DOPO UN ANNO DI GOVERNO PRODI, S’IMPONE UN BILANCIO.
COSTRUIAMO INSIEME, SU PRINCIPI CHIARI,
IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Cari compagni,
prima della nostra rottura col PRC, nel momento del suo ingresso al governo ( 2006), abbiamo insieme condiviso una lunga esperienza comune di partito. Consentiteci dunque un richiamo alla comune memoria.
Quando, in piena stagione dei “movimenti” (2001), denunciammo la prospettiva governista della direzione del partito, ci si rispose (anche da dirigenti del PRC oggi “critici”) che si trattava di nostre fantasie. Quando, dal 2004, di fronte a una svolta governista ormai annunciata, dicemmo che l’ingresso al governo avrebbe rappresentato la svendita di lavoratori e movimenti al capitalismo italiano, ci si rispose con sufficienza o irrisione.
Ora parlano i fatti. Ora, dopo un anno di governo Prodi, non noi ma milioni di lavoratori e di giovani hanno sperimentato sulla propria pelle la verità di quelle previsioni.
Sono i lavoratori e i movimenti che dopo anni di lotte comuni per cacciare Berlusconi, si sono visti riproporre le politiche di Berlusconi con il voto di Rifondazione Comunista. Che, increduli, hanno visto il “proprio” partito votare sacrifici per gli operai e 10 miliardi di euro per i padroni (altro che “pianto dei ricchi”!); approvare il finanziamento della guerra in Afghanistan e la missione in Libano in compagnia di Fini; giungere a lodare la Folgore come “vetrina” umanitaria e di pace; accettare di fatto l’ampliamento della base di Vicenza, il varo della Tav, l’archiviazione dei Dico ( mugugni a parte ); accettare la promozione di De Gennaro ai vertici del ministero degli interni; e infine coprire i vertici CGIL nel negoziato a perdere sulle pensioni…E tutto questo per cosa? Per un ministero, qualche sottosegretariato e soprattutto una Presidenza della Camera. E’ triste, ma è l’amara verità.
E’ un caso se milioni di lavoratori e di giovani hanno scelto per la prima volta l’astensione alle urne? Se a Roma la Piazza del Popolo del 9 giugno, che voleva evitare ogni critica a Prodi, è andata deserta, a fronte della grande manifestazione di opposizione alla politica estera del governo che il PRC sostiene? Nei fatti una parte rilevante del popolo della sinistra e dei movimenti abbandona non solo ogni illusione nel governo “amico” ma anche ogni fiducia nella sinistra che lo appoggia.
E voi? Sappiamo che molti di voi non condividono la politica del PRC ed anzi manifestano un crescente sconcerto e amarezza. E noi portiamo un rispetto profondo per questa sofferenza politica autentica. Ma ora ci pare giunto per tutti i comunisti coerenti il momento della responsabilità di una scelta
Il gruppo dirigente del vostro partito ha scelto.
Dopo un anno di compromissione governativa con gli (intimi) amici dei banchieri e delle grandi imprese, ha scelto l’approdo naturale del proprio percorso: la progressiva fusione con la sinistra DS e il PDCI di Diliberto in una comune sinistra del centrosinistra; cioè in una sinistra di governo dell’alternanza. Al posto della Rifondazione comunista, ormai liquidata, subentra la rifondazione di una sinistra indistinta “senza aggettivi”: nei fatti di una socialdemocrazia, come strumento di controllo e moderazione dei movimenti in funzione del compromesso col Partito Democratico e i poteri forti. Il battesimo della “Sinistra Europea” è l’inizio dei funerali del PRC, indipendentemente dai tempi e dalle forme della cerimonia funebre.Il fatto che pretendano il vostro “entusiasmo” per queste esequie è solo l’ennesima ipocrisia: pari a quella che un anno fa vi chiedeva l”’entusiasmo” per l’ingresso nel governo Prodi, contro Progetto Comunista e il “settario” Marco Ferrando.
La domanda allora è semplice: potete voi subire passivamente quest’esito? Potete accettare di essere usati, ancora una volta, per fini estranei alla vostra storia e alle vostre lotte?
Tutti gli argomenti formalmente avanzati a difesa della permanenza nel PRC sono crollati. La “verifica” del governo Prodi è ormai compiuta. I redditi dei lavoratori sono stati colpiti. I profitti padronali sono alle stelle. Berlusconi e le destre rimontano. Gli elettori disertano le urne. I movimenti contestano il partito.
Il fallimento di una politica è consumato. La morte del partito è persino annunciata. La stessa democrazia interna è ridotta sempre più a un simulacro vuoto, tra espulsioni e intimidazioni. Mentre il nuovo corso governativo e la nuova prospettiva di socialdemocrazia attraggono verso il partito a diversi livelli un nuovo stuolo di trasformisti e carrieristi provenienti dalle istituzioni o dalla burocrazia sindacale, con un’ ulteriore involuzione della costituzione materiale del PRC.
Oltretutto la grande maggioranza dei dirigenti delle minoranze interne dell’ultimo congresso (Essere comunisti) ha totalmente capitolato a Bertinotti-Giordano in cambio di ruoli istituzionali votandone tutte le scelte politiche di fondo (missioni di guerra, finanziaria, espulsioni). Mentre i dirigenti di “Sinistra Critica”, dopo aver anch’essi votato missioni militari (luglio 2006) e legge finanziaria (dicembre2006), restano come sempre nell’ eterno limbo dell’indecisione : con un piede dentro il PRC e uno fuori, con un piede nelle manifestazioni di opposizione e un piede nell’”appoggio esterno” ( !) al governo. Senza mai indicare scelte nette e prospettive chiare.
Qual è dunque una sola ragione per i comunisti per rimanere nel PRC? Dove stanno al suo interno spazi, strumenti, riferimenti per un’azione di contrasto della sua deriva ? E in ogni caso: per i comunisti la fedeltà ai lavoratori e alle ragioni dei movimenti non implica forse la rottura con un partito che li tradisce?
Al tempo stesso il problema non è solo rompere con quel partito, ma costruire una prospettiva nuova che tragga tutte le lezioni della disfatta del PRC. Una prospettiva che motivi (o rimotivi) quelle migliaia di militanti, attivisti di movimento, compagni senza partito o di altri partiti, che non vogliono arrendersi alla liquidazione di fatto e di nome di una autonoma rappresentanza di classe e anticapitalistica in Italia . E’ la prospettiva che ci siamo dati col Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori .
E’ una scelta impegnativa ma coerente.
Di fronte a una maggioranza DS che si unifica con la Margherita per costruire il Partito Democratico della grande borghesia; di fronte alla scelta di Giordano, Diliberto e Mussi di costruire una socialdemocrazia di governo a braccetto del Partito Democratico, è necessaria un’alternativa di fondo, organica e chiara. Non servono aggregazioni leggere senza progetto o cartelli elettorali senza futuro: serve un partito di classe indipendente che si candidi a rappresentare le ragioni del movimento operaio. Un partito di chiara opposizione a centrodestra e centrosinistra; impegnato a difendere l’autonomia dei movimenti e unificare le loro rivendicazioni; capace di legare le lotte quotidiane ad una prospettiva anticapitalistica, nazionale e internazionale; capace per questo di radicamento sociale e di memoria storica. Un partito aperto a tutti i militanti critici e attivisti di movimento, indipendentemente dalle diversità di provenienze e di percorsi. E al tempo stesso rigoroso sui principi: perché non vogliamo 15 anni dopo ripercorrere la parabola di Rifondazione, nata all’ opposizione e finita ministeriale. Né vogliamo rimuovere dietro la semplificazione ideologica dell”’unità dei comunisti” l’esigenza di un bilancio reale del 900 e dello stalinismo. Vogliamo insomma rompere davvero con la tradizione storica del trasformismo.
Un anno fa rompemmo col PRC , nel momento stesso del suo ingresso in un governo confindustriale, per costruire questa prospettiva. In questo anno abbiamo visto confermate tutte le ragioni di quella scelta. Abbiamo esteso e radicato la nostra presenza su scala nazionale, nei movimenti di lotta e sul territorio. Abbiamo organizzato attorno a noi tanti compagni ed energie, altrimenti dispersi. E in autunno daremo il via al Congresso fondativo del nuovo partito, sulla base di principi chiari, e a seguito di un’ampia riflessione sui temi rimossi della Rifondazione Comunista.
Vi proponiamo di aderire al nostro movimento per fondare e costruire insieme questo partito, per costruire insieme la storia nuova di una sinistra che non tradisca. Se non ora, quando?
Disponibili per ogni occasione di approfondimento e confronto su questo progetto, vi porgiamo i più fraterni saluti comunisti.
COSTRUIAMO INSIEME, SU PRINCIPI CHIARI,
IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Cari compagni,
prima della nostra rottura col PRC, nel momento del suo ingresso al governo ( 2006), abbiamo insieme condiviso una lunga esperienza comune di partito. Consentiteci dunque un richiamo alla comune memoria.
Quando, in piena stagione dei “movimenti” (2001), denunciammo la prospettiva governista della direzione del partito, ci si rispose (anche da dirigenti del PRC oggi “critici”) che si trattava di nostre fantasie. Quando, dal 2004, di fronte a una svolta governista ormai annunciata, dicemmo che l’ingresso al governo avrebbe rappresentato la svendita di lavoratori e movimenti al capitalismo italiano, ci si rispose con sufficienza o irrisione.
Ora parlano i fatti. Ora, dopo un anno di governo Prodi, non noi ma milioni di lavoratori e di giovani hanno sperimentato sulla propria pelle la verità di quelle previsioni.
Sono i lavoratori e i movimenti che dopo anni di lotte comuni per cacciare Berlusconi, si sono visti riproporre le politiche di Berlusconi con il voto di Rifondazione Comunista. Che, increduli, hanno visto il “proprio” partito votare sacrifici per gli operai e 10 miliardi di euro per i padroni (altro che “pianto dei ricchi”!); approvare il finanziamento della guerra in Afghanistan e la missione in Libano in compagnia di Fini; giungere a lodare la Folgore come “vetrina” umanitaria e di pace; accettare di fatto l’ampliamento della base di Vicenza, il varo della Tav, l’archiviazione dei Dico ( mugugni a parte ); accettare la promozione di De Gennaro ai vertici del ministero degli interni; e infine coprire i vertici CGIL nel negoziato a perdere sulle pensioni…E tutto questo per cosa? Per un ministero, qualche sottosegretariato e soprattutto una Presidenza della Camera. E’ triste, ma è l’amara verità.
E’ un caso se milioni di lavoratori e di giovani hanno scelto per la prima volta l’astensione alle urne? Se a Roma la Piazza del Popolo del 9 giugno, che voleva evitare ogni critica a Prodi, è andata deserta, a fronte della grande manifestazione di opposizione alla politica estera del governo che il PRC sostiene? Nei fatti una parte rilevante del popolo della sinistra e dei movimenti abbandona non solo ogni illusione nel governo “amico” ma anche ogni fiducia nella sinistra che lo appoggia.
E voi? Sappiamo che molti di voi non condividono la politica del PRC ed anzi manifestano un crescente sconcerto e amarezza. E noi portiamo un rispetto profondo per questa sofferenza politica autentica. Ma ora ci pare giunto per tutti i comunisti coerenti il momento della responsabilità di una scelta
Il gruppo dirigente del vostro partito ha scelto.
Dopo un anno di compromissione governativa con gli (intimi) amici dei banchieri e delle grandi imprese, ha scelto l’approdo naturale del proprio percorso: la progressiva fusione con la sinistra DS e il PDCI di Diliberto in una comune sinistra del centrosinistra; cioè in una sinistra di governo dell’alternanza. Al posto della Rifondazione comunista, ormai liquidata, subentra la rifondazione di una sinistra indistinta “senza aggettivi”: nei fatti di una socialdemocrazia, come strumento di controllo e moderazione dei movimenti in funzione del compromesso col Partito Democratico e i poteri forti. Il battesimo della “Sinistra Europea” è l’inizio dei funerali del PRC, indipendentemente dai tempi e dalle forme della cerimonia funebre.Il fatto che pretendano il vostro “entusiasmo” per queste esequie è solo l’ennesima ipocrisia: pari a quella che un anno fa vi chiedeva l”’entusiasmo” per l’ingresso nel governo Prodi, contro Progetto Comunista e il “settario” Marco Ferrando.
La domanda allora è semplice: potete voi subire passivamente quest’esito? Potete accettare di essere usati, ancora una volta, per fini estranei alla vostra storia e alle vostre lotte?
Tutti gli argomenti formalmente avanzati a difesa della permanenza nel PRC sono crollati. La “verifica” del governo Prodi è ormai compiuta. I redditi dei lavoratori sono stati colpiti. I profitti padronali sono alle stelle. Berlusconi e le destre rimontano. Gli elettori disertano le urne. I movimenti contestano il partito.
Il fallimento di una politica è consumato. La morte del partito è persino annunciata. La stessa democrazia interna è ridotta sempre più a un simulacro vuoto, tra espulsioni e intimidazioni. Mentre il nuovo corso governativo e la nuova prospettiva di socialdemocrazia attraggono verso il partito a diversi livelli un nuovo stuolo di trasformisti e carrieristi provenienti dalle istituzioni o dalla burocrazia sindacale, con un’ ulteriore involuzione della costituzione materiale del PRC.
Oltretutto la grande maggioranza dei dirigenti delle minoranze interne dell’ultimo congresso (Essere comunisti) ha totalmente capitolato a Bertinotti-Giordano in cambio di ruoli istituzionali votandone tutte le scelte politiche di fondo (missioni di guerra, finanziaria, espulsioni). Mentre i dirigenti di “Sinistra Critica”, dopo aver anch’essi votato missioni militari (luglio 2006) e legge finanziaria (dicembre2006), restano come sempre nell’ eterno limbo dell’indecisione : con un piede dentro il PRC e uno fuori, con un piede nelle manifestazioni di opposizione e un piede nell’”appoggio esterno” ( !) al governo. Senza mai indicare scelte nette e prospettive chiare.
Qual è dunque una sola ragione per i comunisti per rimanere nel PRC? Dove stanno al suo interno spazi, strumenti, riferimenti per un’azione di contrasto della sua deriva ? E in ogni caso: per i comunisti la fedeltà ai lavoratori e alle ragioni dei movimenti non implica forse la rottura con un partito che li tradisce?
Al tempo stesso il problema non è solo rompere con quel partito, ma costruire una prospettiva nuova che tragga tutte le lezioni della disfatta del PRC. Una prospettiva che motivi (o rimotivi) quelle migliaia di militanti, attivisti di movimento, compagni senza partito o di altri partiti, che non vogliono arrendersi alla liquidazione di fatto e di nome di una autonoma rappresentanza di classe e anticapitalistica in Italia . E’ la prospettiva che ci siamo dati col Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori .
E’ una scelta impegnativa ma coerente.
Di fronte a una maggioranza DS che si unifica con la Margherita per costruire il Partito Democratico della grande borghesia; di fronte alla scelta di Giordano, Diliberto e Mussi di costruire una socialdemocrazia di governo a braccetto del Partito Democratico, è necessaria un’alternativa di fondo, organica e chiara. Non servono aggregazioni leggere senza progetto o cartelli elettorali senza futuro: serve un partito di classe indipendente che si candidi a rappresentare le ragioni del movimento operaio. Un partito di chiara opposizione a centrodestra e centrosinistra; impegnato a difendere l’autonomia dei movimenti e unificare le loro rivendicazioni; capace di legare le lotte quotidiane ad una prospettiva anticapitalistica, nazionale e internazionale; capace per questo di radicamento sociale e di memoria storica. Un partito aperto a tutti i militanti critici e attivisti di movimento, indipendentemente dalle diversità di provenienze e di percorsi. E al tempo stesso rigoroso sui principi: perché non vogliamo 15 anni dopo ripercorrere la parabola di Rifondazione, nata all’ opposizione e finita ministeriale. Né vogliamo rimuovere dietro la semplificazione ideologica dell”’unità dei comunisti” l’esigenza di un bilancio reale del 900 e dello stalinismo. Vogliamo insomma rompere davvero con la tradizione storica del trasformismo.
Un anno fa rompemmo col PRC , nel momento stesso del suo ingresso in un governo confindustriale, per costruire questa prospettiva. In questo anno abbiamo visto confermate tutte le ragioni di quella scelta. Abbiamo esteso e radicato la nostra presenza su scala nazionale, nei movimenti di lotta e sul territorio. Abbiamo organizzato attorno a noi tanti compagni ed energie, altrimenti dispersi. E in autunno daremo il via al Congresso fondativo del nuovo partito, sulla base di principi chiari, e a seguito di un’ampia riflessione sui temi rimossi della Rifondazione Comunista.
Vi proponiamo di aderire al nostro movimento per fondare e costruire insieme questo partito, per costruire insieme la storia nuova di una sinistra che non tradisca. Se non ora, quando?
Disponibili per ogni occasione di approfondimento e confronto su questo progetto, vi porgiamo i più fraterni saluti comunisti.
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