i lavoratori immigrati, anche loro forza-lavoro da sfruttare per il mercato capitalista, ma i padroni, le banche, i loro governi e partiti, nemici dei lavoratori italiani e immigrati. La campagna razzista contro i lavoratori rumeni portata avanti dal governo Prodi va in questa direzione, proprio in un momento in cui la classe operaia italiana paga le conseguenze di anni di sacrifici sulla sua pelle. Gli immigrati presenti nel nostro paese vivono una situazione davvero pessima: ricattati dalla Bossi-Fini e dai lager Cpt (istituiti da un governo di centrosinistra), strumenti del padronato e con difficoltà ad avere alloggi dignitosi.
Il 15 Novembre scorso nel consiglio comunale di Olbia si è discussa la situazione degli immigrati in città. Da alcuni volgari individui dai banchi della maggioranza si sono sentite delle immani sciocchezze xenofobe che identificano gli immigrati come criminali e sostenendo che andrebbero cacciati via: le parole pronunciate da questa gente, per le ragioni riportate prima, meritano soltanto derisione e disprezzo.
Ma anche chi, dai banchi del consiglio comunale, si nasconde dietro le parole di “accoglienza” e “dialogo” (il sindaco Giovannelli, i consiglieri di centrodestra e dei partiti borghesi di centrosinistra), è in realtà portatore degli stessi interessi e delle stesse politiche che permettono lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori immigrati e italiani e attraverso campagne razziste sulla “sicurezza” rinchiudono nei Cpt e rimpatriano gli immigrati su basi di discriminanti etniche; con l’unico fine di sfruttare manodopera ancora più ricattabile e riversare il malcontento sociale dei lavoratori italiani sui lavoratori immigrati, vittime della società capitalista. Va ricordato che il consigliere Varrucciu che parla demagogicamente di “integrazione” fa parte di un partito (il Partito Democratico) che rappresenta uno dei maggiori artefici della campagna antirumena promossa dal governo, e che il sindaco Giovannelli è di una coalizione che ha varato al governo nazionale l’infame legge razzista Bossi-Fini.
Ogni attacco ai diritti dei lavoratori immigrati si traduce perciò in un attacco alle condizioni sociali e di vita dei lavoratori italiani: il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia il carattere razzista e antioperaio delle campagne anti-immigrati e si batte per l’unità dei lavoratori italiani con quelli immigrati. A partire dalla denuncia di tutte le campagne razziste, mistificatrici e antioperaie sulla “sicurezza” rivendichiamo e ci battiamo per:
- l’integrazione dei lavoratori immigrati nel movimento sindacale italiano a partire da comuni rivendicazioni sociali, il primo passo verso l’unificazione delle lotte;
- l’abrogazione della legge razzista Bossi-Fini, l’eliminazione della legge 30 e di tutte le riforme precarizzanti del lavoro, verso la stabilizzazione a tempo indeterminato dei lavoratori di qualsiasi nazionalità e l’eliminazione del lavoro nero;
- l’introduzione del reato penale per tutti i padroni che sfruttano attraverso il lavoro nero i lavoratori italiani e immigrati;
- l’abolizione dei Cpt quali strumenti di oppressione razziale e classista;
- la regolarizzazione di tutti gli immigrati e l’abolizione delle misure poliziesche per il permesso di soggiorno e di lavoro; pieno diritto alla cittadinanza per chi viene nel nostro paese in cerca di migliori condizioni di vita;
- la requisizione delle grandi proprietà immobiliari quale misura per dare una casa ai lavoratori immigrati e italiani che ne sono sprovvisti.
- la nazionalizzazione delle banche, vero strumento di oppressione e insicurezza sociale, sotto il controllo dei lavoratori, per eliminare lo strozzinaggio quotidiano ai danni delle classi oppresse.
Queste rivendicazioni, che sono alla base dell’unità nella lotta tra lavoratori italiani e stranieri, esulano naturalmente da un quadro di compatibilità nell’ottica della società capitalista: i bisogni e le necessità elementari dei lavoratori sono incompatibili con la società capitalistica e richiedono la lotta per una nuova società, a partire da un governo dei lavoratori che elimini la dittatura dei banchieri e degli industriali e realizzi le rivendicazioni di tutti gli oppressi, compresi gli immigrati.
Noi ci battiamo per questa prospettiva e invitiamo le sinistre che ora sostengono il governo borghese Prodi a rompere con i poteri forti, i loro governi e i loro partiti e a non rendersi corresponsabili delle politiche di massacro sociale per i lavoratori italiani e stranieri. A chi ci accusa di dividere la sinistra noi rispondiamo di ricercare l’unità di lotta tra tutti i lavoratori e le loro organizzazioni: ma solo fuori dai governi antipopolari e in opposizione ad essi, l’unica prospettiva realistica e necessaria.
Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Olbia