martedì 13 novembre 2007

PER L’OCCUPAZIONE E LA NAZIONALIZZAZIONE DELLA PALMERA

LICENZIAMO I LICENZIATORI!

Come volevasi dimostrare i padroni procedono, per chi aveva ancora dubbi, verso la chiusura definitiva dell’azienda e il criminale licenziamento dei lavoratori della Palmera: la famiglia Palau ha gettato la maschera di ipocrisia e ha comunicato ufficialmente la vendita del marchio Palmera e delle quote di mercato alla multinazionale del tonno Rio Mare-Bon Ton. Le voci messe in giro dai politici al potere e dai loro lacché su nuovi imprenditori caduti dal cielo volenterosi di acquistare la fabbrica si sono rivelate, come era prevedibile, delle frottole. A confermare la volontà dei Palau di chiudere definitivamente e al più presto la fabbrica, essi hanno mandato in cassintegrazione altri 40 operai e oggi in pochi rimangono a lavorare (anche se per poco) all’interno dell’azienda.

Il Partito Comunista dei Lavoratori da pieno sostegno alla lotta dei lavoratori della Palmera, ma la piattaforma rivendicativa di CGIL, CISL e UIL è totalmente ambigua giacché spera nel “cambiare idea” da parte dei padroni e nel “codice etico” delle banche con cui si sono indebitati.

Con i padroni, volenterosi solo di riempire le loro tasche sulle spalle degli operai, non si può sperare in nessun accordo: l’unica strada che può far vincere i lavoratori è la loro lotta, l’occupazione della fabbrica e la rivendicazione della nazionalizzazione sotto controllo operaio e senza nessuna lira di indennizzo ai padroni speculatori!

PER L’OCCUPAZIONE DELLA PALMERA

PER LA NAZIONALIZZAZIONE SOTTO CONTROLLO OPERAIO E SENZA UNA LIRA DI INDENNIZZO AI PADRONI

PER IL COORDINAMENTO DELLE LOTTE, PER L’UNITA’ DELLE LOTTE DEI LAVORATORI



Sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori

venerdì 9 novembre 2007

Resoconto assemblea del Pcl del 7 novembre 2007.



Resoconto assemblea del Pcl del 7 novembre 2007.

Il 7 Novembre scorso, presso la sala conferenze dell’Hotel Stella 2000 ad Olbia, si è tenuta una partecipata assemblea pubblica organizzata dalla sezione di Olbia del Partito Comunista dei Lavoratori, con la partecipazione del portavoce nazionale, Marco Ferrando.

L’assemblea è stata introdotta dal compagno Antonio Carboni, con una dettagliata relazione nella quale ha esposto i seguenti argomenti: nascita, natura e principi del Mpcl; situazione nazionale e caratterizzazione del governo Prodi, in particolare della sinistra di governo e del centro liberale borghese; controriforme messe in atto negli ultimi anni dai vari governi borghesi, di centrodestra e di centrosinistra; la situazione sarda e lo sviluppo delle lotte di classe in Sardegna, con le varie vertenze all’Eridania sadam, all’Unilever, alla Legler, una descrizione dettagliata della questione della Palmera e altri casi; parole d’ordine portate avanti dal Pcl nei luoghi di lavoro, come la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo operaio delle fabbriche in crisi e l’unificazione delle lotte.

Alla relazione del compagno Antonio è seguito il dibattito che è stato molto ricco di interventi e nel quale sono stati sollevati numerosi problemi inerenti alla tattica sindacale, alla coscienza dei lavoratori, alle condizioni di lavoro dei precari e dei lavoratori immigrati, allo sfruttamento al quale sono sottoposti i lavoratori in generale da parte del padronato. Il primo intervento nel dibattito è stato quello del compagno Giovanni Antonio Orunesu del Prc la cui critica principale alla nostra linea è consistita nel fatto che, siccome molti lavoratori votano a destra, non avrebbe senso portare avanti le rivendicazioni che il Pcl ha coerentemente sostenuto fino ad adesso. Tale critica, come ha illustrato il compagno Gian Franco Camboni della sezione di Ozieri del Pcl nel dibattito, non solo fa in modo che gli operai continuino a subire e ad essere succubi dell’ideologia piccolo-borghese e reazionaria della destra, ma nasconde il problema fondamentale: chi sia responsabile di questa situazione. Infatti riteniamo che tale responsabilità sia prima di tutto dei gruppi dirigenti del Prc, che non hanno voluto costruire un partito radicato nei posti di lavoro, ma, con le loro politiche di compromesso con i partiti borghesi, hanno finito per rendere le sedi di partito dei semplici comitati elettorali, affossando l’enorme potenzialità delle lotte dei lavoratori in Sardegna. Il compagno Gian Franco ha inoltre evidenziato la necessità di un’assemblea nazionale dei delegati, rivendicazione portata avanti dal nostro Partito, a partire dai metalmeccanici che hanno respinto il vergognoso accordo del 23 Luglio.

In seguito sono intervenuti altri compagni di diverse realtà ed organizzazioni e il compagno Sisinnio Bitti della sezione di Olbia del Pcl, che ha illustrato e attaccato l’accordo-truffa del 23 Luglio portato avanti dalle burocrazie sindacali, che aumenta l’età pensionabile e precarizza maggiormente il lavoro.

Il pubblico che ha partecipato all’assemblea/dibattito, composto di 33 persone, era piuttosto eterogeneo: erano presenti dipendenti del pubblico impiego sanitari e insegnanti, operai delle aziende Novafloor, Technova e Cerasarda, un rappresentante dell’associazione interculturale, delegati Rdb/Cub e Cgil, rappresentanti di Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica, studenti e militanti del nostro Partito.

In seguito il compagno Ferrando ha concluso l’assemblea col suo intervento molto apprezzato dai presenti, nel quale ha messo in luce i numerosi problemi sollevati durante il dibattito e ha fatto un quadro generale molto esauriente dell’attuale situazione politica italiana. A partire da questa ha descritto la necessità della costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori come direzione alternativa delle lotte, per una sinistra che non tradisca.

Partito Comunista dei Lavoratori – Sezione di Olbia 09/11/07

martedì 30 ottobre 2007

Assemblea/dibattito con Marco Ferrando

PER UNA SINISTRA CHE NON TRADISCA

PER L’OPPOSIZIONE AI GOVERNI BORGHESI

PERCHÉ GOVERNINO I LAVORATORI


Mercoledì 7 Novembre 2007 ore 17:30
Assemblea/dibattito pubblico con la partecipazione di
Marco Ferrando
Portavoce nazionale del Movimento per il
Partito Comunista dei Lavoratori

A Olbia, presso la Sala Conferenze dell’Hotel Stella 2000
Viale Aldo Moro, 70

Il governo Prodi, governo dei banchieri e della Confindustria, perpetua continui attacchi ai diritti e alle condizioni dei lavoratori; viene innalzata l’età pensionabile, vengono peggiorate le condizioni di lavoro dei precari mentre si regalano i soldi alla Confindustria e si spendono miliardi nelle guerre per arricchire i banditi della finanza. I No degli operai delle grandi fabbriche contro l’accordo-truffa del 23 Luglio ci indicano una sola strada necessaria e possibile:
COSTRUIRE L’OPPOSIZIONE DEI LAVORATORI


Organizza la sezione di Olbia del
Partito Comunista dei Lavoratori
L’opposizione di sinistra

giovedì 18 ottobre 2007

Contro il presidenzialismo, il capitalista Soru e i suoi lacchè del centro-sinistra vota NO al referendum del 21 ottobre.

La controriforma presidenzialista che il centro-sinistra sardo ha confezionato per il suo padrone, il miliardario Soru è l’ennesima pugnalata che i traditori del movimento operaio le direzioni dei DS, PRC e PDCI danno ai lavoratori.
Con la statutaria i poteri del presidente sono pressoché assoluti in quanto in caso di sfiducia al presidente della giunta, quest’ultimo si dimette e con lui tutti i consiglieri regionali. Al presidente della giunta viene affidato un potere di ricatto nei confronti dei consiglieri, tali da piegarli alla sua volontà e alle sue decisioni.
Il dato più interessante di questa vicenda è che i gruppi dirigenti regionali dei DS, del PRC e del PDCI hanno fatto proprio il presidenzialismo che alla fine degli anni cinquanta divenne il principale elemento programmatico, mai abbandonato, del Movimento Sociale Italiano.
In quegli anni sulla spinta della controriforma presidenzialista imposta dal generale DE Gaulle in Francia, il Movimento Sociale italiano la riprese per uscire dall’isolamento e per aggregare intorno a se un fronte anticomunista.
Alla degenerazione e al tradimento dei gruppi dirigenti regionali dei DS, del PRC e del PDCI non c’è un limite.
Alcuni gruppi dell’estrema sinistra sarda che si caratterizzano per il loro infantilismo hanno scelto l’astensionismo dando così una mano a Soru, al centro-sinistra e a tutta la borghesia compresa quella di centro-destra che demagogicamente si oppone a questa controriforma.
La sconfitta alle urne del presidenzialismo non significa ritornare allo status quo ma assestare un colpo a Soru e ai suoi lacchè socialtraditori.
Noi comunisti ci battiamo per la democrazia del proletariato rivoluzionario che può essere ottenuta solo con l’abbattimento dello stato borghese, ma le masse lavoratrici oggi sono in uno stato di mobilitazione rivoluzionaria? No. Purtroppo, ancora, coltivano illusioni di democrazia borghese, ma questo significa che i comunisti devono astenersi da uno strumento della democrazia borghese? Farlo sarebbe fare un regalo alla borghesia.
Perciò noi comunisti invitiamo i lavoratori, le lavoratrici, i giovani e gli intellettuali onesti a votare NO il 21 ottobre.

Vota NO contro il presidenzialismo, contro Soru e i suoi lacchè socialtraditori

Coordinamento regionale del Movimento Costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori

mercoledì 10 ottobre 2007

PER UNO SCIOPERO GENERALE IN SARDEGNA

Appello ai sindacati, ai partiti e alle organizzazioni dei lavoratori


La classe lavoratrice sarda vive attualmente in uno stato disastroso e subisce continuamente attacchi ai suoi diritti da parte dei padroni e del loro rappresentante, il padrone Soru. Sono decine le fabbriche che rischiano di chiudere mandando a casa centinaia di lavoratori e i posti di lavoro minacciati. La lotta dei lavoratori della Legler, della Palmera, e di tutte le fabbriche che chiudono e licenziano, dimostra come sia necessario abbandonare la pratica della concertazione con i padroni e le istituzioni, dannosa per il movimento operaio e del tutto favorevole agli interessi del padronato: è necessario che si apra una vertenza generale che porti a lottare uniti tutti i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, quelli precari, quelli a cui non viene rinnovato il contratto, e tutti quelli che subiscono pesanti attacchi ai loro diritti e alle loro condizioni di lavoro; i lavoratori chiedono che si ponga termine ai sacrifici, e che la crisi dei padroni incapaci e sfruttatori venga pagata dai padroni stessi, e non dai lavoratori. Mantenere separate le vertenze ha l’unico fine di indebolire il potenziale enorme delle lotte. Solo unificando queste si potranno unire le forza della classe operaia per tornare a vincere, per cacciare via Soru in nome di un governo dei lavoratori e per i lavoratori. Non serve fare pressione sull’industriale sfruttatore Soru o su qualsiasi altro esponente della borghesia: i lavoratori possono e devono contare unicamente sulle proprie forze. E’ perciò necessario che i lavoratori conquistino l’indipendenza dai governi, dalle giunte, dalle coalizioni e dai partiti dei padroni e che si promuova immediatamente uno sciopero generale sardo che unifichi tutte le vertenze in corso sui capisaldi della nazionalizzazione delle aziende in crisi e che licenziano, del controllo operaio sull’industria, del reintegro dei cassintegrati e dell’assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari. I lavoratori hanno un potenziale di lotta enorme, devono solo prenderne la consapevolezza e unirsi.
Il Partito Comunista dei Lavoratori fa appello ai sindacati e ai partiti della sinistra radicale (Prc, Pdci, Sinistra Democratica) perché venga proclamato uno sciopero generale dei lavoratori della Sardegna, in difesa del posto di lavoro e dei propri diritti.
Le nostre parole d’ordine sono:
- Nazionalizzazione sotto controllo operaio delle aziende in crisi e che licenziano
- Controllo operaio sull’industria
- Assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari
- Via Soru e tutti i governi dei padroni, per un governo dei lavoratori per i lavoratori!


Coordinamento regionale della Sardegna del Partito Comunista dei Lavoratori

lunedì 8 ottobre 2007

Contro il presidenzialismo, per la democrazia proletaria

Il presidenzialismo è una forma di regime politico della borghesia contro il movimento operaio: è significativo che nella storia della lotta di classe in Europa, questa tipo di regime fu adottato per la prima volta in Francia dopo la sconfitta operaia nella rivoluzione del 1848. Il rafforzamento del potere esecutivo ha avuto ed ha la funzione di ostacolare quanto è più possibile l’iniziativa politica del proletariato, fino a negare la presenza nelle istituzioni rappresentative borghesi del partito indipendente del movimento operaio. Queste dinamiche sono riassunte nell’espressione bonapartismo adottata da Marx per caratterizzare il regime di Napoleone III.
La controriforma presidenzialista dello statuto regionale sardo è l’ennesimo servizio che l’accozzaglia di ceto politico di origine PCI e PSI fa alla borghesia sarda e più in generale alla borghesia dello stato italiano. La controriforma presidenzialista della regione sarda che i DS, il PRC e il PDCI sostengono per il referendum del 21 di ottobre prossimo non è, come scrive Francesco Cocco sul sito manifestosardo, “ l’abbandono di quel resta della tradizione del movimento operaio”, ma l’ennesima pugnalata di un ceto politico che ha fatto le sue fortune economiche tradendo permanentemente la classe salariata.
La posta in gioco non è quella di “difendere la democrazia autonomista”, ma quella riconquistare la piena indipendenza politica-teorica del movimento operaio. E la conquista dell’indipendenza non la si ottiene come propone sempre Francesco Cocco, con “una coalizione politica per sua natura trasversale”, ma ricompattando il movimento operaio saldando le lotte economiche con la rivendicazione della democrazia operaia.
Solo con la conquista dell’indipendenza politico-teorica potrà impedire che continui la strumentalizzazione del movimento operaio e delle masse popolari da parte di questa o quella frazione della borghesia e dei suoi agenti politici.
Il fallimento della controriforma presidenzialista della regione sarda che il Partito Comunista dei Lavoratori persegue, darebbe un duro colpo alla borghesia e ai suoi agenti politici nel movimento operaio ( i gruppi dirigenti sardi e continentali dei DS, del PRC e del PDCI). Questo è l’obiettivo da raggiungere e non quanto propone Francesco Cocco: “la salvaguardia delle condizioni elementari di agibilità politica della nostra democrazia autonomista”. La democrazia autonomista è l’armatura che ha ingabbiato, dal II dopoguerra, la classe operaia sarda e i suoi alleati. Togliatti, attaccando quei settori del partito che criticavano confusamente la sua linea , fu chiaro nell’obbligare il partito alla linea collaborazionista dell’ autonomismo democratico:
molti compagni facevano delle riserve alla politica comunista perché volevano dare all’autonomia un contenuto di classe, ma l’autonomia è una rivendicazione democratica: l’autonomia interessa tutti, poveri e ricchi, ed infatti ogni qualvolta si creano situazioni in cui una regione viene oppressa nell’ambito dello stato si crea una solidarietà tra le classi contro lo sfruttamento dello stato….., l’autonomia non deve essere legata al socialismo, ma solamente alla democratizzazione dell’isola”.
Togliatti è stato un politico volgare che è ricorso al più trito interclassismo collaborazionista meridionalista che Gramsci ha sottoposto alla critica e al disprezzo totali.
Non esistono forme intermedie di democrazia per quanto riguarda il contenuto di classe: o democrazia borghese o democrazia proletaria.


Coordinamento regionale della Sardegna del
Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori

giovedì 4 ottobre 2007

Volantinaggio contro l'accordo del 23 Luglio

I militanti della sezione di Olbia del mPCL terranno, l'8 Ottobre, un volantinaggio per il No all'accordo-bidone presso i cancelli della Technova e della Novafloor e discuteranno con gli operai delle due fabbriche.