domenica 25 novembre 2007

La lezione delle proletarie indipendenti

Dopo i trecentomila metalmeccanici indipendenti che hanno bocciato l’accordo del 23 luglio, un’altra lezione di indipendenza politico-teorica è venuta dalla manifestazione delle donne proletarie del 24 novembre.

I colpi quando arrivano di sorpresa sono i peggiori perché confondono chi li prende. E’ così è stato per le politicanti borghesi che hanno tentato di provocare il corteo delle proletarie e per quelle che sul palco erano convinte di essere le dirigenti del movimento.

Prestigiacomo e Carfagna erano convinte che, facendo leva sull’uso ideologico del dato biologico della comunanza di genere sessuale, avrebbero potuto isolare le proletarie d’avanguardia. Invece, tutto il corteo è stato unanime per la loro cacciata.

Melandri, Turco e Pollastrini non l’hanno passata liscia per l’infame “pacchetto sicurezza”, che colpisce, in particolare, le donne rom. Queste politicanti borghesi ipocrite prive di spessore culturale hanno potuto misurare la distanza che le separa dalle donne proletarie.

Qualche giornalista ha ripetuto la solita solfa dell’occasione perduta “cercando le contestazioni più che l’unione”. L’ideologia ha il potere di deformare la realtà per chi ne è vittima. Il corteo ha approvato la cacciata delle politicanti borghesi di Forza Italia e del Partito Democratico mostrando la sua unità di orientamento politico. La comunanza di genere è solo un dato biologico che si manifesta in determinati contesti socio-economici caratterizzati dalla divisione e dall’antagonismo delle classi e che da questi è condizionato. Mentre le politicanti borghesi sono vittime del riduzionismo biologico, le donne proletarie d’avanguardia analizzano la realtà come totalità dove non esistono variabili indipendenti, ma una totalità dove tutte le parti e le differenti manifestazioni interagiscono dialetticamente. Le prime producono ideologia finalizzata all’oppressione; le seconde, al contrario, producono scienza finalizzata alla liberazione da ogni tipo di oppressione.

L’unità che cercano le proletarie e i proletari indipendenti è quella della propria classe intorno a un programma rivoluzionario che abbia il suo centro nell’obiettivo della conquista del potere politico. Solo chi non vuole l’emancipazione da ogni tipo di oppressione dice che la questione della conquista del potere politico è “superata”. Anche, oggi, come nel passato non esiste alcun dato che permetta di concludere che la conquista del potere politico è “arcaica”. Solo il governo della classe rivoluzionaria può mettere fine alla violenza sulle donne.

Sezione di Sassari del Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori/ 25 novembre 2007

lunedì 19 novembre 2007

Contro il razzismo reazionario di alcuni consiglieri comunali di Olbia, per l’unità nella lotta tra lavoratori italiani e immigrati

In passato la scienza e certi scienziati corrotti sono stati utilizzati dalla borghesia per giustificare la presunta superiorità e inferiorità di determinate “razze” e il conseguente razzismo, strumento della borghesia contro i lavoratori. Diversi pseudo-scienziati (soprattutto negli Stati Uniti), anche in tempi non molto lontani, hanno utilizzato la ricerca sul genoma umano per giustificare la presunta inferiorità di neri, donne, omosessuali e per cercare di far credere che la povertà o la criminalità fossero dei fattori determinabili a livello genetico.

Ma oggi la situazione è cambiata: gli ultimi sviluppi e le ultime scoperte nel campo della genetica indicano che l’umanità sia la stessa nella sua diversità, che il genoma umano sia identico in tutti gli individui di diverse etnie per il 99,9% e che la “razza” non sia determinabile per la scienza a livello genetico. L’umanità è una sola e con gli sviluppi scientifici cadono tutte le ciarlatanerie sulla “superiorità” di alcuni uomini su altri e sulla presunta “criminalità genetica” di determinate etnie o popoli.

Il razzismo è sempre stato uno strumento utilizzato dalla classe dominante borghese per deviare il malcontento e l’odio della classe lavoratrice nei confronti delle sue politiche contro un falso nemico, i lavoratori immigrati, naturale alleato della classe operaia.

Oggi in Italia i governi e i partiti borghesi di centrodestra e centrosinistra portano avanti, senza eccezione, campagne razziste e xenofobe contro gli immigrati per impedire che il disagio sociale di milioni di lavoratori italiani causato delle politiche di sacrifici, dai bassi salari, dai mutui usurai sulla casa, dallo strozzinaggio delle banche, si ripercuota contro i veri responsabili della rapina quotidiana ai loro danni: non i lavoratori immigrati, anche loro forza-lavoro da sfruttare per il mercato capitalista, ma i padroni, le banche, i loro governi e partiti, nemici dei lavoratori italiani e immigrati. La campagna razzista contro i lavoratori rumeni portata avanti dal governo Prodi va in questa direzione, proprio in un momento in cui la classe operaia italiana paga le conseguenze di anni di sacrifici sulla sua pelle. Gli immigrati presenti nel nostro paese vivono una situazione davvero pessima: ricattati dalla Bossi-Fini e dai lager Cpt (istituiti da un governo di centrosinistra), strumenti del padronato e con difficoltà ad avere alloggi dignitosi.

Il 15 Novembre scorso nel consiglio comunale di Olbia si è discussa la situazione degli immigrati in città. Da alcuni volgari individui dai banchi della maggioranza si sono sentite delle immani sciocchezze xenofobe che identificano gli immigrati come criminali e sostenendo che andrebbero cacciati via: le parole pronunciate da questa gente, per le ragioni riportate prima, meritano soltanto derisione e disprezzo.

Ma anche chi, dai banchi del consiglio comunale, si nasconde dietro le parole di “accoglienza” e “dialogo” (il sindaco Giovannelli, i consiglieri di centrodestra e dei partiti borghesi di centrosinistra), è in realtà portatore degli stessi interessi e delle stesse politiche che permettono lo sfruttamento selvaggio dei lavoratori immigrati e italiani e attraverso campagne razziste sulla “sicurezza” rinchiudono nei Cpt e rimpatriano gli immigrati su basi di discriminanti etniche; con l’unico fine di sfruttare manodopera ancora più ricattabile e riversare il malcontento sociale dei lavoratori italiani sui lavoratori immigrati, vittime della società capitalista. Va ricordato che il consigliere Varrucciu che parla demagogicamente di “integrazione” fa parte di un partito (il Partito Democratico) che rappresenta uno dei maggiori artefici della campagna antirumena promossa dal governo, e che il sindaco Giovannelli è di una coalizione che ha varato al governo nazionale l’infame legge razzista Bossi-Fini.

Ogni attacco ai diritti dei lavoratori immigrati si traduce perciò in un attacco alle condizioni sociali e di vita dei lavoratori italiani: il Partito Comunista dei Lavoratori denuncia il carattere razzista e antioperaio delle campagne anti-immigrati e si batte per l’unità dei lavoratori italiani con quelli immigrati. A partire dalla denuncia di tutte le campagne razziste, mistificatrici e antioperaie sulla “sicurezza” rivendichiamo e ci battiamo per:

- l’integrazione dei lavoratori immigrati nel movimento sindacale italiano a partire da comuni rivendicazioni sociali, il primo passo verso l’unificazione delle lotte;

- l’abrogazione della legge razzista Bossi-Fini, l’eliminazione della legge 30 e di tutte le riforme precarizzanti del lavoro, verso la stabilizzazione a tempo indeterminato dei lavoratori di qualsiasi nazionalità e l’eliminazione del lavoro nero;

- l’introduzione del reato penale per tutti i padroni che sfruttano attraverso il lavoro nero i lavoratori italiani e immigrati;

- l’abolizione dei Cpt quali strumenti di oppressione razziale e classista;

- la regolarizzazione di tutti gli immigrati e l’abolizione delle misure poliziesche per il permesso di soggiorno e di lavoro; pieno diritto alla cittadinanza per chi viene nel nostro paese in cerca di migliori condizioni di vita;

- la requisizione delle grandi proprietà immobiliari quale misura per dare una casa ai lavoratori immigrati e italiani che ne sono sprovvisti.

- la nazionalizzazione delle banche, vero strumento di oppressione e insicurezza sociale, sotto il controllo dei lavoratori, per eliminare lo strozzinaggio quotidiano ai danni delle classi oppresse.

Queste rivendicazioni, che sono alla base dell’unità nella lotta tra lavoratori italiani e stranieri, esulano naturalmente da un quadro di compatibilità nell’ottica della società capitalista: i bisogni e le necessità elementari dei lavoratori sono incompatibili con la società capitalistica e richiedono la lotta per una nuova società, a partire da un governo dei lavoratori che elimini la dittatura dei banchieri e degli industriali e realizzi le rivendicazioni di tutti gli oppressi, compresi gli immigrati.

Noi ci battiamo per questa prospettiva e invitiamo le sinistre che ora sostengono il governo borghese Prodi a rompere con i poteri forti, i loro governi e i loro partiti e a non rendersi corresponsabili delle politiche di massacro sociale per i lavoratori italiani e stranieri. A chi ci accusa di dividere la sinistra noi rispondiamo di ricercare l’unità di lotta tra tutti i lavoratori e le loro organizzazioni: ma solo fuori dai governi antipopolari e in opposizione ad essi, l’unica prospettiva realistica e necessaria.

Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Olbia

mercoledì 14 novembre 2007

Comunicato sulla lotta dei lavoratori della formazione professionale

Il Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la totale solidarietà ai lavoratori della formazione professionale che in questi giorni presidiano il palazzo della Giunta Regionale. Invita tutti i Comunisti a sostenere la lotta di questi lavoratori che non solo sono stati privati del posto di lavoro ma vengono continuamente presi in giro da accordi che puntualmente la Regione non rispetta e che nella giornata di lunedì 12 novembre sono stati sgomberati dal giardino del palazzo della Giunta in viale Trento. Lo sgombero è responsabilità del Presidente della Regione Renato Soru che ritiene che le tende dei manifestanti non siano esteticamente compatibile con il decoro e la fruibilità del palazzo.

Tutto ciò è molto grave tanto più in quanto a sostenere questa maggioranza ci sono due partiti che si dicono Comunisti, screditando così il Comunismo e ciò che ha rappresentato e rappresenta nella storia dei lavoratori e degli sfruttati.

Il Partito Comunista dei Lavoratori è impegnato nella costruzione di una opposizione Comunista al governo di Centro Sinistra in Sardegna terrà il suo congresso fondativo a Gennaio e invita tutti i Comunisti che non si vendono alle lusinghe del capitalismo a rafforzare questa opposizione: l'unico modo per sostenere le lotte dei lavoratori anche in Sardegna.

Coordinamento Regionale PCL

14/11/07

martedì 13 novembre 2007

PER L’OCCUPAZIONE E LA NAZIONALIZZAZIONE DELLA PALMERA

LICENZIAMO I LICENZIATORI!

Come volevasi dimostrare i padroni procedono, per chi aveva ancora dubbi, verso la chiusura definitiva dell’azienda e il criminale licenziamento dei lavoratori della Palmera: la famiglia Palau ha gettato la maschera di ipocrisia e ha comunicato ufficialmente la vendita del marchio Palmera e delle quote di mercato alla multinazionale del tonno Rio Mare-Bon Ton. Le voci messe in giro dai politici al potere e dai loro lacché su nuovi imprenditori caduti dal cielo volenterosi di acquistare la fabbrica si sono rivelate, come era prevedibile, delle frottole. A confermare la volontà dei Palau di chiudere definitivamente e al più presto la fabbrica, essi hanno mandato in cassintegrazione altri 40 operai e oggi in pochi rimangono a lavorare (anche se per poco) all’interno dell’azienda.

Il Partito Comunista dei Lavoratori da pieno sostegno alla lotta dei lavoratori della Palmera, ma la piattaforma rivendicativa di CGIL, CISL e UIL è totalmente ambigua giacché spera nel “cambiare idea” da parte dei padroni e nel “codice etico” delle banche con cui si sono indebitati.

Con i padroni, volenterosi solo di riempire le loro tasche sulle spalle degli operai, non si può sperare in nessun accordo: l’unica strada che può far vincere i lavoratori è la loro lotta, l’occupazione della fabbrica e la rivendicazione della nazionalizzazione sotto controllo operaio e senza nessuna lira di indennizzo ai padroni speculatori!

PER L’OCCUPAZIONE DELLA PALMERA

PER LA NAZIONALIZZAZIONE SOTTO CONTROLLO OPERAIO E SENZA UNA LIRA DI INDENNIZZO AI PADRONI

PER IL COORDINAMENTO DELLE LOTTE, PER L’UNITA’ DELLE LOTTE DEI LAVORATORI



Sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori

venerdì 9 novembre 2007

Resoconto assemblea del Pcl del 7 novembre 2007.



Resoconto assemblea del Pcl del 7 novembre 2007.

Il 7 Novembre scorso, presso la sala conferenze dell’Hotel Stella 2000 ad Olbia, si è tenuta una partecipata assemblea pubblica organizzata dalla sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori, con la partecipazione del portavoce nazionale, Marco Ferrando.

L’assemblea è stata introdotta dal compagno Antonio Carboni, con una dettagliata relazione nella quale ha esposto i seguenti argomenti: nascita, natura e principi del Mpcl; situazione nazionale e caratterizzazione del governo Prodi, in particolare della sinistra di governo e del centro liberale borghese; controriforme messe in atto negli ultimi anni dai vari governi borghesi, di centrodestra e di centrosinistra; la situazione sarda e lo sviluppo delle lotte di classe in Sardegna, con le varie vertenze all’Eridania sadam, all’Unilever, alla Legler, una descrizione dettagliata della questione della Palmera e altri casi; parole d’ordine portate avanti dal Pcl nei luoghi di lavoro, come la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio delle fabbriche in crisi e l’unificazione delle lotte.

Alla relazione del compagno Antonio è seguito il dibattito che è stato molto ricco di interventi e nel quale sono stati sollevati numerosi problemi inerenti alla tattica sindacale, alla coscienza dei lavoratori, alle condizioni di lavoro dei precari e dei lavoratori immigrati, allo sfruttamento al quale sono sottoposti i lavoratori in generale da parte del padronato. Il primo intervento nel dibattito è stato quello del compagno Giovanni Antonio Orunesu del Prc la cui critica principale alla nostra linea è consistita nel fatto che, siccome molti lavoratori votano a destra, non avrebbe senso portare avanti le rivendicazioni che il Pcl ha coerentemente sostenuto fino ad adesso. Tale critica, come ha illustrato il compagno Gian Franco Camboni della sezione di Ozieri del Pcl nel dibattito, non solo fa in modo che gli operai continuino a subire e ad essere succubi dell’ideologia piccolo-borghese e reazionaria della destra, ma nasconde il problema fondamentale: chi sia responsabile di questa situazione. Infatti riteniamo che tale responsabilità sia prima di tutto dei gruppi dirigenti del Prc, che non hanno voluto costruire un partito radicato nei posti di lavoro, ma, con le loro politiche di compromesso con i partiti borghesi, hanno finito per rendere le sedi di partito dei semplici comitati elettorali, affossando l’enorme potenzialità delle lotte dei lavoratori in Sardegna. Il compagno Gian Franco ha inoltre evidenziato la necessità di un’assemblea nazionale dei delegati, rivendicazione portata avanti dal nostro Partito, a partire dai metalmeccanici che hanno respinto il vergognoso accordo del 23 Luglio.

In seguito sono intervenuti altri compagni di diverse realtà ed organizzazioni e il compagno Sisinnio Bitti della sezione di Olbia del Pcl, che ha illustrato e attaccato l’accordo-truffa del 23 Luglio portato avanti dalle burocrazie sindacali, che aumenta l’età pensionabile e precarizza maggiormente il lavoro.

Il pubblico che ha partecipato all’assemblea/dibattito, composto di 33 persone, era piuttosto eterogeneo: erano presenti dipendenti del pubblico impiego sanitari e insegnanti, operai delle aziende Novafloor, Technova e Cerasarda, un rappresentante dell’associazione interculturale, delegati Rdb/Cub e Cgil, rappresentanti di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica, studenti e militanti del nostro Partito.

In seguito il compagno Ferrando ha concluso l’assemblea col suo intervento molto apprezzato dai presenti, nel quale ha messo in luce i numerosi problemi sollevati durante il dibattito e ha fatto un quadro generale molto esauriente dell’attuale situazione politica italiana. A partire da questa ha descritto la necessità della costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori come direzione alternativa delle lotte, per una sinistra che non tradisca.

Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Olbia 09/11/07