lunedì 25 giugno 2007

Marxismo e arte

Pubblichiamo un interessante scritto di Alan Woods intitolato "Per un'arte rivoluzionaria". Alan Woods è uno degli esponenti principali della tendenza internazionale Militant, che in Italia è rappresentata da "FalceMartello", la cosiddetta "tendenza marxista del Prc". Pur criticando la linea politica di questa tendenza internazionale trotskista e le posizioni dello stesso Alan Woods su alcune questioni importanti, riteniamo molto utile ed interessante l'articolo, perciò ne consigliamo la lettura; il settarismo non ci appartiene.

Per un’arte rivoluzionaria


Noi celebriamo oggi, 28 settembre, l’anniversario della morte di André Breton, uno dei più importanti rappresentanti del surrealismo. Breton si è sforzato di legare l’arte alla politica rivoluzionaria, e collaborò per un certo periodo con Trotsky.
Oggi, allorché il capitalismo è in un vicolo cieco, che la sua degenerazione senile raggiunge l’apice, la crisi di questo sistema tocca ogni aspetto e ogni manifestazione della vita. Le forze produttive stagnano, la disoccupazione e la precarietà del lavoro toccano milioni di persone, e le ineguaglianze si accrescono a livelli fino ad ora sconosciuti. La guerra e il terrorismo non sono più l’eccezione ma la regola. Degli elementi di barbarie hanno iniziato a comparire nei paese più prosperi e “civilizzati”, come si è visto recentemente a New Orleans.
La sopravivenza minaccia di distruggere i fondamenti della civiltà e della cultura: Come l’arte potrebbe non esserne toccata? Anzi, l’idea di legare l’arte e la rivoluzione – di cui Breton e Trotsky furono i pionieri – conserva oggi tutta la sua pertinenza e la sua vitalità.
Il surrealismo formula una visione contraddittoria (illogica ) della realtà. Esso cerca di esprimere gli elementi di violenza e di efferatezza che sono ricoperte sotto la sottile vernice della civilizzazione borghese. Le maniere civilizzate e il “buon gusto” della società borghese non sono che una facciata, dietro la quale si nascondono le più terribili sofferenze, sfruttamento e repressione. Il surrealismo strappa questo velo ipocrita e rivela l’orribile e repellente realtà che quel velo ricopre.
Paradossalmente, l’uomo il cui nome è, frequentemente, associato a questa scuola rivoluzionaria, Salvator Dalì, era un servile difensore dello status quo, un uomo di destra che ammirava Hitler e Franco, un monarchico e un lacchè delle classi dominanti. Al contrario, Luis Bunuel era un autentico rivoluzionario. E’ stato punito per aver realizzato un film ateo, da cui Dalì non ha mancato di dissociarsi. Bunuel lo ha ringraziato con una scarica di pugni. A differenza di Dalì, Bunuel era contro la classe dominante, contro la religione e contro la chiesa. Politicamente era vicino all’anarchismo, le cui idee riflettono, al meglio, il punto di vista del surrealismo. Ma con Bretòn, il surrealismo si avvicina, egualmente, al marxismo. Nel 1937 scrisse con Trotsky un Manifesto per un arte rivoluzionaria indipendente, che, ancora oggi, conserva tutta la sua validità.
Nel surrealismo, c’è pure un altro elemento: l’idea che tutto è in transizione, instabile e mutevole. La morte e la metamorfosi, pure, vi occupano una posizione centrale. Qui, scopriamo la presenza di un’idea fondamentalmente dialettica: l’idea di un cambiamento costante, grazie a cui ogni cosa si trasforma nel suo contrario, non è mai ciò che sembra essere, e, dentro di sé, contiene contraddizioni.
Non è per un caso che il surrealismo sia fiorito in terre cattoliche come la Spagna , la Francia e l’Italia. E’ noto che il fanatismo cattolico produce il suo contrario, sotto la forma di possenti movimenti anticlericali.
In tutti i grandi sommovimenti rivoluzionari, che hanno conosciuto questi paesi, c’è stato un dilagare di azioni anticlericali. Un tale fenomeno non sarebbe potuto mai fiorire nei paesi protestanti dell’Europa del nord, dove la borghesia, da tempo, ha regolato i suoi conti con la chiesa cattolica. La logica fredda della borghesia ha bandito, da lungo tempo, l’oscurantismo irrazionale della chiesa cattolica. Ma nei paesi del sud dell’Europa bisogna, ancora, farla finita con questo idolo.
Come il suo nome suggerisce, il surrealismo si sforza di vedere al di là dell’apparenza delle cose, per cercarne l’essenza. Al contrario, lo spirito nord-europeo, freddo senza immaginazione, modellato da una lunga tradizione di filosofia empirista, è soddisfatto di ciò che è dato, delle “cose così come esse sono”. Tuttavia, “le cose così come esse sono”, si rivelano molto differenti da come appaiono. Si, il mondo del surrealismo è un mondo estraneo, in cui le cose e le relazioni “normali” sono sottosopra. Ma è in realtà il capitalismo che trasforma tutte le relazioni naturali nel loro contrario. Le contraddizioni e l’irrazionalità di questo sistema gli sono inerenti. L’arte surrealista può ben esprimere queste contraddizioni. Ma, nei fatti, non possono essere risolte che da una rivoluzione socialista.
Qual è il ruolo di un artista, nella nostra epoca? E’ più facile dire ciò che non è. Il ruolo di un vero artista non è di restare alla finestra, mentre sono condotte delle battaglie che decideranno l’avvenire dell’umanità. L’arte che rompe con la società, che è indifferente al suo destino, non può aspirare ad alcuna grandezza. Una tale arte non può che marcire nella palude e nel mondezzaio della storia. Non arriverà mai alla vetta.
La grande arte deve interessarsi ai grandi problemi. Un vero artista non può essere indifferente alle sorti degli altri uomini e delle altre donne. I conformisti e i lacchè, che si contentano di seguire, come dei montoni, l’ultima tendenza alla moda, non produrranno mai un’arte o una letteratura di ampio respiro.
L’arte ha il dovere di esprimersi con forza e con coraggio contro tutte le manifestazioni di oppressione, di sfruttamento, di menzogna e di ipocrisia. Essa deve indicare la possibilità di una vita migliore e di un mondo migliore. E’ di poca importanza che il messaggio manchi di chiarezza, che sia incompleto e imperfetto, che esso tocchi solamente questo o quell’altro aspetto della realtà. L’arte non è la scienza o la politica. Essa ha la propria identità e parla la sua voce. Adottando una posizione ricca di passione sui problemi che l’umanità ha di fronte, essa deve rimanere sempre uguale a se stessa.
L’arte può essere partigiana e rivoluzionaria senza degenerare in pura propaganda. L’arte deve essere libera da ogni vincolo. Essa non deve riconoscere alcun maestro, che sia la chiesa, lo stato o il grande capitale. L’artista deve essere libero di seguire i suoi propri sentimenti e convinzioni. Una tale libertà artistica è incompatibile con il sistema capitalistico, dove le banche e i monopoli decidono di tutto in funzione del profitto – la produzione di T-Shirts come quella della pittura, della musica e della letteratura.
L’arte non diventerà libera che in una società dove tutti gli uomini e tutte le donne saranno liberi, dove i rapporti mercantili saranno sostituiti da rapporti umani autentici – o detto altrimenti, sotto il socialismo. In una società fondata su una pianificazione armoniosa e democratica delle forze produttive, gli uomini e le donne, infine, perverranno a controllare razionalmente la propria esistenza. Allora solamente, l’arte perderà i caratteri della schiavitù e acquisterà la condizione di arte umana. In una società di classe, l’arte ha un carattere di classe. Essa tende a separarsi dalla società, e la maggioranza delle persone la considerano come qualcosa di estraneo e di lontano. Per distruggere la muraglia cinese che separa l’arte dalla società, bisogna innanzitutto abolire le basi materiali di questa alienazione.
Trotsky ha scritto una volta: “ Quanti Aristotele sono guardiani di maiali? E quanti guardiani di maiali sono seduti sui troni?”. Abolendo le frontiere tra lavoro manuale e intellettuale, il socialismo toglierà, una volta per tutte, l’ostacolo che impedisce al popolo d’accedere all’arte, alla scienza, alla cultura e al governo. Ciò aprirà un nuovo Rinascimento, che oscurerà tutte le realizzazioni di Atene antica e del XV e XVI sec. fiorentini. Lo sviluppo dell’arte in tutta la sua ampiezza è incompatibile con ogni ristrettezza dello spirito, ivi compreso la ristrettezza dello spirito nazionale. Il surrealismo era una corrente autenticamente internazionalista, che rifletteva l’esistenza dei sentimenti e dei problemi comuni al mondo intero. Era un’anticipazione di ciò che saranno, sotto il socialismo, la cultura e l’arte mondiale.
E’ un dato di fatto, da tempo, che il patrimonio culturale europeo si trovi in un vicolo cieco, ciò riflette il lungo declino, confrontato a dei rivali più e più dinamici. Il vecchio mondo non ha più niente d’interessante da dire. Come aveva previsto Trotsky, dopo essere passato dal Mediterraneo all’Atlantico, il centro della storia mondiale passa ora dall’Atlantico al Pacifico, dove saranno decise le sorti del mondo intiero.
Le vecchie frontiere che dividono il corpo vivente dell’umanità hanno dopo perso la loro utilità storica. Esse costituiscono lo stesso tipo di ostacolo al progresso umano quanto le antiche frontiere locali del sistema feudale. Esse sono votate ad essere spazzate via – e saranno spazzate via. Ciò è particolarmente necessario per l’America latina – questo meraviglioso continente, che possiede tutto ciò che può creare un paradiso sulla terra, ma che è stato balcanizzato e ridotto in schiavitù da due secoli di capitalismo.
In un mondo socialista, il genio dei popoli dell’America latina sarà un elemento vitale della cultura mondiale. Le grandi tradizioni dei Maya, degli Atzechi, degli Incas e di tutti gli altri popoli del continente conosceranno una rinascita a un livello qualitativo più elevato.
Quale sarà la natura dell’arte socialista? E’ impossibile dirlo, e noi non dobbiamo impartire lezioni alle generazioni future. L’arte obbedirà, sempre, alle sue leggi proprie e intrinseche, che non corrispondono ad una teoria preconcetta, ma rifletterà i bisogni e le aspirazioni di ogni generazione. Tuttavia noi possiamo essere sicuri di una cosa. L’arte non mancherà di varietà. Un centinaio di correnti differenti rivaleggeranno e dibatteranno, in una appassionante scuola di democrazia che implicherà, non più solamente un pugno di snob, ma milioni di persone. Ne sorgerà una cultura nuova e superiore a tutto ciò che esiste.
E’ per il futuro che noi lottiamo. E in questa lotta, gli artisti contemporanei devono prendere il posto che gli spetta: nel fronte della lotta per il socialismo.
Per finire, una citazione dal Manifesto di Bretòn-Trotsky :

“ I nostri obiettivi:
l’indipendenza dell’arte – per la rivoluzione.
La rivoluzione – per la completa liberazione dell’arte!”.
Alan Woods – giovedì 8 dicembre 2005

2 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

io ero curioso di vedere che c'era scritto...