CANDIDATO PRESIDENTE: GIAN FRANCO CAMBONI, INSEGNANTE
Due bande politiche si contendono il governo della regione sarda, entrambe capeggiate da borghesi: quella di Cappellacci e l’altra di R. Soru. La prima si fonda sulla borghesia sarda vera e propria. L’altra, quella di Soru, si fonda su quelle che erano le tradizionali burocrazie del movimento operaio della Sardegna. Entrambe le bande hanno lo stesso fine: proseguire nello smantellamento di tutte le conquiste che i lavoratori e le lavoratrici hanno ottenuto con l’ondata di lotte iniziata con lo sciopero del 5 marzo 1943 e proseguita fino ai primi anni ’70 quando, per la prima volta, nello stato italiano, dopo il biennio rosso e poi, dopo, la lotta armata di popolo contro il nazifascismo, emersero tutte le condizioni oggettive per un rovesciamento socialista del capitalismo.
Le differenze tra queste due bande politiche sono solo sulla tattica per arrivare a quel fine.
Ma oggi il crack generale del capitalismo rende ormai superate quelle tattiche ed entrambe si apprestano a governare solo col bastone.
Il Partito Comunista dei Lavoratori per la IV Internazionale è schierato contro entrambe le bande ed in questa campagna elettorale, come nelle lotte e nelle mobilitazioni, si batte per unire tutta la classe lavoratrice e per conquistare un governo dei lavoratori che faccia pagare la catastrofe del capitalismo a capitalisti e banchieri. Un governo che si fondi sul controllo ferreo dell’economia da parte degli organismi democratici dei lavoratori e delle lavoratrici.
La rivolta popolare greca capeggiata dalla gioventù studentesca e lavoratrice mostra la strada alle masse sarde e di tutta l’Europa. Il voto al Partito Comunista dei Lavoratori per IV Internazionale rafforzerà il vento della rivolta:
“ gherra, gherra a s’egoismu,
gherra, gherra a s’oppressore”.
Siti internet: www.pclsardegna.org www.pclolbia.blogspot.com
Per contatti: info@pclsardegna.org pclolbia@yahoo.it
CRISI: STOP AI LICENZIAMENTI
In Sardegna assistiamo da anni alla chiusura di stabilimenti industriali e di aziende da parte dei padroni a causa di sporchi giochi di ristrutturazioni aziendali o di crisi, col conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori: dallo zuccherificio di Villasor fino alla Palmera, passando per la Legler e via discorrendo negli anni precedenti sono migliaia i lavoratori finiti in cassa integrazione. Con la crisi economica internazionale in corso, che si prefigura sempre più come una catastrofe per le condizioni di vita di vaste masse popolari, la situazione peggiora sempre di più: secondo un rapporto della Cgil nel 2008 le ore di cassintegrazione rispetto al 2007 in Sardegna sono aumentate del 36%; nel 2009 migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro, a partire dal Petrolchimico di Porto Torres, in cui le intenzioni dell’Eni sono quelle della chiusura, e dalla Meridiana, in cui come per Alitalia si paventa il rischio di licenziamenti o la truffa del “contratto solidale”, cioè dell’abbattimento salariale per tutti i lavoratori.
Ancora una volta a pagare la crisi dei padroni sono i lavoratori: è ora di dire basta! Entrambi gli schieramenti, quello del multimilionario Soru e quello del delfino di Berlusconi, Cappellacci, balbettano sulla questione dei licenziamenti mentre appoggiano in toto la politica dei padroni licenziatori e gli regalano milioni di euro. Le ridicole proposte della ricerca di un nuovo padrone o del finanziamento pubblico ai padroni delle aziende in crisi hanno dimostrato sempre la loro inutilità: il Partito Comunista dei Lavoratori lancia una campagna per la nazionalizzazione senza indennizzo ai capitalisti e sotto controllo dei lavoratori di tutte le aziende in crisi e che licenziano, l’unica alternativa alla cassa integrazione e alla perdita del posto di lavoro. Non si capisce infatti perché debbano essere i padroni a licenziare chi lavora, e non i lavoratori a licenziare chi si arricchisce sulle loro spalle senza muovere un dito. Neanche un centesimo di indennizzo deve andare ai pescecani: i debiti li paghino loro!
Rivendichiamo anche un salario minimo garantito da parte della regione ai disoccupati in cerca di lavoro e un servizio di collocamento pubblico e sotto controllo dei lavoratori ai fini di evitare il clientelismo di stampo mafioso.
BANCHE E MUTUI USURAI
Quante famiglie sono costrette a subire il cappio al collo dei mutui usurai con le banche e, di fronte alla crisi che abbatte sempre di più il salario, vivono il ricatto dell’infame pignoramento della casa? Quanti piccoli pastori e piccoli agricoltori sono ridotti alla fame per i debiti con le banche?
Di fronte a questa vergogna il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica l’esproprio senza indennizzo e la nazionalizzazione sotto controllo popolare del Banco di Sardegna e delle banche usuraie, l’annullamento dei debiti contratti da lavoratori, pensionati, giovani, piccoli pastori e piccoli contadini impoveriti.
La nazionalizzazione delle banche consentirebbe, inoltre, di disporre di un ingente quantità di risorse da destinare a scuola, sanità, trasporti e alla creazione di nuovi posti di lavoro, soldi altrimenti destinati alla speculazione di un manipolo di banchieri pescecani.
SERVIZI SOCIALI, TRASPORTI, SCUOLA
Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica:
- L’ingente aumento dei fondi pubblici destinati ai servizi sociali e ai trasporti pubblici, possibile a partire dall’abolizione dei finanziamenti pubblici ai privati.
- La gratuità dei trasporti per i lavoratori e i giovani
- Il potenziamento del sistema ferroviario sardo
- La regionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori delle compagnie di navigazione, ora in mano ai privati che per il proprio profitto personale fanno pagare un costo eccessivo per il trasporto marittimo, oltretutto per un servizio scadente.
Punto fondamentale per il PCL, inoltre, è la lotta alla privatizzazione dell’acqua e del sistema idrico. Rivendichiamo la ripubblicizzazione del servizio idrico tramite l’esproprio e la regionalizzazione di Abbanona, ma non sotto la gestione incompetente e mafiosa dei manager e dei servi dei politici locali: vogliamo che il sistema idrico pubblico sia posto sotto controllo popolare, per una gestione trasparente e di qualità, per soddisfare appieno i bisogni della popolazione.
Inoltre il sistema delle condotte idriche in Sardegna è vecchio e mal funzionante, cosa che produce un enorme spreco di acqua corrente. La manutenzione delle condotte idriche porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro per tantissimi disoccupati in una regione dove la disoccupazione raggiunge l’11% della popolazione.
Per la scuola rivendichiamo il potenziamento dei sistema scolastico sardo a partire dall’assunzione a tempo indeterminato e l’immissione in ruolo di tutti gli insegnanti precari, il controllo edilizio degli edifici scolastici ad opera di commissioni di studenti, insegnanti e personale non docente, la gratuità dei libri di testo e la costruzione di nuove scuole. Tutto ciò richiede uno stanziamento di fondi da parte della Regione, possibile a partire dall’abolizione dei fondi pubblici alle scuole private e la loro destinazione alla scuola pubblica.
Onde evitare la dispersione giovanile avanziamo la proposta della creazione di Centri Polivalenti di aggregazione giovanile, comprendenti laboratori artistici, sale di proiezione, biblioteche e sale di registrazione gratuite, gestiti direttamente dai giovani.
SANITA’
Per la Sanità, esigenza primaria dei cittadini, avanziamo una serie di punti che costituiscono un programma di svolta per l’istituzione di un sistema sanitario pubblico, di qualità e gratuito:
1) Via i manager dalla sanità con i loro ingiustificati mega-stipendi e la loro sostituzione con dei dirigenti pagati alla pari degli altri lavoratori dipendenti eletti direttamente dai lavoratori; il controllo della qualità dell’operato dei dirigenti sanitari e possibilità di revoca immediata di questi da parte dei lavoratori stessi, nel caso di abusi e illeciti amministrativi.
4) Abolizione immediata delle agenzie interinali, strumento di oppressione dei lavoratori e di furto di soldi pubblici. Assunzione di personale amministrativo e sanitario direttamente da parte dell’ente pubblico, sotto controllo delle rappresentanze dei lavoratori RSU.
5) Stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari della sanità.
6) Obbligo di scelta, da parte dei medici, di lavorare o nel settore pubblico o in quello privato, per evitare che un medico che lavori in entrambi i settori riduca la qualità di quello pubblico per avere un tornaconto nell’ambulatorio privato. Abolizione di ogni finanziamento pubblico alla sanità privata, che mira a far profitti sulla pelle della gente.
7) Esproprio senza indennizzo delle cliniche private con accertati casi di malasanità.
8) Riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore per il personale turnistico e a 32 ore per quello non turnistico, e consistenti aumenti salariali del personale sanitario. Incrementare subito gli ambulatori pubblici territoriali e interni alle strutture ospedaliere, così da togliere più cittadini possibile, in particolare quelli meno abbienti, dalle grinfie del privato. Incrementare l’assistenza domiciliare integrata (ADI), in particolare per le persone anziane: oltre a favorire l’ammalato, l’assistenza domiciliare rappresenta un effettivo risparmio per lo Stato.
9) Apertura di reparti di odontoiatria pubblici, uno per ogni struttura ospedaliera, aperti 24 ore su 24. Oggi solo l’8% dei dentisti lavora nel settore pubblico. Controlli e cure odontoiatriche gratuite per tutti, dall’infanzia fino alla vecchiaia.
10) Incremento massiccio degli uffici di CUP (Centri unificati di prenotazione), con lo scopo di eliminare le liste di attesa create ad hoc per avvantaggiare le strutture private. Istituzione di commissioni popolari per tenere sotto controllo le liste d’attesa.
11) Istituzione di commissioni dei lavoratori per il controllo della qualità e della sicurezza nella sanità e per vigilare sugli sprechi di farmaci e presidi.
12) Istituzione di farmacie comunali che garantiscano la gratuità dei farmaci necessari alla cura delle malattie più diffuse, in particolare che vadano incontro alle esigenze degli anziani.
13) Abolizione dei D.R.G. (Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi), cioè di finanziamenti erogati alle strutture ospedaliere in base alla quantità di interventi eseguiti e non in base alla qualità di questi e alla loro effettiva utilità. Questo sistema ha generato un furto di soldi pubblici e ha portato a vergognosi scandali (vedi S. Rita in Lombardia).
14) Finanziamento della ricerca scientifica per la cura delle malattie e la completa libertà di ricerca al di fuori delle multinazionali farmaceutiche e dei privati: la ricerca scientifica deve diventare un mezzo per il benessere sociale, e non un profitto di pochi.
AGRICOLTURA E PASTORIZIA
Tantissimi piccoli pastori e piccoli contadini si sono impoveriti in questi ultimi anni schiacciati sia dai debiti con le banche, sia dall’imposizione dei prezzi del latte e dei prodotti agricoli da parte dei grandi industriali e dai grandi rivenditori: chiediamo per la pastorizia la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle industrie di lavorazione del latte e dei grandi caseifici, che mandano in rovina i piccoli pastori imponendo un prezzo del latte bassissimo; il controllo operaio sull’industria e la pianificazione economica garantirebbero condizioni di vendita accordate più giuste e favorevoli anche per i pastori. Lo stesso discorso vale per l’agricoltura e per i piccoli contadini rovinati dai grandi magnati industriali.
Per tutti i piccoli pastori e contadini indebitati rivendichiamo l’annullamento dei debiti contratti con le banche, possibile solo con la loro nazionalizzazione sotto controllo popolare.
Rivendichiamo una pianificazione straordinaria della produzione agricola con l’impiego di mezzi moderni, sotto il controllo dei braccianti agricoli e di cooperative di piccoli contadini, che svilupperebbe le potenzialità dell’agricoltura in Sardegna e creerebbe nuovi posti di lavoro.
CASA
Il problema della casa interessa migliaia di lavoratori, giovani e senzatetto: tante sono le persone che non se ne possono permettere una o che lo possono fare soltanto col cappio al collo dei mutui. Tante sono invece le grandi proprietà immobiliari, soprattutto vicino alle zone costiere, in mano ai grandi speculatori immobiliaristi, molte delle quali occupate soltanto un mese all’anno o, peggio, lasciate sfitte per far lievitare i prezzi sul mercato (tra l’altro, come sembra evidenziare l’inchiesta giudiziaria Dirty Money in Gallura, molte delle quali costruite, probabilmente, col denaro sporco della ‘Ndrangheta). Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica l’esproprio senza indennizzo delle grandi proprietà immobiliari, a partire da quelle in mano alla ‘Ndrangheta, delle case sfitte e delle mega-ville per le vacanze dei vari Briatore e Berlusconi e il loro affidamento a chi non possiede una casa.
Rivendichiamo inoltre un piano straordinario di investimenti pubblici per l’edilizia popolare, per sottrarre chi non possiede ancora una casa dal dover ricorrere ai mutui usurai delle banche.
FUORI IL G8 E LE BASI MILITARI DALLA SARDEGNA
Entrambi gli schieramenti borghesi, sia quello di centrodestra che quello di centrosinistra (con Soru in prima fila), non hanno risparmiato le loro lodi per la decisione del governo Prodi di tenere il G8, il summit dei capi di stato dei più potenti paesi imperialisti della Terra, in Sardegna, raccontando che sarebbe stata un’occasione di “sviluppo” per la regione e che avrebbe offerto più possibilità di lavoro ai sardi. La verità è un’altra: come dimostra l’inchiesta apparsa su L’Espresso, il G8 a La Maddalena si è dimostrato una grande occasione di sperpero di denaro pubblico, di speculazione e di sfruttamento dei lavoratori sardi e non; dall’inchiesta è emersa la grande truffa degli oltre 3800 euro per metro quadro per costruire l’albergo che ospiterà i “grandi della Terra” (a fronte dei “normali” 1200 euro per le ordinarie proprietà di lusso a La Maddalena), ovviamente finanziate col denaro pubblico: si calcola che i fondi pubblici destinati soltanto all’impresa che realizzerà i lavori per l’albergo si ammontano dai 59 ai 73 milioni di euro, soldi che potevano essere spesi per i servizi pubblici e per creare nuovi posti di lavoro.
Dall’inchiesta, inoltre, sono emersi i legami tra i responsabili dei lavori del G8 e le imprese a cui sono stati affidati gli appalti, di cui tra l’altro una di proprietà di un imprenditore fiorentino coinvolto nell’inchiesta del magistrato De Magistris sui legami tra politica e imprenditoria.
Sono emerse inoltre le vergognose condizioni di lavoro degli gli operai assunti per i lavori fatte di turni massacranti, minacce del caporalato e le tante irregolarità dei padroni. Un sindacalista della Fillea-Cgil, a cui va tutta la nostra solidarietà, è stato persino denunciato dalle forze dell’ordine con l’accusa di “violazione del segreto di Stato” soltanto per aver scattato delle foto nei cantieri per denunciare le irregolarità e l’insicurezza in cui vengono assunti gli operai. Si tratta di una vera e propria rappresaglia anti-sindacale.
Si calcola che il totale dei soldi pubblici (pagati con le tasse dei lavoratori) destinati alle imprese che effettueranno i lavori per il G8 ammontino alla cifra esorbitante di 300 milioni di euro! Quante case, scuole, ospedali potevano essere costruiti con questi fondi, e quanti nuovi posti di lavoro potevano essere creati?
Anche per tutti questi motivi il Partito Comunista dei Lavoratori è in prima fila nel contrastare l’avvento del G8 il Sardegna, il summit dei briganti imperialisti che decidono le sorti dei paesi poveri del mondo; il PCL si impegnerà a costruire il fronte di opposizione al G8 chiamando alla lotta i lavoratori e la gioventù della Sardegna.
Altra questione importante è la presenza delle basi militari americane e non in Sardegna: oltre a costituire un evidente pericolo per la salute delle popolazioni sarde, esse occupano terreni che potrebbero essere utilizzati per la produzione agricola e impediscono ai pescatori di lavorare nei mari vicini. Il Partito Comunista dei Lavoratori rivendica la cacciata delle basi militari americane o italiane dalla Sardegna e la bonifica dei terreni e dei mari in cui sono situate; ciò offrirebbe nuovi posti di lavoro e nuovi terreni per avviare una pianificazione agricola dalle enormi potenzialità.
DOVE PRENDERE I SOLDI?
Ci si potrebbe obiettare: “è un bel programma, ma non ci sono soldi per realizzarlo”. I soldi ci sono, basta prenderli dove stanno: nei profitti dei padroni, nei mega stipendi dei manager delle aziende pubbliche semi-privatizzate, nei fondi pubblici dati all’istruzione e alla sanità private, nei portafogli dei banchieri, nei soldi pubblici dati al G8 e alle imprese (che nonostante ciò licenziano i lavoratori) etc.
UN PROGRAMMA SOCIALISTA PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI
E’ chiaro che questo programma, che prevede l’esproprio dei mezzi di produzione in mano ai padroni e agli speculatori, non potrà essere mai attuato nel quadro dell’attuale sistema capitalistico, tanto più nella fase di una sua crisi catastrofica: occorre un ribaltamento radicale dei rapporti di produzione e occorre che tutto il potere politico ed economico passi nelle mani dei lavoratori, non più di un manipolo di sfruttatori e dei loro lacchè. Il governo dei lavoratori, a maggior ragione sotto la crisi del capitalismo i cui costi verranno scaricati sui lavoratori e sulle masse popolari, ripropone nell’immediato la sua esigenza, prima che la società sprofondi nella barbarie.
Né Soru, né Cappellacci, per un Governo dei lavoratori!
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4 commenti:
compagni, ma il giornale non lo state pubblicando?
caro compagno, scusa per il ritardo della risposta.
E' uscito quello di gennaio, ma quello di febbraio ancora non lo so.
Assolutamente d'accordo con lei. In questo nulla in vi e 'una buona idea. Mi associo.
Assolutamente d'accordo con lei. Penso che questo sia una buona idea.
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