sabato 2 giugno 2007

La deriva razzista dell’etno-nazionalismo

Esprimiamo la più completa solidarietà a quel cittadino tedesco, operaio residente in Teulada, colpito dalla discriminazione di stampo razzista che lo ha escluso da un concorso per l’assunzione di cinque operai specializzati perché non è in grado di esibire elementi di conoscenza della lingua sarda. Una clamorosa negazione dell’art. 6 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789: “ Tutti i cittadini essendo uguali ai suoi occhi [ della Legge ] sono ugualmente ammissibili a tutte le dignità, posti ed impieghi pubblici secondo la loro capacità, e senza altra distinzione che quella delle loro virtù e dei loro talenti”.
La discriminazione razzista è diretta conseguenza dell’art. 133 del regolamento interno del consiglio regionale che stabilisce che ogni dipendente della regione deve conoscere la lingua sarda per poter “quantomeno comprendere il consigliere regionale che ha diritto di rivolgersi a lui in lingua sarda, e che intenda di usare tale diritto”. Un aberrante privilegio. Quando il consigliere, ispirato dall’etno-nazionalismo e dal “sentimento dell’identità”, si rivolge ad un dipendente nella sua variante locale, deve trovare a disposizione dei dipendenti in grado di comprendere ogni variante locale.
Gli etno-nazionalisti non sono inclini alla fatica dell’analisi, preferiscono il sentimento e, così, gettano, alla rinfusa, nel loro armamentario teorico riferimenti opposti in modo assoluto all’etno-nazionalismo. Così è successo a Emilio Lussu, evocato solamente perché nato in Sardegna. Emilio Lussu, negli anni trenta, proponeva un vicepresidente ebreo per una ipotetica Confederazione del mediterraneo occidentale. Un altro esempio, in pieno delirio i tromboni dell’ “autonomismo democratico”, ormai infettati dall’etno-nazionalismo, hanno messo R. Soru sullo stesso piano di Emilio Lussu.
Tutte le forze democratiche della Sardegna si devono mobilitare perché al cittadino tedesco, operaio residente in Teulada, possa partecipare al concorso pubblico da cui è stato escluso e che venga abolito l’aberrante art.133 del regolamento del consiglio regionale.
Questo caso illustra molto bene la degradazione culturale ed etica dei consiglieri regionali.
Consiglieri regionali, colonizzati eravate colonizzati siete rimasti!

Sezione provinciale di Sassari del Movimento costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori.

31 maggio 2007

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