La camarilla al vertice del PRC e Bertinotti, in testa “oggi recupera la disponibilità a un governo di unità nazionale con le destre per favorire la costruzione di una nuova sinistra del Centrosinistra( e intanto garantendosi, con la continuità della legislatura, la continuità della presidenza della Camera)”(M. Ferrando). Così, il presidente della Camera si assicura una lauta ricompensa ed altri privilegi.
La proposta di un governo di unità nazionale, il berlusconiano governo delle larghe intese, significa spartirsi la torta con il capo della destra che tutto è, tranne che un appartenente a quella borghesia illuminata, dal cui mito Bertinotti è stato sedotto da giovane come molti altri traditori della sua stessa pasta. Bertinotti, e non da oggi, ha tradito con tutti e due i capi dei due raggruppamenti che contendono per la direzione degli affari della borghesia e sui modi con cui attaccare il movimento operaio.
Berlusconi ha appreso la lezione di Sarkozy. Quest’ultimo, contrariamente alle aspettative, non ha scelto lo scontro frontale con le burocrazie sindacali. Già prima di assumere le funzioni di capo di stato, “Sarkozy aveva già incontrato i dirigenti delle tre organizzazioni sindacali più importanti. Bernard Thibault (CGT), Francis Chérèque (CFDT) e Jean-Claude Mailly(FO) e gli aveva detto: ‘Io vi svelo subito un trucco: questa riforma, io la farò. Tutto il resto è negoziabile’ ( Le Monde 26.11.2007). Dopo ha mantenuto con loro il dialogo. Gli ha incontrati tanto pubblicamente quanto in privato per discutere e, talvolta, per cenare con loro. Sarkozy è pure arrivato a dare del tu al dirigente della federazione dell’energia della CGT, Frédéric Imbrecht” ( Lo sciopero delle ferrovie e il ruolo della LCR, in World Socialist Web Site). Sarkozy ha avuto successo. Lo sciopero - invece di estendersi alle grandi masse ed innanzitutto a quelle delle banlieues e rendere ingovernabile per la borghesia
Bertinotti sa che è considerato un traditore fra quanti hanno votato No nelle grandi fabbriche ed è emblematico quanto ha dichiarato al Corriere della sera(15 dicembre) su quanto ha visto ai funerali degli operai della Tyssen : “ho percepito una separazione, un cancello, tra gli operai che stavano dentro la fabbrica e si sentivano soli, e noi che venivamo visti come quelli che stanno fuori e non muoiono bruciati” (anche in questo occasioni, Bertinotti non perde l’occasione di fare il fesso con quel linguaggio che lui crede ricercato). Il disprezzo proletario che Bertinotti “percepisce” lo riempie di paura e lo obbliga a prostrarsi davanti ai suoi protettori con azioni sempre più squalificanti. Si è vantato (Corsera 15 dicembre) della solidarietà data a Berlusconi, con una telefonata, quando, l’estate scorsa, circolavano le foto faunesche del boss di Arcore a passeggio con alcune aspiranti a carriere nella RAI, in una delle sue ville in Sardegna : “ Presidente - esordì - mi spiace molto, perché queste sono cose fastidiose. E’ già sgradevole che si scavi nella vita privata e si violi la privacy. Lo è di più se tutto ciò viene usato come appiglio per attaccare l’avversario politico”. Questa rivelazione si trova nell’intervista in cui il presidente della Camera “lancia una sfida di politica culturale” per ammantare il “dialogo” con Berlusconi ai fini di un “governo dalle larghe intese” e della “autoresponsabilizzazione” di costui. Perciò Bertinotti è in prima fila a difendere Berlusconi dall’inchiesta della procura di Napoli circa il contenuto della telefonata con Agostino Saccà: “una violazione dei diritti del cittadino”, “bisogna bandire che vengano fuori nomi e cognomi”. Bertinotti non ha mai speso una parola quando le intercettazioni venivano utilizzate per accusare di terrorismo i lavoratori di origine araba. E interessante notare come Bertinotti non sia intervenuto a difendere Clementina Forleo quando è partito il linciaggio nei suoi confronti per l’utilizzo delle intercettazioni sul caso Unipol che coinvolgevano Dalema, Fassino e Latorre ( nessun esponenti delle classi dominanti ha perdonato
E’ passato molto tempo da quando i parlamenti della borghesia rivoluzionaria francese dirigevano la guerra interna ed esterna contro l’assolutismo e l’aristocrazia e approvavano decreti per la leva di massa per quell’armata che diventò il terrore delle potenze dominanti del tempo ( dagli Asburgo ai teocrati romani) o quando Jean Paul Marat, il rivoluzionario di origine sarda, si presentava alla Convenzione con le pistole. Nell’epoca del parlamentarismo corrotto e decadente fra le principali iniziative delle forze politiche borghesi c’è quella di corrompere i partiti del movimento operaio. Nel gorgo del parlamentarismo affogano i residui dei gruppi dirigenti del PCI-PDS-DS e del PSI. Il parlamentarismo corrotto risucchia i rappresentanti dei partiti operai e questi con loro, quando la tattica parlamentare riflette la linea generale di capitolazione. Mandare in Parlamento dei rivoluzionari è una necessità del proletariato, perché oggi su questo fronte è sguarnito:
“ Se avete un partito veramente comunista, non temerete mai di mandare uno dei vostri uomini nel parlamento borghese, perché agirà da rivoluzionario”(Trotsky, Discorso sulla questione parlamentare al II congresso dell’Internazionale Comunista).
Sulla questione parlamentare il nostro partito dovrà assumere un’iniziativa verso quei settori del proletariato e dell’estrema sinistra che disgustati dal parlamentarismo hanno posizioni astensioniste, per spiegare che anche dentro il parlamento si può condurre un’azione rivoluzionaria, anche, denunciando le malefatte che i borghesi fanno nella loro privacy e coloro che li difendono.
sez. Sassari Partito Comunista dei Lavoratori 27/12/07