I segretari di CGIL, CISL e UIl della provincia di Nuoro, di fronte al riconoscimento che ci sono 1.500 nella provincia di Nuoro, non trovano di meglio che chiedere un incontro con il presidente del consiglio regionale G: Spissu. Poichè si tratta dell’ennesima iniziativa per consumare il tradimento nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici, i segretari nuoresi di CGIL, CISL e UIL non potevano trovare di meglio: G. Spissu ha un passato ai vertici della CGIL di Sassari, dove si è distinto per il suo craxismo.
I lavoratori e le lavoratrici devono riprendere la strada della lotta, rompere con i capi provinciali di CGIL, CISL, UIL e UGL e occupare le fabbriche in crisi. Solo con l’occupazione delle fabbriche si può piegare la volontà padronale e raccogliere il sostegno attivo degli altri lavoratori, delle lavoratrici e del popolo dei nostri paesi.
Tutte le strutture e i mezzi del sindacato devono essere utilizzati per organizzare l’occupazione.L’esasperazione per l’oppressione economica creerà intorno alle fabbriche occupate un vasto fronte di solidarietà e di lotta. Bisogna, perciò, dar vita nei nostri paesi una mobilitazione contro i tagli alla spesa ai comuni (9,2 miliardi di euro), alla scuola ( licenziamenti per centomila insegnanti di ruolo, supplenti e personale amministrativo ausiliario)e lauti finanziamenti alla scuola privata), alla sanità.
La crisi capitalista, iniziata negli USA nel giugno del 2007, è inarrestabile. Gli arresti di questi giorni a Wall Street per i crolli finanziari riguardano solo le pedine. Un giornalista del giornale di Confindustria si domanda : “ Ma non erano stati forse i vertici delle banche ad autorizzare certe spericolate triangolazioni finanziarie per aggirare la normativa vigente, e mettere le mani su strumenti finanziari per poi rivendergli agli ignari risparmiatori?”. Fra quei vertici c’è l’attuale governatore della Banca d’Italia, che prima di approdarvi era un dirigente della Goldman Sachs, una delle più potenti banche d’investimento del pianeta, che ha registrato un calo dei profitti per 2,09 miliardi di dollari.
Nè gli industriali, nè i banchieri né i loro lacchè di centrodestra e di centro sinistra, né la burocrazia sindacale sono in grado di uscire da questa crisi capitalista inarrestabile.
Ai lavoratori, alle lavoratrici, alle masse popolari non resta altra strada che la lotta organizzata di massa.
La prima risposta dev’essere l’occupazione delle fabbriche, senza questa formidabile strumento di lotta le mobilitazioni, gli scioperi, i presidi e le altre forme di lotta sono inutili.
Occupare le fabbriche in crisi per nazionalizzarle senza indennizzo e porre la produzione , la distribuzione e il rapporto con le banche sotto il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici.
I lavoratori e le lavoratrici devono riprendere la strada della lotta, rompere con i capi provinciali di CGIL, CISL, UIL e UGL e occupare le fabbriche in crisi. Solo con l’occupazione delle fabbriche si può piegare la volontà padronale e raccogliere il sostegno attivo degli altri lavoratori, delle lavoratrici e del popolo dei nostri paesi.
Tutte le strutture e i mezzi del sindacato devono essere utilizzati per organizzare l’occupazione.L’esasperazione per l’oppressione economica creerà intorno alle fabbriche occupate un vasto fronte di solidarietà e di lotta. Bisogna, perciò, dar vita nei nostri paesi una mobilitazione contro i tagli alla spesa ai comuni (9,2 miliardi di euro), alla scuola ( licenziamenti per centomila insegnanti di ruolo, supplenti e personale amministrativo ausiliario)e lauti finanziamenti alla scuola privata), alla sanità.
La crisi capitalista, iniziata negli USA nel giugno del 2007, è inarrestabile. Gli arresti di questi giorni a Wall Street per i crolli finanziari riguardano solo le pedine. Un giornalista del giornale di Confindustria si domanda : “ Ma non erano stati forse i vertici delle banche ad autorizzare certe spericolate triangolazioni finanziarie per aggirare la normativa vigente, e mettere le mani su strumenti finanziari per poi rivendergli agli ignari risparmiatori?”. Fra quei vertici c’è l’attuale governatore della Banca d’Italia, che prima di approdarvi era un dirigente della Goldman Sachs, una delle più potenti banche d’investimento del pianeta, che ha registrato un calo dei profitti per 2,09 miliardi di dollari.
Nè gli industriali, nè i banchieri né i loro lacchè di centrodestra e di centro sinistra, né la burocrazia sindacale sono in grado di uscire da questa crisi capitalista inarrestabile.
Ai lavoratori, alle lavoratrici, alle masse popolari non resta altra strada che la lotta organizzata di massa.
La prima risposta dev’essere l’occupazione delle fabbriche, senza questa formidabile strumento di lotta le mobilitazioni, gli scioperi, i presidi e le altre forme di lotta sono inutili.
Occupare le fabbriche in crisi per nazionalizzarle senza indennizzo e porre la produzione , la distribuzione e il rapporto con le banche sotto il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici.
3 commenti:
Si, probabilmente lo e
Perche non:)
leggere l'intero blog, pretty good
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