Comunicato della sezione olbiese del movimento costitutivo del PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI sul risultato elettorale delle elezioni amministrative ad Olbia.
La schiacciante vittoria delle destre a Olbia e in altri comuni da’ ragione alle nostre analisi di classe, da sempre sostenute, sulla natura delle due coalizioni che si contendono il potere. La grande borghesia confindustriale, a seguito dei conflitti sociali scatenati dalle misure antipopolari del governo Berlusconi, ha riversato il suo sostegno sulla coalizione di centrosinistra, l’unica in grado di attuare il programma dei padroni e delle banche in assoluta pace sociale, senza scatenare nessun conflitto, a causa della subordinazione ad essa di tutte le sinistre riformiste e socialdemocratiche (Prc, Pdci, Sinistra Democratica) e delle burocrazie sindacali CGIL CISL e UIL, garanti del controllo delle lotte; l’effetto del governo di collaborazione di classe è davanti ai nostri occhi: finanziaria lacrime e sangue per i lavoratori a tutto vantaggio dei padroni, a cui sono stati regalati milioni di euro col taglio del cuneo fiscale, anticipazione di un anno dello scippo del Tfr, probabile innalzamento dell’età pensionabile, tagli alle scuole e ai servizi pubblici, mancato o insufficiente rinnovo dei contratti dei lavoratori (vedi la miseria del contratto degli insegnanti), rifinanziamento delle missioni militari del governo Berlusconi con aggiunta di nuove (vedi Libano), aumenti vertiginosi delle spese militari; della cancellazione della legge 30, inoltre, non se ne vede manco l’ombra e, come avevamo previsto tempo fa, non si vedrà mai per iniziativa del governo Prodi, governo delle banche, a meno che non si faccia abolire con la lotta. Anche sul piano regionale si possono notare gli effetti della collaborazione di classe col governo Soru nella perdita del posto di lavoro di centinaia di lavoratori, ad esempio quelli della formazione professionale, e nella chiusura con cassintegrazione e licenziamenti delle fabbriche in crisi (Palmera e Legler gli esempi più recenti). Così, mentre le sinistre collaborazioniste si impegnano ad attuare i programmi della borghesia e delle banche, garantendo la pace sociale, le destre, attraverso la loro propaganda populista e reazionaria e il loro impianto sovrastrutturale ideologico, trascinano a sé ampi settori di masse popolari delusi e schiacciati dalle misure del governo Prodi, tornando pericolosamente alla luce. Mentre a Olbia le sinistre si subordinano alla coalizione liberale guidata da Nardino Degortes, che si identifica come avanguardia del governo Prodi nella città, il centrodestra reazionario, attraverso le sue campagne xenofobe sulla “sicurezza”, con l’intento di dividere i lavoratori e gli sfruttati, propagandando populisticamente operette pubbliche, e sfruttando il malcontento operaio, rimonta con una vittoria schiacciante.
Dalla seria analisi di questi fatti si possono trarre le dovute conclusioni: la linea collaborazionista delle sinistre si rivela non solo la più adatta alla confindustria per far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi del capitalismo e far fare profitti d’oro alla grande borghesia, ma si rivela anche la causa della sconfitta delle stesse sinistre con la perdita della loro base, e il modo migliore per far rimontare le destre reazionarie. L’unica linea politica in grado di salvaguardare gli interessi dei lavoratori e di impedire il ritorno delle destre è quella di classe e rivoluzionaria: o le sinistre collaborazioniste rompono col governo Prodi e con la borghesia o perderanno la propria base sociale. E’ questa la proposta che come Partito Comunista dei Lavoratori facciamo ad esse a tutti i livelli: quella del polo autonomo di classe anticapitalistico in grado di unificare l’opposizione alla borghesia in un programma autonomo dei lavoratori, l’unica linea vincente, come hanno dimostrato le lotte in questi anni. Come militanti del mPCL ci impegneremo con tutte le nostre forze per portare avanti questa istanza davanti ai luoghi di lavoro e nei sindacati confederali e non, a partire dalla necessità dello sciopero generale e di un coordinamento regionale delle lotte in grado di unificare le vertenze di tutti i lavoratori in un programma autonomo e di classe; il primo passo verso questo obiettivo è senza dubbio l’unificazione delle lotte operaie delle fabbriche in crisi, di cui la Palmera ad Olbia è il caso lampante, in un coordinamento autorganizzato dai lavoratori stessi che assuma come obiettivo principale la nazionalizzazione sotto controllo operaio e senza indennizzo ai padroni delle fabbriche in crisi, che licenziano, mandano i lavoratori in cassintegrazione e dislocano la produzione: in sostanza l’unico mezzo per vincere è lottare uniti (cosa che le burocrazie sindacali si guardano bene dal fare), determinati e indipendenti.
La schiacciante vittoria delle destre a Olbia e in altri comuni da’ ragione alle nostre analisi di classe, da sempre sostenute, sulla natura delle due coalizioni che si contendono il potere. La grande borghesia confindustriale, a seguito dei conflitti sociali scatenati dalle misure antipopolari del governo Berlusconi, ha riversato il suo sostegno sulla coalizione di centrosinistra, l’unica in grado di attuare il programma dei padroni e delle banche in assoluta pace sociale, senza scatenare nessun conflitto, a causa della subordinazione ad essa di tutte le sinistre riformiste e socialdemocratiche (Prc, Pdci, Sinistra Democratica) e delle burocrazie sindacali CGIL CISL e UIL, garanti del controllo delle lotte; l’effetto del governo di collaborazione di classe è davanti ai nostri occhi: finanziaria lacrime e sangue per i lavoratori a tutto vantaggio dei padroni, a cui sono stati regalati milioni di euro col taglio del cuneo fiscale, anticipazione di un anno dello scippo del Tfr, probabile innalzamento dell’età pensionabile, tagli alle scuole e ai servizi pubblici, mancato o insufficiente rinnovo dei contratti dei lavoratori (vedi la miseria del contratto degli insegnanti), rifinanziamento delle missioni militari del governo Berlusconi con aggiunta di nuove (vedi Libano), aumenti vertiginosi delle spese militari; della cancellazione della legge 30, inoltre, non se ne vede manco l’ombra e, come avevamo previsto tempo fa, non si vedrà mai per iniziativa del governo Prodi, governo delle banche, a meno che non si faccia abolire con la lotta. Anche sul piano regionale si possono notare gli effetti della collaborazione di classe col governo Soru nella perdita del posto di lavoro di centinaia di lavoratori, ad esempio quelli della formazione professionale, e nella chiusura con cassintegrazione e licenziamenti delle fabbriche in crisi (Palmera e Legler gli esempi più recenti). Così, mentre le sinistre collaborazioniste si impegnano ad attuare i programmi della borghesia e delle banche, garantendo la pace sociale, le destre, attraverso la loro propaganda populista e reazionaria e il loro impianto sovrastrutturale ideologico, trascinano a sé ampi settori di masse popolari delusi e schiacciati dalle misure del governo Prodi, tornando pericolosamente alla luce. Mentre a Olbia le sinistre si subordinano alla coalizione liberale guidata da Nardino Degortes, che si identifica come avanguardia del governo Prodi nella città, il centrodestra reazionario, attraverso le sue campagne xenofobe sulla “sicurezza”, con l’intento di dividere i lavoratori e gli sfruttati, propagandando populisticamente operette pubbliche, e sfruttando il malcontento operaio, rimonta con una vittoria schiacciante.
Dalla seria analisi di questi fatti si possono trarre le dovute conclusioni: la linea collaborazionista delle sinistre si rivela non solo la più adatta alla confindustria per far pagare ai lavoratori il prezzo della crisi del capitalismo e far fare profitti d’oro alla grande borghesia, ma si rivela anche la causa della sconfitta delle stesse sinistre con la perdita della loro base, e il modo migliore per far rimontare le destre reazionarie. L’unica linea politica in grado di salvaguardare gli interessi dei lavoratori e di impedire il ritorno delle destre è quella di classe e rivoluzionaria: o le sinistre collaborazioniste rompono col governo Prodi e con la borghesia o perderanno la propria base sociale. E’ questa la proposta che come Partito Comunista dei Lavoratori facciamo ad esse a tutti i livelli: quella del polo autonomo di classe anticapitalistico in grado di unificare l’opposizione alla borghesia in un programma autonomo dei lavoratori, l’unica linea vincente, come hanno dimostrato le lotte in questi anni. Come militanti del mPCL ci impegneremo con tutte le nostre forze per portare avanti questa istanza davanti ai luoghi di lavoro e nei sindacati confederali e non, a partire dalla necessità dello sciopero generale e di un coordinamento regionale delle lotte in grado di unificare le vertenze di tutti i lavoratori in un programma autonomo e di classe; il primo passo verso questo obiettivo è senza dubbio l’unificazione delle lotte operaie delle fabbriche in crisi, di cui la Palmera ad Olbia è il caso lampante, in un coordinamento autorganizzato dai lavoratori stessi che assuma come obiettivo principale la nazionalizzazione sotto controllo operaio e senza indennizzo ai padroni delle fabbriche in crisi, che licenziano, mandano i lavoratori in cassintegrazione e dislocano la produzione: in sostanza l’unico mezzo per vincere è lottare uniti (cosa che le burocrazie sindacali si guardano bene dal fare), determinati e indipendenti.