martedì 27 maggio 2008

Dalle lotte di Chiaiano allo sciopero politico generale contro il governo dei padroni


Il 23 maggio su Libero, giornale di Berlusconi, l’articolo di quel pagliaccio dannunziano di Oscar Giannino era intitolato “ Zitti e pedalare”. Così si sintetizzavano i discorsi di Emma Marcegaglia e di Silvio Berlusconi all’assemblea di Confindustria.

Ma come si dice, “ tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Da Chiaiano è iniziata la risposta a tutti coloro che pensano che la vittoria di Berlusconi e dei suoi bravi gettasse le masse nella prostrazione. Napoli è la prima città che insorse in Europa contro gli sgherri di Hitler, pensare che tipi come Berlusconi, Marcegaglia, Fini e il pupazzo Veltroni possano spaventare le masse significa che la paura ce l’ha chi la pensa in questo modo.

Intervistato dai suoi compagni americani sulle prospettive della rivoluzione socialista, nel quadro delle contraddizioni suscitate dal secondo conflitto imperialista mondiale a un anno dal suo inizio, Trotsky rispondeva: Le masse operaie hanno per Hitler un odio sentimentale mescolato a sentimenti di classe confusi: esse odiano i briganti vittoriosi”.

Il popolo di Chiaiano non si è fatto ingannare nè dalla demagogia berlusconiana su ICI, detassazione di straordinari, promesse sui mutui, nè si è fatto trascinare dalla campagna di odio razzista, nè si è fatto impressionare dal pugno di ferro promesso da Berlusconi o dalla “tolleranza zero” invocata dalla padrona della Marcegaglia di Casalmaggiore, dove cinque giorni fa è morto lavorando Mario Di Girolamo di trentadue anni e padre di due figli di 3 e 5 anni. Quanto più il movimento del napoletano approfondirà la sua lotta fino a prendere in considerazione la questione del potere politico, tanto più la campagna di odio razzista del governo Berlusconi si intensificherà. Perciò è indispensabile dar vita alle squadre di autodifesa contro il razzismo in grado di mobilitare la popolazione contro gli squadristi e i lazzaroni foraggiati dai seminatori d’odio. Questo pulviscolo atmosferico di umanità non è in grado di reggere un’offensiva politica organizzata del proletariato. Da un punto di vista tecnico le azioni dei razzisti hanno successo perchè agiscono di sorpresa. Compito dei proletari e delle proletarie d’avanguardia è quello di costruire una struttura organizzativa che tolga ai sicari del nemico di classe il vantaggio della sorpresa. Le masse seguono quelli che dimostrano di saper battere i briganti vittoriosi e portarle alla vittoria.

Sul fronte del diritto violato dal reato di clandestinità non vediamo alcuna iniziativa di Magistratura democratica. Il reato di clandestinità funziona come legittimazione dei pogrom contro gli immigrati ed in in ultima analisi è la cancellazione del diritto di esistenza. Cosa aspetta Magistratura Democratica a mobilitarsi contro il capitalismo, che il governo Berlusconi ripristini la pena di morte?

Il proletariato francese in questo momento di nuovo in lotta contro Sarkozy, nonostante le cospirazioni della burocrazia sindacale e dei socialtraditori di ogni genere, non può che rafforzarsi se anche nello stato italiano aumentano le mobilitazioni contro il governo Berlusconi e viceversa. Il problema, qui come in Francia è quello di conquistare gli elementi più attivi nelle lotte alla strategia degli obiettivi transitori: dalle lotte parziali far emergere la coscienza della necessità e attualità della rivoluzione socialista, la condizione obbligata per agire in modo adeguato quando la mobilitazione delle masse diventerà incontenibile. I principali avversari di questo metodo si trovano in quell’area politica che va da Sinistra Critica al Manifesto, sono loro che non sapendo dove vogliono andare vogliono far passare nella sinistra anticapitalista l’idea che la conquista del potere sia una prospettiva indefinita e che l’arma principale della classe oppressa, il partito, sia “superato”. E’ il ragionamento tipico di chi non riuscendo in un’impresa dichiara inutile l’impresa, invece di chiedersi dove non si è stai coerenti e tatticamente adeguati. Di gente così nel movimento operaio e socialista ne è passata e i successi di questo ci sono stati quando gli scettici e dubbiosi non sono stati più ascoltati. Ciò che gli scettici e dubbiosi cercano di occultare è che l’odio delle masse contro i briganti vittoriosi contiene il desiderio confuso di farla finita con questi. Quest’odio e questo desiderio il partito rivoluzionario li trasforma in attività politica rivoluzionaria cosciente. Il proletariato cosciente non sa che farsene di coloro che separano il movimento dal fine.

PCL-sezione di Sassari 25/05/08

1 commento:

Anonimo ha detto...

cari compagni, ma chi vi ha detto che PRC o PDCI hanno intenzione di sciogliersi?
per quanto riguarda il PDCI, posso dire che non c'è nessuna intenzione di scioglimento, anzi, vogliamo potenziare ancora di più la struttura del partito, con tanto di falce e martello ben in vista
non so cosa voglia fare PRC, dipenderà dal vincitore ( Vendola o Ferrero, fate voi ), se unificare i due partiti comunisti oppure unire PRC a SD oppure fare un partito PRC-SD-Radicali
a Chiaiano ci sono i camorristi!
e poi........questi napoletani prima producono monnezza, poi non vogliono metterla nelle discariche, ma mi dite cosa vogliono fare? in qualche discarica bisognerà pur metterla la monnezza....a Chiaiano producono monnezza profumata?