giovedì 6 dicembre 2007

Conferenza stampa di presentazione del congresso del 3 dicembre 2007

Resoconti di agenzia

(4 dicembre 2007)

Falce e martello sullo sfondo di un mappamondo, risultati attorno all'1 per cento in qualche realtà alle ultime amministrative, poco più di duemila militanti, il fiore all'occhiello di una personalità molto nota come il giornalista ed ex eurodeputato Prc Lucio Manisco che si dice «molto vicino» alla nuova formazione: si presenta così il Partito comunista dei lavoratori, una delle schegge della sinistra radicale uscita da Rifondazione e pronta a rappresentare l'alternativa alla 'Cosa rossa'.
Il Pcl andrà a congresso dal 3 al 6 gennaio a Rimini ed oggi ha presentato il suo biglietto da visita in una conferenza stampa forse non casualmente nello stesso centro congressi nel quale si svolgeva la riunione della direzione del Prc.

Marco Ferrando, leader indiscusso del nuovo partito, rilancia l'accusa alla sinistra di governo «compromessa con un governo subalterno alle grandi imprese e alle banche». E anche «la 'Cosa rossa' rappresenta una sinistra del centrosinistra che continua a rivendicare il compromesso con il Pd nella prospettiva comune di governo». Il Pcl invece vuole costruire «una sinistra anticapitalista che parte dalle lotte dei lavoratori» e che non a caso, sostiene Ferrando, «è molto cresciuto nelle adesioni, in particolare nelle grandi fabbriche, con la campagna contro il Protocollo del 23 luglio».

Il Pcl non lega troppo nemmeno con la Sinistra critica di Salvatore Cannavò, che non è ancora uscita dal Prc ma lavora a un polo unitario con i Cobas e i centri sociali più radicali: «Non erano carne né pesce quand'erano dentro Rifondazione, continuano a non esserlo fuori. Ma con i Cobas e le Rdb, con la Rete dei comunisti, abbiamo da tempo - sottolinea Ferrando, a suo tempo escluso dalle liste elettorali di Rifondazione per una polemica con Fausto Bertinotti su Israele - un patto di unità d'azione, abbiamo costruito molte manifestazioni insieme, compresa quella del 9 giugno contro Bush e Prodi». Ma quelle sono forze «che restano collocate su un terreno di movimento - chiarisce il leader del Pcl - mentre noi saremo presenti a tutte le elezioni, anche alle politiche se si va al voto anticipato». Qualunque sia l'esito delle trattative per nome e simbolo della 'fed' di sinistra, quindi, una falce e martello sulla scheda elettorale, ci sarà: quella di Ferrando.

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