Volantino distribuito dai militanti del PCL all'assemblea della sinistra Cgil del 23 Luglio
La riunione odierna, con il suo carattere unitario, rappresenta sicuramente un avvenimento positivo, che deve trovare una sua continuità.
Certamente però non può rappresentare in sé una risposta all’offensiva che si sviluppa in questi giorni in termini drammatici per i/le lavoratori/trici da parte del governo e del padronato.
Come ben sapete le misure oggi votate con il maxiemendamento al DPEF, l’attacco frontale al pubblico impiego, la modifica del ruolo del contratto nazionale proposta nella trattativa a perdere con Confindustria, configurano la prospettiva di un ulteriore pesante arretramento per la classe lavoratrice.
Bisogna quindi certo chiedere la rottura immediata della trattativa e la sua chiusura da parte della CGIL, rompendo finalmente con i sindacati padronali CISL e UIL.
Ma anche se questo avvenisse (ciò che è purtroppo impossibile per l’attuale gruppo dirigente della CGIL) oppure nel caso (improbabile) che la nostra confederazione non firmi un accordo il problema rimane quello della mobilitazione per respingere le misure governative e quanto previsto nell’accordo.
Il sindacalismo di base ha convocato uno “sciopero generale” per il prossimo 17 ottobre. In mancanza d’altro si potrebbe dire meglio di niente , ma appunto non di più. Come militanti del PCL vi aderiremo tutt*, ovunque collocati sindacalmente, e quindi anche come iscritti CGIL. Ma nel contempo non possiamo che dire che convocando ora uno sciopero di un giorno per l’autunno, senza porsi il problema di tentare di costruire nella più ampia unità possibile, una mobilitazione reale e di massa, i gruppi dirigenti dei sindacati di base continuano a privilegiare in maniera autocentrata momenti propagandistici alla difficile lotta per una radicale risposta di classe.
La sola iniziativa che può tentare di rompere il ciclo delle sconfitte, prodotto della politica di subordinazione al padronato e ai suoi governi, in particolare di centrosinistra, delle grandi organizzazioni sindacali e in primo luogo della CGIL (e della politica di collaborazione di classe della sinistra governista) è la convocazione unitaria da parte di tutte le forze della sinistra sindacale, ovunque collocate, di una assemblea nazionale di delegat* che lanci una lotta ad oltranza nelle forme e su una piattaforma democraticamente determinati.
Una piattaforma che implichi ovviamente l’annullamento delle ultime misure del governo Berlusconi, l’abrogazione delle leggi di precarizzazione (legge 30 ma anche pacchetto Treu), un forte recupero salariale, e , crediamo, anche un salario minimo garantito intercategoriale, una dignitosa indennità di disoccupazione, il ritorno alla chiamata numerica e alle norme pensionistiche precedenti alla controriforma Dini.
Noi crediamo che sia su questo terreno che debbano impegnarsi le forze qui presenti. Se ci limiteremo invece a un dissenso tutto interno alla CGIL non riusciremo certo a tentare, almeno, di impedire una nuova sconfitta dei lavoratori.
Partito Comunista dei Lavoratori |
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